Il futuro è liberale

21 febbraio 2008 – Opinione Liberale

Attorno al 1500 peste e miseria affliggono parti d’Europa e Nicola I Duca d’Este, Signore di Ferrara, trova la folla accanita contro il suo potere politico. Per salvarsi dà letteralmente in pasto alla folla il suo Ministro delle Finanze che ne patirà di ogni sorta. In un epoca di maggior civiltà, tali vicende non esistono più. Però il sistema politico mantiene la sua volontà di preservarsi o di affermarsi nei confronti della popolazione. Oggi il politico viene dato in pasto alla folla dagli avversari e mediante un tipo di stampa che cerca di salvare, oltre al proprio “credo politico”, anche la propria sopravvivenza economica. Una stampa che amplifica la litigiosità già precedentemente diffusa, ma in modo più sotterraneo –comunque subdolo. Come tutti i pregiudizi, le chiacchiere si sottraggono all’onere della prova – oltre a distogliere l’attenzione sui temi – perché seducono le parti più elementari della mente, quelle che cercano risposte facili e pronte. In questo contesto poco roseo invero, a) perché fare politica attiva – quando la maggioranza rifugge , b)perché scegliere il pensiero politico liberale e c) quale può essere il liberalismo degli anni a venire ?

  1. a) Il politico attivo deve soddisfare la funzione per la quale è stato scelto dal popolo e non per curare il proprio prestigio personale (che a livello comunale è, nella maggioranza dei casi, poca cosa se rapportato alle problematiche nazionali ed internazionali). Oggi v’è più bisogno di sincerità, trasparenza, onestà intellettuale e umiltà (benchè il trend dia per poco paganti elettoralmente quest’ultimi aspetti). C’è forse del masochismo nel volersi esporre, talvolta con prese di posizione decise, alla pubblica contestazione, ma verosimilmente l’amore per il proprio Paese, l’arricchimento nelle relazioni interpersonali, il senso dello Stato e della responsabilità che condividiamo quali membri di una società e lo spirito di sacrificio, predominano in chi vuol far politica.
  2. b) Il politico deve incarnare un’ideologia e l’ideologia liberale ha fondamenti economici ma pure politico-sociali e ambientali. Il liberalismo non è liberismo. Il primo ha una concezione eminentemente politica della società, il secondo è una dottrina economica. Per i liberali il progresso economico sarà fondamentale ma non è il fine ultimo. Esso è il mezzo volto all’innalzamento della cultura, alla globalizzazione dei diritti oltre che dei mercati, all’elevazione delle coscienze civiche per la massima libertà possibile degli individui e una parità di condizioni essenziali alla partenza (educazione, sicurezza, giustizia, salute, ambiente): nocciolo duro delle competenze inalienabili dell’Ente pubblico ai vari livelli.
  3. c) Il pianeta vive trasformazioni globali e celeri: a livello economico (l’americano che vuol comprar casa ha un riflesso sui miei investimenti, “effetto Subprime”), di precarietà del lavoro, di rottura del legame tra crescita economica ed integrazione sociale, di flussi migratori,… Confederazione, Cantone e Comuni non vivono in autarchia. I Comuni in particolare devono confrontarsi con le collaborazioni e aggregazioni per farsi promotori, nell’interesse di cittadini e aziende, di una politica a livello internazionale, o almeno regionale.

Ai politici comunali è chiesto di avere un occhio di riguardo privilegiato per la realtà locale, ma pure una visione a più ampio respiro ed una propositività che va ben oltre i propri confini. Questa capacità di adattamento ai mutamenti premieranno il PLR anche in futuro, poiché questo non è mai rimasto ancorato a rivendicazioni di posizioni acquisite. Il PLR funge da punto di riferimento affidabile e centrale per un progetto di società chiaro ed onesto. La contrapposizione tra tesi conservatrice e/o populiste e tesi socialprogressiste si è fatta sempre più drammatica. Entrambe mostrano che le esigenze di libertà d’impresa e di tutela delle fasce deboli, sono recepite in modo paritario nella popolazione. La pace sociale e il progresso economico dipenderanno non dalle promesse elettorali o di opportunismo gridate a gran voce, ma dalla capacità di un partito di centro, quale il PLR, di realizzare modelli socio-economici in grado di garantire, con un lavoro quotidiano e ragionevole, la libertà e la tutela economica ed individuale. Stabilità politica, governabilità, burocrazia e legislazione contenute, flessibili ed efficaci, sono elementi essenziali per gli attori economici nella scelta di insediamenti nuovi nei nostri Comuni.

Il PLR, anche a livello comunale, ha quella ragionevolezza e quell’onestà necessaria al bilanciamento delle posizioni estreme.

La Riscossa PLR parta dalla base.