Per un forum sul futuro del Ticino

29 novembre 2014 – La Regione

Ultimamente su queste pagine (21.11.14), ma non solo, è stato ricordato il Rapporto sullo stato dello sviluppo dell’economia ticinese che, 50 anni fa, il Prof. Francesco Kneschaurek consegnava al Consiglio di Stato. Un rapporto che nasceva da un atto parlamentare dell’allora Presidente PLR Libero Olgiati. In breve si chiedeva al Professore di indicare in una prospettiva futura, sull’arco dei successivi 20/30 anni, quali erano le sue suggestioni sul da farsi per garantire il progresso economico e sociale del nostro Cantone. Ricordando questa ricorrenza, da più parti sono sorte delle voci critiche secondo cui oggi mancherebbe, soprattutto da parte della politica, una capacità di estrapolare le tendenze (che non conoscono confini) su cui elaborare visioni, ambizioni, e, perché no pure sogni, circa il Ticino che vogliamo tra 20, 30 o 50 anni. Difficile non condividere queste voci critiche ma permettetemi di esserlo con moderato e parziale dissenso. È fuor di dubbio che oggi come oggi la politica sia sempre più caratterizzata dal breve termine, dagli obiettivi elettorali, dal conservatorismo retrogrado che è anche segno di un tempo trafitto dal populismo. Tuttavia sappiamo anche che a questo stato di cose si sono “acclimatati” pure i media. E in una società della comunicazione, dell’informazione, i media sono un potere forte che deve pur assumersi le proprie responsabilità. Non lo dico per cadere nel trito e ritrito dibattito dialettico tra politica e media ma come sprone ad andare oltre questo sterile scaricabarile. Penso ad esempio al ruolo assunto in Italia dal quotidiano “Il Sole24Ore” che, proprio per le difficoltà in cui vi versa la politica, per il rilancio dell’Italia si è fatto promotore di un “Manifesto per la Cultura”. Cultura intesa e interpretata come elemento di conservazione e valorizzazione del territorio, generatrice di indotto e quindi sviluppo economico e turistico di quel Paese. Una volta steso tale manifesto, quel quotidiano ha poi promosso dibattiti, forum, eventi di approfondimento arrivando così a proporre misure concrete grazie alla collaborazioni di Università, specialisti e studi già esistenti. Pertanto, se all’interno del dibattito politico e dei singoli partiti ticinesi non tutte le idee e le singole progettualità riescono a trovare spazio per emergere, ciò non vuol dire che non vi siano persone e politici che hanno la voglia, l’onestà intellettuale e l’ambizione di voler affrontare un dibattito di più ampio e lungo respiro, di progresso economico, sociale, civile e ambientale di questo impantanato Cantone. In un documento di lavoro che risale all’ottobre 2013 avevo cercato di riassumere, senza pretese di essere esaustivo, alcune esperienze e studi fatti altrove e che potrebbero essere replicati e sfruttati da noi per organizzare un forum sul futuro del Ticino. Parzialmente inascoltato, colgo l’occasione del presente contributo per lanciare un appello a tutte le forze positive, propositive di questo Cantone affinché ci si metta al lavoro. Basta trovare l’ente coordinatore. In quel documento indicavo che l’università di Udine aveva promosso un grande workshop collettivo coinvolgendo vari specialisti provenienti da Istituti e facendo capo a vari studi sul futuro, pubblicati ad esempio dall’Istituto per il futuro di Palo Alto, quello di Copenhagen e quello dell’OCSE. In quel forum (cfr. www.friulifutureforum.com) ci si é interrogati sugli scenari e sui cambiamenti che si determineranno nella nostra società occidentale nei prossimi 15/20 anni, in particolare in cinque macroaree: il lavoro, l’impresa, il sapere, le città, e la scienza. Lo scenario che ne deriva ha delineato dieci macrotendenze, che toccano in generale la società contemporanea. Accennavo altresì a diversi studi di varie Università americane sul futuro del lavoro e delle tecnologie. Rammentavo l’esperienza pubblico-privata dei 6 poli di eccellenza creati lungo tutto il Canton Vallese tramite la Fondazione The Ark quale progetto cantonale coordinato e strutturato di rilancio dell’economia per sottrarsi alla dipendenza della sola produzione elettrica e del vino. Concludevo formulando alcune suggestioni, tutte evidentemente da approfondire e sviluppare con l’aiuto di esperti dei vari settori e che non possono trovare sviluppo in questo mio appello. I veri innovatori sono quelli che rompono gli schemi mentali consolidati, le idee dominanti per creare il futuro tramite nuove idee. Di cosa abbiamo bisogno? Sogno, visione e mito sono i reali motori del cambiamento in quanto sono l’immaginario rispettivamente del singolo, del gruppo e del sociale. I miti guidano ed accompagnano da sempre i grandi cambiamenti sociali. E le visioni guidano, su scala minore, i cambiamenti delle organizzazioni. Convivere con il cambiamento ci regala in ogni modo un orizzonte infinito. La politica si coniuga al futuro. Ci troviamo in uno stato di “shock da presente”. Ci vuole un cambiamento per il domani iniziando ad agire adesso.

Matteo Quadranti, deputato PLR