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Giugno 1997 – La Voce
<b>Prima finestra (quadro generale).</b>
Eccoci qua nel bel mezzo della terza rivoluzione. Dopo quella agricola e quella industriale, siamo ora confrontati con l’automazione dell’intelligenza: ovvero la rivoluzione dell’informatica che assistendo e fornendo dati alla nostra intelligenza ci permette di operare moltiplicando esponenzialmente le nostre possibifità annullando praticamente gli spazi temporali, permettendoci di decidere, agire e reagire in «tempo reale», acuendo ancora dì più il conflitto tra le nostre abitudini e le espressìoni della contemporaneità. Scadenze e cadenze sono ridotte a ore, al massimo giorni. Il domani sarà oggi. La densità dei computer venduti al mondo raddoppia ogni anno. Internet, la rete mondiale delle reti di trasmissione di dati, collega già milioni di persone e il tasso di crescita era del 15% al mese oramai due anni orsono. Oggi tale percentuale si può pure considerare raddoppiata. Questi i dati materiali della rivoluzione in corso. L’informatica ci renderà più informati, e forse più liberi di reperire o far capo a maggiori e più certi elementi di giudizio. Un nuovo Contratto sociale dovrà essere definito per il Terzo Millennio nel quale la società risulterà meno dipendente dalla collettività, più individualista, più critica perché consapevole delle proprie capacità di giudicare (anche il potere), più articolata e pluralista, meno rigida nelle sue strutture e di conseguenza maggiormente tollerante, tempestiva ed efficace. Questa società informatizzata acquisterà una maggiore mobilità ed elasticità nell’ambito dei lavoro (video conferenze, lavoro a domicilio, …) e perché no, anche nella gestione politica delle istituzioni (video assemblee comunali, elezioni popolari a domicilio, referendum o diritti di veto istantanei, …). E’ questa davvero musica dei futuro (una sinfonia cibernetica) o lo spartito è già stato scritto da qualche parte?
Ma nella fase non breve di transizione potranno risultare penalizzati coloro che non sono stati in grado di adeguarsi, coloro che non hanno saputo riorganizzare le proprie modalità di funzionamento, coloro che non hanno voluto od osato far uso della loro capacità e predisposizione a riciclarsi. Ogni rivoluzione ha dei perdenti e dei vincenti a breve termine, ma se essa è degna di tale termine dovrà, a lungo termine, risultare vincente per tutta l’umanità.
E allora, in questo turbinio evolutivo, in questa economia globale che sfugge al controllo delle istituzioni politiche nazionali, regionali e locali, nella società attuale in cui le domande sociali crescono a vista d’occhio, quali i primi passi che noi possiamo e probabilmente dobbiamo fare, anche a costo di qualche sacrificio democratico, per poter essere pronti a breve-medio termine ad affrontare con la dovuta rapidità, elasticità ed immediatezza le sfide future che sono alle porte o già le hanno varcate?
<b>Seconda finestra (quadro particolare).</b>
Tra le molte misure ipotizzabili ai vari livelli, si è affacciato sulla scena il recente progetto di revisione parziale della LOC (Legge organica comunale), ovvero la legge che regola il funzionamento istituzionale del Comune ticinese. Certo tale modifica parziale è ben poca cosa per rapporto agli enormi problemi a cui i Comuni sono confrontati quotidianamente. Tuttavia ritengo che essa contenga una prima decisione di fondo di non poco peso politico: concedere maggiore autonomia e potere decisionale ai Municipi alfine di renderli più rapidi nella presa di decisione e più agili dal profilo operativo. Di primo acchito i garantisti – o più concretamente i fautori dell’immobilismo, e rneglio ancora chi attualmente si trova suo malgrado a giocare il ruolo dell’opposizione al partito di maggioranza che governa – potrebbero sostenere per meri interessi di parte che vengono così minate le basi della ripartizione democratica dei tre poteri – legislativo, esecutivo e giudiziario – che vogliono il legislativo quale potere supremo in quanto organo rappresentativo del popolo per eccellenza. In realtà, a ben vedere, tale riforma non va esclusivamente nell’interesse del Municipio ed ancor meno dei municipali (basti pensare ad esempio che, oltre a norme penali già in vigore, la nuova legge prevede la possibilità di. sanzionare quest’ultimi con multe da fr.5’000 a fr.20’000 e/o con la destituzione in caso di abusi. Il tutto ad aggiungersi al peso personale di doversi caricare di decisioni utili e necessarie ma talvolta impopolari, benché le malelingue fatichino a crederlo. Inoltre, tale maggior peso decisionale dei Municipi entra, a mio avviso, nell’ordine delle cose se si pensa che oggi sempre meno gente si interessa attivamente – non al bar quindi – alla gestione della cosa pubblica se non quando per un motivo o per un altro si sente toccata direttamente nei propri interessi più personali o professionali, che in tale evenienza, guarda caso, si vorrebbero far assurgere ad interesse generale. Lo stesso disinteresse lo si constata anche al momento di approntare le liste elettorali. Ne consegue che se ad un certo punto viene data fiducia a dei municipali, bisogna poi che questi vengano messi in condizione, già che sacrificano molto del loro tempo e delle loro energie, di prendere delle decisioni da eseguire con rapidità al momento opportuno senza doversi scontrare con ostruzionismi dell’ultima ora da parte di Consigli comunali irresponsabili e spesso disinteressati dei problemi reali – perché troppo complessi ed impegnativi – mentre, di contro, desiderano farsi sentire su questioni di scarso interesse ma più semplici ed accessibili e che perciò, non richiedendo troppi approfondimenti, possono essere preparate tranquillamente un quarto d’ora prima della seduta dei Consiglio comunale.
