Tra diritto e obbligo di referendum finanziario

Il Gran Consiglio ha bocciato l’iniziativa parlamentare per l’introduzione del referendum finanziario obbligatorio. Ciò ha fatto venire qualche mal di pancia ai suoi sostenitori che quindi hanno pensato come al solito di sparare sul PLR per accusarlo di essere contro i diritti popolari in quanto “partito delle tasse” nonché “partito che vuol mettere a tacere il popolo sulle spese dello Stato”. Bene, anzi male! Continuando a disinformare di fatto non si rispettano né il reale valore dei diritti popolari né il popolo, ma lo si mena per il naso ogni domenica. Quale relatore del rapporto di maggioranza posso dire che nell’apposita commissione parlamentare i commissari leghisti e ppd, salvo uno, erano contrari ad un referendum obbligatorio e tutti erano contrari ad un tale obbligo per qualsiasi spesa statale senza introdurre dei correttivi per evitare che tale obbligatorietà scattasse di fatto per ogni nuova spesa o investimento fosse anche di 1 fr. Il Consiglio di Stato e la Commissione della Gestione erano pure contrari. Che poi in Gran Consiglio, sotto elezioni, alcuni deputati hanno cambiato idea 5 minuti prima del voto per poi farci una cavalcata elettorale, non sorprende più purtroppo. I diritti popolari sono qui tirati in ballo a scopo demagogico. Come sanno anche i paracarri, già oggi in Ticino esiste il referendum finanziario facoltativo e questo il popolo lo può lanciare per qualsiasi spesa statale votata dal parlamento. Basta raccogliere delle firme come è stato fatto di recente ad es. per il credito all’Expo di Milano o per l’aumento delle tasse di circolazione. Quindi il popolo, quando ritiene – lui, non i parlamentari – di doverlo fare ha tutta la facoltà di aprire o chiudere la borsa dello Stato senza che debba venire il Parlamento stesso a stabilire – invero con arroganza – quando, quante volte, con che spreco burocratico, per quali spese e per quali no, il popolo deve essere obbligato, ripeto, obbligato ad andare a votare. In realtà il disegno partitico è solo quello di risparmiare. Infatti, se come partito anche minoritario ottengo che ogni spesa o investimento debba essere votato sempre obbligatoriamente dal popolo, beh, nemmeno mi devo preoccupare e sforzare di raccogliere firme. In Svizzera vi sono certo 15 Cantoni che prevedono a certe condizioni il referendum obbligatorio, ma è anche vero che le soglie sono molto diverse da Cantone a Cantone e che vi sono Cantoni che hanno, oltre ad una cultura politica diversa, anche dei sistemi elettorali di tipo maggioritario per cui una tale obbligatorietà potrebbe avere un suo senso che non c`è nel sistema proporzionale. Il 18 maggio 2014 il popolo ticinese ha fatto i compiti dopo che li aveva fatti il parlamento. Infatti esso ha votato la modifica costituzionale del vincolo del freno ai disavanzi, sostenuta e voluta dal PLR, e i relativi nuovi art. 5 cpv. 3 e 31a-31f della Legge sulla gestione e sul controllo finanziario dello Stato. Il Consiglio di Stato deve presentare e il Gran Consiglio deve approvare un preventivo il cui disavanzo non superi il 4% dei ricavi, dedotto gli accrediti interni, prelevamenti da finanziamenti speciali e i contributi da riversare. Ciò impone pure un freno all’accumulo dei disavanzi obbligando a un riassorbimento entro quattro anni, quando questi raggiungono il limite del 9% dei ricavi correnti. Certo se non si arriverà a tale equilibrio si potrà far capo all’aumento del moltiplicatore cantonale ma per fare ciò è necessaria la maggioranza qualificata di almeno 2/3 dei votanti dei membri del Gran Consiglio. Il nuovo art. 5 cpv. 3 LGF, prevede che le decisioni del Parlamento che comportano nuove spese superiori ai limiti previsti dall’art. 42 della Costituzione cantonale devono essere approvate dalla maggioranza assoluta dei suoi membri. Quindi per approvare una spesa unica superiore a 1 milione di franchi o una spesa annua superiore a 250 mila per almeno quattro anni occorre una maggioranza qualificata di 46 voti favorevoli. Questa regola funge da ostacolo alle decisioni non ponderate e non condivise. In fine il PLR ha presentato un’iniziativa concreta per la verifica dell’efficacia e l’efficienza dello Stato. Perché infine, una spesa resta giustificata e buona se ha riflessi positivi per il cittadino. In caso contrario non sarebbe una spesa efficace e il PLR ne chiederebbe la soppressione.

 

Matteo Quadranti, deputato PLR