Stato innovatore

1 ottobre 2014 – Corriere del Ticino

Il vituperato Stato – quello al quale si chiede giustamente di fare opera di controllo delle finanze e delle governance d’impresa pubblica, dei mandati e degli appalti pubblici così come di controllo o contenimento degli eventuali eccessi di risorse umane – è anche quello stesso Stato a cui si chiede di assumersi il salvataggio delle società “too big to fail”, di occuparsi di chi cade senza sua colpa, e ovviamente senza abusi, in assistenza sociale e via discorrendo. L’equilibrio delle finanze statali è un obiettivo da perseguire così come la scelta dei settori prioritari nei quali lo Stato deve operare. Tra questi vi è senz’altro la necessità di investire nel settore della ricerca e dell’innovazione tecnologica. Un recente libro pubblicato da una docente italiana di economia dell’innovazione in una università anglosassone (Mariana Mazzucato, Lo Stato Innovatore, Laterza) getta le basi teoriche per politiche industriali indispensabili e dimostra che anche in Paesi fortemente liberali e dominati dal mercato come USA e Inghilterra, senza l’intervento dello Stato sarebbero impossibili quasi tutte le grandi innovazioni tecnologiche. Da sempre il settore pubblico è insostituibile nel promuovere l’innovazione perché assume rischi in cui il settore privato farebbe fatica ad avventurarsi. Lo Stato dispone infatti di “capitali pazienti”, che possono attendere la remunerazione del rischio in 10 o 20 anni e non entro 5 anni come esigono certi fondi di private equity e venture capital. In buona sostanza lo Stato è il più grande imprenditore esistente e il maggior creatore di nuovi mercati e non solo un moderatore e correttore degli eccessi degli stessi. Pertanto è dal protagonismo innovatore dello Stato che riprenderà la crescita economica dell’occidente e ciò va comunque sottolineato per ridare, per amor del vero, allo Stato anche i suoi meriti al di là di quanto il neoliberismo ha inteso far passare come messaggio negli ultimi decenni. Quindi Road Map e freni al disavanzo sì, ma non fini a se stessi. L’obiettivo deve rimanere quello di poter poi disporre di mezzi finanziari per queste politiche industriali volte allo sviluppo di nuove tecnologie e ricerca. Lo dimostrano gli insuccessi di certe politiche di austerità attuate in Europa a carico di quei Paesi più colpiti dalla crisi (Italia, Grecia, Spagna, Portogallo) i quali in realtà sono i Paesi che hanno investito meno negli anni in ricerca e sviluppo e non tanto quelli col maggior debito pubblico. Anche nel nostro piccolo Cantone si tratta pertanto di ricreare quel substrato politico positivo, quel clima costruttivo, propositivo e proattivo affinché si torni a sostenere, senza soverchie polemiche, tramite politiche pubbliche, i settori indicati, anche quando magari richiedono la presenza di stranieri ad alta qualifica professionale, scambi con progetti di ricerca europei, ecc… Le innovazioni non si riducono ovviamente alle tanto citate energie rinnovabili, ma pure a settori come quelli farmaceutici, medici, informatici. Considerando che l’evoluzione tecnologica potrà portare alla creazione di nuove professioni a scapito di altre, anche in ambito formativo bisognerà essere innovatori, all’avanguardia. Il crescente interesse verso l’home office (lavoro da casa) dovrebbe far nascere riflessioni, oltre alla necessità di dotare il Cantone di fibre ottiche diffuse, circa altre questioni legate al minor traffico casa-lavoro nei prossimi 15/20 anni, alla maggiore flessibilità degli orari di lavoro, alla minor necessità di spazi o superfici per uffici a favore della liberazione di spazi per altre necessità. Si dovrà essere innovatori anche nell’architettura e nelle infrastrutture urbane ma pure nel recupero del territorio già limitato del nostro Ticino sia per gli spazi verdi ma anche per progetti d’insediamento industriale qualificato e ad alto valore aggiunto. In questo senso l’idea lanciata dall’On. Bertoli di creare una società mista pubblico-privata per l’acquisizione di terreni da parte dell’ente pubblico non andrebbe, a mio avviso, scartata a priori potendovi semmai apportare qualche correttivo. In tempi di programmi elettorali per la prossima legislatura sarebbe auspicabile che si affrontino con coraggio questi aspetti.

Matteo Quadranti, deputato PLR