Reinventare la vecchiaia con la tecnologia

26 Marzo 2011 – La Regione

e dialogo intergenerazionale

La tecnologia un ponte generazionale per creare il dialogo fra anziani e giovani. Nella vita quotidiana, con moderne competenze e nuove responsabilità. Invitiamo le nuove generazioni a guidare i loro nonni alla scoperta del computer e di internet e chiediamo ai nostri anziani, forti di queste nuove conoscenze, di vigilare sui giovanissimi che navigano in una Rete non priva di pericoli.
Oggi la vecchiaia non è più tanto deposito di saggezza (le memorie dei PC e gli archivi informatici in internet servono meglio allo scopo), ma una sensazione di ritardo, d’inadeguatezza, di ansia per le novità che non si riescono più a controllare nella rapida successione dell’innovazione. Invece la vecchiaia deve tornare a essere un orizzonte positivo. L’anziano oggi non vuole essere anestetizzato con una serie di confort che lo fanno si sentire accudito ma pur sempre solo e spesso inutile. La terza e quarta età non devono più essere uno stile di vita imposto dagli altri, ma poter recuperare dignità e prestigio, con un proprio spazio vitale ed espressivo nella vita di tutti i giorni. Partire dalle nuove tecnologie è un mezzo per farlo, oltre che per attivare un luogo d’incontro intergenerazionale (giovani/anziani) dal quale possono discendere una serie di conseguenze tanto positive quanto impensate.
Incentiviamo nuovi programmi informatici facilitati, sussidiamo corsi di introduzione e aggiornamento alle nuove tecnologie di comunicazione e informazione. Corsi che potrebbero essere tenuti dai giovani agli anziani, ricevendo quest’ultimi, in contropartita anche qualche insegnamento tecnico o di vita. Mi piace immaginare che nonna e nipote possano comunicare ogni giorno tramite posta elettronica, Facebook o qualche altro social network, che anche tra anziani e meno anziani si possano scambiare e coordinare, via internet, liste della spesa da fare in cooperativa, incontri per una briscola, una gita, una visita a un museo o al cinema.
Non più intimiditi di fronte ad un portatile e con nuove conoscenze sui pericoli che si possono incontrare navigando su Internet, gli anziani avrebbero un nuovo ruolo e un punto di dialogo con le generazioni del terzo millennio. Potrebbero così aiutare i genitori a vigilare sulla crescita dei più giovani, spiegando agli adolescenti come usare correttamente la Rete e vigilando per evitarne gli abusi.
Se nell’età moderna l’anziano è percepito come inutile per le sue competenze tecniche, continua a essere invece significativo per il bagaglio di esperienze, che si traduce in equilibrio, ponderazione, prudenza, dolcezza. La società non può permettersi di lasciarli soli, perdendo una tale ricchezza.
Gli anziani, da come li vedo nelle mie visite fatte ancora di recente, non vogliono compassione o accoglienza patetica ma poter esprimere il proprio potenziale di progettualità e messa a frutto del proprio tempo libero (liberato) da dedicare alla socializzazione, alla cultura, all’istruzione propria e perché no, dei più giovani.
La tecnica aiuta l’anziano a vivere più a lungo (pace-maker, insulina, protesi,…), ma un’altra tecnologia può aiutarlo a non morire anticipatamente di noia, d’indifferenza, di tristezza.

Avv. Matteo Quadranti, candidato PLR al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio