Le bandiere: tra buone e cattive?

Oggi finisce l’anno scolastico e da due anni il Parlamento ticinese ha deciso a maggioranza, dietro iniziativa UDC, di rendere obbligatorio l’insegnamento dell’inno svizzero (una preghiera) nelle scuole elementari e medie. Nel 2010 l’UDC svizzera depositava a Berna una mozione con cui si chiedeva di vietare di esporre la bandiera dell’UE sugli edifici pubblici. Mozione liquidata e respinta in pochi mesi a livello federale. Analoga iniziativa, ma a livello cantonale, pare volerla rilanciare la Lega dei ticinesi, mentre nell’ultima sessione parlamentare è stata respinta in Gran Consiglio una mozione del 2013 mediante la quale si chiedeva di esporre nelle sedi governative e istituzionali la bandiera svizzera in modo permanente. Anche a livello federale e per il Palazzo federale, che i turisti scambierebbero per un museo (sic!), l’UDC ha appena chiesto che le bandiere svizzere sventolino in modo permanente e non solo durante le sessioni delle Camere o in ricorrenze ed occasioni particolari. Insomma, vi è tutta una parte del mondo politico (a destra e populista) che usa questi temi e simboli per farsi propaganda e per porre in risalto un patriottismo che a loro dire sarebbe andato perduto e necessiterebbe di essere riaffermato per non dire imposto. Obbligo di esposizione per legge dei simboli “buoni”, divieto di esposizione per legge dei simboli “cattivi”, rispetto della nostra bandiera pena la condanna giusta l’art. 207 del Codice penale svizzero, ignoranza storica circa il fatto che la bandiera blu con le 12 stelle dorate poste a cerchio è innanzitutto la bandiera del Consiglio d’Europa – che è cosa ben distinta dall’Unione Europea (basta andare su wikipedia per capirlo) – di cui la Svizzera è membro (con altri 46 Stati, ben più di quelli dell’UE) dal lontano 1963, ben prima che nascesse l’UE (1992). Il Consiglio d’Europa è un’organizzazione internazionale che ha per scopo di promuovere la democrazia, i diritti umani (la Corte europea dei diritti dell’uomo, è un organo di questa organizzazione), lo stato di diritto, la tolleranza delle varie realtà multiculturali per una coesione culturale e sociale europea, la salute e la natura del continente geografico europeo. A quanto pare tutti obiettivi che per alcuni non meritano di essere raffigurati sotto un drappo per il solo fatto che questo drappo è uguale a quello della “nemica” UE politica. Certo il divieto richiesto era ed è ancora lungi dal bruciare bandiere avversarie nelle piazze o nei cortei, ma lo spirito e il trend non sono certo di quelli rassicuranti. Di questo passo perché non vietare in tutte le biblioteche l’acquisito e l’esposizione di libri di culture o tematiche politiche straniere non gradite? Il rogo dei libri del 10 maggio 1933 a Berlino era giunto per avversione. Lo stesso dicasi di opere o siti d’arte distrutti perché simboli di “altra” cultura. Di riflesso e magari per contrastare lo sgradevole sventolio (altrove) di bandiere dell’ISIS, che anch’esse vogliono simboleggiare un’appartenenza (cattiva per noi e buona per loro, purtroppo), vogliamo imporre l’esposizione delle bandiere svizzere. In breve, dividere a piacimento il mondo e la politica tra buoni e cattivi è un esercizio tanto semplice ed allettante per conquistare le masse quanto antidemocratico e contrario a quei valori sì storici e sì svizzeri di cui in realtà dobbiamo essere intimamente e patriotticamente fieri. Questi sono da insegnare obbligatoriamente a scuola, per evitare di avere soldatini in uniforme e acriticamente ubbidienti ad un drappo.

 

Matteo Quadranti