Tra le varie modifiche proposte nel disegno di legge ritengo opportuno appoggiare alcuni correttivi che in pratica non dovrebbero mutare un gran che nell’attuale modus operandi dei nostro Comune, grazie a una gestione di fatto già proiettata da tempo nell’ottica auspicata dalla revisione parziale, ma che comunque e per altri versi è opportuno ancorare in un testo legislativo.
Da tempo a Balerna il segretario comunale funge da capo dei personale e a lui sono di fatto delegate numerose altre decisioni di importanza secondaria. Essendo un professionista a tempo pieno è giusto che a quest’ultimo, così come al resto dell’amministrazione comunale (aziende municipalizzate comprese) vengano delegate talune competenze decisionali minori da sancire mediante modifica dei regolamento comunale. In quest’ottica si potrebbe anche inserire il dibattito circa la necessità o l’opportunità di prevedere un vicesegretario comunale. Nelle mire di ottenere una maggiore autonomia, rapidità ed operatività delle decisioni municipali, ben si giustificano le modifiche che prevedono di elevare (o meglio adeguare all’evoluzione dei prezzi) gli importi entro i quali il legislativo comunale non è tenuto ad essere consultato se non indirettamente in sede di preventivo e consuntivo: ad esempio si pensi alla possibilità, da prevedere in una modifica del regolamento comunale, per il Municipio di deliberare lavori e forniture sino a fr.100’000 (attualmente sino a fr.50’000) senza far uso della lunga procedura di pubblico concorso la quale spesso da adito (fortunatamente non a Balerna) a procedure ricorsuali che ritardano l’inizio dei lavori e comportano, talvolta in modo perverso, incrementi di costo. Lo stesso vale per la facoltà di decidere spese non preventivate sino a fr.50’000, per l’obbligo di chiedere crediti supplementari al Consiglio comunale solo se tale incremento di spesa comporta un sorpasso superiore al 10% o di fr. 20’000 almeno o per l’introduzione dell’istituto dei credito quadro ratificato dal legislativo entro il quale il Municipio può operare autonomamente con il solo onere di rendiconto verso il Consiglio comunale, organo di controllo e supervisione finale, e verso il perito esterno incaricato dei controllo finanziario (una sorta di revisore come è previsto nelle società commerciali). Circa quest’ultima novità, quella dell’obbligatorietà per ogni comune di far capo ad un perito contabile esterno, mi permetto per il momento di mantenere qualche riserva di ordine anche finanziario oltre che di opportunità. I costi, non sempre modesti, di una revisione finanziaria (o anche gestionale?) di un Ente pubblico andrebbero ancora a carico di quest’ultimo, il quale, a dipendenza della propria importanza e della presenza all’interno tanto dell’amministrazione quanto dei poteri esecutivi e legislativi di persone competenti, potrebbe non necessitare minimamente di una tale revisione esterna. Una critica va ancora rivolta alla proposta di obbligare tutti i comuni con più di 300 abitanti ad allestire un Piano finanziario. Sebbene tale Piano dovrebbe sulla carta evitare in talune realtà locali (non la nostra), di ritrovarsi di fronte a spiacevoli sorprese, non v’è chi non veda come tale proposta sia in contrasto con gli scopi della revisione. Se non si dimentica che la stessa deve tendere a rendere più agili gli esecutivi perché reagiscano tempestivamente al mutare improvviso e tuttavia costante delle circostanze, appare allora chiaro che un Piano finanziario non avrebbe nessuna chances di essere rispettato o più correttamente di rivelarsi attendibile. Basti pensare alla difficoltà che si riscontra già solo nell’allestire il preventivo, una sorta di Piano finanziario per l’anno a venire, in considerazione delle continue sorprese che la Confederazione, il Cantone e l’economia ci riservano al nostro livello, per immaginare che una pianificazione a più lungo termine non avrebbe nessuna portata pratica. Una gestione oculata e di contenimento delle spese dovrebbe essere sufficiente.
In buona sostanza, il Consiglio comunale sarà più forte se saprà cogliere l’occasione di questo sgravio per rivelarsi più propositivo ed innovativo sui problemi veramente importanti ed attuali piuttosto che di limitarsi e ratificare o contestare quanto l’esecutivo propone. Solo il futuro ci potrà dire se da questa piccola rivoluzione istituzionale uscirà vincente il Municipio, il Consiglio comunale od entrambe. Una cosa è certa: l’immobilismo e la lentezza di reazione oggigiorno rendono la popolazione perdente. E ciò non possiamo permetterlo.