Ragione e fede

9 ottobre 2009 – Opinione Liberale Rubrica Ballate Maltesi

… confronto mai sopito

In quest’anno dedicato all’astronomia e con esso alla figura di Galileo Galilei, possiamo partire con una citazione di quest’ultimo che diceva: “La meccanica ci dice come va il cielo, la fede come si va in cielo”. Ludwig Wittgenstein aggiungeva che, se pure tutte le possibili domande della scienza ricevessero risposta, i problemi della nostra vita non sarebbero neppure sfiorati. Anche Norberto Bobbio si allineava a questo pensiero sostenendo che la filosofia ha il compito di custodire la “grande domanda” – chi siamo, da dove veniamo e dove andremo – ma non sono alla sua portata le “grandi risposte”. Come dire che non sarà la scienza a offrirci il senso dell’universo fisico e il senso della vita. La fede è difficile, l’ateismo pure. E il laicismo? Altrettanto. Il tema in discussione è tornato di grande attualità, sempre che in passato sia mai stato accantonato (infatti, anche se tra Ottocento e Novecento non sono mancate ideologie e filosofie aggressive verso la fede – positivismo, materialismo, neopositivismo, psicanalisi, marxismo e nazismo -, è pur sempre per rapporto ad essa che ciò avveniva). E dell’Illuminismo che dire? L’immagine di questo movimento cosmopolita, fondata sull’esercizio critico della ragione umana per migliorare le condizioni di vita dell’umanità, si è arricchita negli anni di “altre” definizioni, una delle quali riguarda, secondo recenti studi, anche il lato religioso dell’Illuminismo o meglio il ruolo della religione nella formazione del pensiero illuministico. Vi furono intellettuali meno noti (“illuministi religiosi” ) che si incrociarono e talvolta si scontrarono con quelli tipicamente illuministi (Montesquieu, Voltaire, d’Alembert, Descartes, Locke,…) con l’obiettivo però di operare all’interno delle strutture religiose al fine di modificarle in senso illuministico. In un certo senso cercarono una terza via a quella più radicale. Per loro la strada non era quella dello Stato confessionale ma quella di una libertà di coscienza esercitata entro i confini dell’ordine civile. “L’illuminismo era ed è la liberazione dell’uomo dallo stato volontario di minorità intellettuale” . L’Europa pensò l’Illuminismo e qualcuno afferma che gli USA lo realizzarono poiché, se per gli americani la religione è tra le cose più importanti, nessuna religione è più importante delle altre e ciò per espressa volontà dei padri fondatori, e degli estensori della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, i quali erano d’accordo su una “visione morale” che non riducesse gli esseri umani a “meri agglomerati di materia”. Questa concezione illuministico-liberale ha oggi due nemici (dogmi) opposti e parimenti insidiosi. Da un lato, gli “ortodossisti” (di ogni religione) i quali vedono in una “religione dominante” la principale garanzia di ordine, moralità e sicurezza pubblica. Dall’altro, l’”antireligioso” secondo il quale ogni credenza soprannaturale è qualcosa di inquietante, una reliquia dell’era prescientifica. Per quest’ultimo, le democrazie migliori debbono basarsi unicamente sulla razionalità laica e la scienza. Questo atteggiamento è una “violazione dell’anima” almeno quanto il fondamentalismo in quanto “viviamo in un mondo pieno di mistero e di complessità laddove nessuno ha in tasca la soluzione definitiva alle domande di senso che ci tormentano” . Eutanasia, fecondazione artificiale, cellule staminali,… sono, tra altre questioni come il cambiamento climatico, le nuove frontiere della ricerca che, nell’ambito della “biopolitica”, oggigiorno sfociano, quando non degenerano, in un “muro contro muro” . I dogmi non giovano alla scienza come alla religione.

Papa Giovanni Paolo II, nel 2005, riaffermò, in occasione del centesimo anniversario della legge francese sulla separazione tra le Chiese e lo Stato, il principio di laicità dello Stato siccome parte integrante della Dottrina Sociale della Chiesa. La laicità, in una società pluralistica, dev’essere luogo di comunicazione, di garanzia d’espressione e rispetto delle diverse componenti della società e non un luogo di contenimento e repressione. E se le religioni non debbono essere relegate nel privato, ma possono esprimersi nello spazio pubblico, ciò deve avvenire senza chiedere privilegi, senza diventare gruppi di pressione o lobby, senza pretendere che le proprie convinzioni debbano diventare legge per gli altri, diversamente credenti o non credenti . In caso contrario si ricadrebbe in una pericolosa forma di complicità tra poteri religiosi e poteri politici, ambedue desiderosi di autoaffermazione.

Le religioni, se declinate da persone “illuminate” e ragionevoli, non si dovrebbero quindi porre in contrasto con la “Ragione” la quale ha anche quale altro avversario il relativismo secondo il quale diversi modi di pensare sono tutti ugualmente validi e quindi non esiste una posizione autorevole dalla quale si possa giudicare. Le grandi controversie fra scienza e religione sono classiche espressioni di questo conflitto tra concezioni rivali riguardo al valore e alla natura della ragione. D’altro canto, la colpa dei problemi del mondo non sta in un concetto quale quello di “ragione”, ma è da cercarsi nella natura degli esseri umani. Incolpare la “ragione” non ha più senso di incolpare la “memoria” o la “percezione”. Gli antirazionalisti, o critici della ragione, offrono, quale sua alternativa, un elenco di altre virtù quali il coraggio, l’emozione, la fede, l’intuizione, la volontà o l’esperienza. Fatta eccezione per l’esperienza, tutte le altre sono esattamente il tipo di cosa che, se non governata dalla ragione, alimenta il fanatismo e le guerre sante .

 

David Sorkin, « The Religious Enlightenment. Protestants, Jews, and Catholics from London to Vienna », Princeton University Press, Oxford

Ibidem

Martha C. Nussbaum, « Libertà di coscienza e religione », Il Mulino, Bologna (filosofa “liberal” di Chicago)

Ibidem

Paolo Vineis e Roberto Satolli, « I due dogmi. Oggettività della scienza e integralismo etico”, Feltrinelli

Enzo Bianchi, « Religio civilis : profezia e laicità », in « Elogio della politica » a cura di I.Dionigi, Bur Rizzoli

A.C. Grayling, « Il significato delle cose », ed. Il Sole 24ore