Un Ticino in movimento, un Ticino che vince

3 novembre 2005 – Opinione liberale

In occasione della recente assemblea dei delegati del PRD Svizzero a Yverdon, si è discusso e approvato il progetto di documento intitolato “Una Svizzera in movimento, una Svizzera che vince” contenente quattro progetti per il nostro Paese. Uno di questi è “la Svizzera dell’apertura – una società del progresso, integrata al resto del mondo”. In questo progetto si parla della politica estera della Svizzera a livello internazionale e bilaterale con l’UE. Orbene, quando si sente parlare di politica estera, si ha tendenza a considerare che ciò comprenda tutto quanto riguardi i rapporti tra la Svizzera e l’Estero e pertanto sia monopolio della politica federale. Per tale ragione forse, a livello dei singoli Cantoni, l’idea di fare della politica estera non è considerata o passa in secondo se non in terzo piano. E’ ovvio che vi sono dei limiti di competenza dettati dalla nostra Magna Carta, ma gli spazi operativi di manovra a livello cantonale ci sono e andrebbero valutati e sfruttati al meglio. Perché non avere un Dipartimento, o almeno una sezione, cantonale – con apposito ministro – per gli affari esteri e quindi una nostra politica estera? Perché non pensare, semmai in un secondo tempo, ad una sorta di “Corpo diplomatico cantonale” o alla figura dell’ “Addetto commerciale all’estero” con sedi logistiche (“Antenne”) nelle Regioni o territori esteri in cui, per esperienza, cultura o apposito studio, si ritiene che il Ticino possa promuoversi, o meglio commercializzarsi, con maggior successo per attirare a sé investimenti, attività imprenditoriali, cultura, fondi o istituti per la ricerca, …? Insomma, una sorta di responsabili aziendali per le acquisizioni e la promozione del prodotto “Ticino”?

Perché l’idea di una maggiore o diversa politica estera a livello cantonale può apparire balzana, quando invece vediamo ad esempio che la Città di Lugano – terzo livello istituzionale – ha posto in essere una sua mirata politica estera con alcune province cinesi (lapalissianamente non proprio dietro l’angolo di casa) e si è promossa, mi pare, anche in Francia, presentando il proprio progetto di fusione comunale?

Con questo non si vuol certo sostenere che nulla esista o sia stato fatto per promuovere il prodotto “Ticino” all’estero, ma forse le strutture o iniziative esistenti sono scoordinate, settoriali ed estemporanee, occasionali. Le strutture previste a livello Svizzero (Ambasciate, Consolati, Centri culturali all’estero, …) o non perseguono gli obiettivi che ci si prefigge con la presente suggestione o non sono atti ha promuovere il Ticino più o meglio della Svizzera in genere per modo che non servono al nostro obiettivo locale. Le associazioni di categoria (Camera di Commercio, industria e artigianato; AITI, SIC, Ticino turismo, …) – spesso concentrate nella tutela interna, o protezionista, dei propri affiliati e semmai alla loro promozione verso l’esportazione – hanno sì relazioni e “réseaux” internazionali, partecipano a fiere o convegni all’estero, ma si tratta sempre d’aspetti settoriali e occasionali che, dal profilo del potere d’attrazione di nuovi imprenditori e investimenti verso il Ticino, non si possono ritenere sufficienti. Lo stesso valga per quanto fatto sinora nell’ambito del progetto Copernico della Sezione del promovimento economico, della Comunità di lavoro “Regio Insubrica”. Per quest’ultima i mezzi e gli obiettivi sono limitati così come tutt’altri scopi perseguono altre associazioni quale ad esempio Pro Ticino.

Insomma, un coordinamento superiore di queste strutture pubbliche e private sarebbe già un primo passo se inserito pero’ in un concetto di politica estera più raffinato laddove – come per quanto esposto riguardo alle suggestioni per il miglioramento dei rapporti tra Ticino e Confederazione (cfr. OL del 20.10.05) – si ritiene che la presenza permanente o semipermanente d’Antenne nei territori esteri d’interesse possa essere opportuna per poter veramente penetrare con efficacia nelle relazioni interpersonali, istituzionali e commerciali di quelle realtà. Ad esempio si potrebbero immaginare delle antenne, per iniziare, nelle sedi delle Regioni principali del Nord e Centro-Italia. Il finanziamento di tali strutture o funzioni potrebbe essere studiato anche con una forma mista pubblico-privato facendovi partecipare ad es. le associazioni di categoria. L’antenna o ufficio di rappresentanza dovrebbe avere una struttura minima logistica ed essere affidata ad un responsabile (al 100% o 50%, dipendente o indipendente, da valutare) nel cui profilo dovrebbero esserci verosimilmente la conoscenza di tecniche di comunicazione e la capacità di relazionarsi con terzi istituzionali e professionali, magari con esperienza in attività di lobby. Questa persona, che potrebbe essere tanto ticinese quanto reperita nella regione di destino, dovrà ricevere, oltre alle credenziali, un mansionario o un mandato di prestazioni da approfondire.

Un conto è starsene in Ticino ad attendere che il turista o l’imprenditore straniero capiti dalle nostre parti e ci chieda di illustrargli ciò che di bello abbiamo o quali aiuti può ottenere se vuole insediarsi in Ticino e tutt’altra operazione è quella di uscire, in modo dinamico, per acquisire nuovi turisti (o tour operator), imprenditori (o intermediari) che, distratti, potrebbero non sapere o dimenticarsi di questo pezzo di terra, il Ticino.