Le ex Regie

24 aprile 2009 – Opinione Liberale Rubrica Ballate Maltesi

Appunti d’un viaggio dentro le privatizzazioni

Per una volta, complici le vacanze pasquali appena trascorse, lo scrivente “maltese” si limiterà a qualche “corto” appunto di viaggio al di fuori del proprio “genere” abituale.

I viaggi sono stati almeno due: il primo, è stato reale ed è servito allo scopo (vacanza e/o lavoro che fosse). Il secondo viaggio, di cui in realtà vorrei riferire, è stato, all’interno di alcune conseguenze per utente di quelle che ormai sono ex Regie federali. Ebbene, purtroppo, anche questo viaggio è stato reale. Ammetto che forse il cumulo di circostanze fortuite, per non dire fantozziane (oggi ci vuole veramente poco per trovarsi smarriti, spiazzati o alla mercè di supermega-entità-soverchianti), concentratesi nell’arco di pochi giorni, può aver contribuito ad accentuare aspetti sui quali in altri momenti avrei sorvolato.

Primo episodio (telecomunicativo): trovandomi in una vacanza itinerante in alcune località della svizzera interna, all’improvviso il mio natel, perfettamente carico, non da più alcun segnale di connessione alla rete, impossibile ricevere o comunicare. Che sarà mai? Non essendo un grande esperto di tecnologie, devo far mente locale e cercare di capire che può essere accaduto avendo comunque necessità di comunicare regolarmente col mio studio e terzi. Evidentemente non ricordo alcun numero telefonico a memoria, ivi compreso quello del servizio clienti della compagnia telefonica privata (la quale, per inciso, mi ha concesso l’abbonamento ad un prezzo concorrenziale, sic?!). Infatti tutti i numeri dei miei contatti stanno memorizzati nella rubrica del mio cellulare. Quindi, sia per contattare la mia compagnia telefonica, sia per parlare con terzi devo trovare una cabina telefonica possibilmente attrezzata di elenco telefonico (foss’anche elettronico). Perfetto, allora parto alla ricerca! Purtroppo questa si avvera impresa più ardua dell’immaginabile. Infatti di tali cabine se ne trovano ormai ben poche. In breve, per non spazientire mia figlia che aveva giustamente il suo diritto a godersi la giornata allo zoo, mi vedo costretto ad attendere il rientro in serata all’hotel dove finalmente posso telefonare alla simpatica voce registrata del mio “call center” la quale, subito dopo una specie di saluto, mi fa capire quanto mi costerà la telefonata. Ok, ora che mi hai detto quanto mi spillerai al minuto, gentilmente mi attenderei che tu ti sbrigassi a darmi l’informazione che mi serve così tolgo il disturbo: io ho risolto il mio problema celermente e tu mia hai dato un buon servizio. Ma certo non può finire così questa splendida relazione personale tra me e una voce registrata. Prima devo digitare il tasto numero 1 se voglio un tal genere di spiegazione, il 2 se ho bisogno d’informazioni su altro, il 3 se voglio avere queste informazioni in italiano, tedesco, francese o romancio (quest’ultima possibilità non è data in realtà, ma forse, se ancora non si possono avere le informazioni in slavo, turco, rumeno o bulgaro non si vede perché ci si debba formalizzare, sic!), il tasto 4 se mi serve sapere quanto ho speso nella mia ultima fattura (così posso già allegramente immaginarmi che quella che verrà sarà più elevata grazie a questa bella telefonata che mi sta già costando per ogni minuto di tempo che il sistema non voluto da me ha deciso di farla durare coi suoi automatismi), e così di seguito con gli altri tasti. Senza dimenticare che una volta operata la prima scelta è possibile ritrovarsi in un secondo girone (dantesco) di scelte da operare con altri tasti da premere prima di poter interloquire che un operatore vivente, ovvero non registrato, il quale, malgrado le selezioni operate può risultare “momentaneamente” occupato e quindi invece di passarti l’operatore di lingua italiana come richiesto, dopo ovviamente qualche minuto d’attesa, ti trovi comunque a parlare con uno “dialettologo” svizzero tedesco e quindi, vaya con dios amigo! Per finire la mia carta Sim s’era “probabilmente” (chi può dirlo?) smagnetizzata e quindi dovrò attendere alcuni giorni prima di riceverne una nuova, ovviamente a pagamento.

Secondo eposidio (federalferroviario): dovendo recarmi con colleghi ad una riunione su due giorni, sempre in Svizzera interna, decidiamo di prendere il treno per evitare le colonne al Gottardo. Perfetto, “viaggio in treno viaggio sereno”. Sia all’andata che al ritorno partiamo, per esigenze varie, sul mezzogiorno circa. No problem: ci sta il vagone ristorante quindi mangeremo in treno (che bello era da anni che non mi capitava l’occasione). Peccato che una volta saliti a digiuno, il vagone ristorante all’andata c’è, mentre che al ritorno addirittura ve ne sono due, ma in nessuno dei due casi il servizio di ristorazione è funzionante: il vagone ristorante dell’andata ce lo ritroviamo tra i due del ritorno e, sempre non funzionando la lavastoviglie, non è possibile fornire pasti e bibite in bicchieri di vetro. Riponiamo le nostre ultime speranze sul secondo vagone ristorante presente ma ahimè, non sono stati riforniti e in questo la macchina del caffè non funziona. Le due dipendenti dei rispettivi vagoni sono costrette a spartirsi i panini e le bibite rimaste loro per tentare invano di poter soddisfare le richieste minime di sussistenza dei passeggeri, tra i quali, alcuni, hanno sborsato Fr. 216 per un biglietto di prima classe (Chiasso-Sursee). Conclusione: ci mangiamo per due giorni dei panini nell’imbarazzo delle “hostess” e dei “capitreno” che quasi sono pronti a spartire con noi le loro provviste personali.

Terzo episodio (postale): beh! Questo lo attendo al varco dopo le prossime soppressioni di uffici postali.

Ai nostri ex funzionari pubblici delle ex regie federali vada tutta la mia comprensione per l’imbarazzo nel quale spesso si trovano a dover fronteggiare le reclamazioni degli utenti (che invece non sono “ex” non avendo poi una gran scelta concorrenziale) e sostenere la loro azienda che spesso poi ignora le loro segnalazioni di malfunzionamento.