Possibili contenuti della laicità

8 giugno 2012 – La Regione

Di recente, su questo giornale, si sono succeduti diversi articoli sul tema della laicità e della libertà (cfr. Carlo Briccola, 24.5; Maurizio Agustoni, 26.5; Guido Bernasconi e Giovanni Barella, 30.5). Vorrei suggerire ancora qualche riflessione (il tema sarebbe assai più vasto), in particolare in merito alla posizione di Agustoni secondo cui la laicità non avrebbe contenuti e l’affermazione secondo la quale la frase “gli uomini devono essere liberi” usata da Briccola, sarebbe una “certezza indimostrata e indimostrabile” al pari dell’esistenza o inesistenza di Dio. Agustoni ammette che malgrado l’evoluzione scientifica e gli sforzi di illustri pensatori, ad oggi non si è dimostrata l’esistenza di Dio. Tuttavia, senza un dio l’universo sarebbe neutrale e quindi gli uomini non saprebbero distinguere tra il bene e il male, non saprebbero reagire alle ingiustizie. La laicità poi sarebbe solo una procedura che consente agli uomini di prendere delle decisioni, ma suggerendo solo il “come” prenderle, non direbbe invece “cosa” bisogna decidere.

Orbene ritengo che la scienza, spesso avversata dalle religioni nel corso della storia perché metteva a repentaglio le verità dogmatiche della Chiesa (gli esempi si sprecano: uno per tutti il processo a Galileo Galilei), si è sviluppata anche grazie al principio di laicità. Se la laicità non esistesse, o fintanto che non è comparso l’ideale laico, la storia ci ha riservato inquisizioni, guerre di religione, persecuzioni e discriminazioni, oscurantismo e mantenimento nell’ignoranza e nella subordinazione dei deboli. Contrariamente a quanto affermato da Agustoni, le neuroscienze sono in grado di dimostrare che nulla avviene nella mente di cui non si trovi traccia e riscontro nel cervello. I meccanismi cognitivi, secondo la scienza, sono emersi per salvaguardare l’individuo e la specie nella lotta spietata di tutti contro tutti gli altri. È un fatto dimostrato, oltre che dalle neuroscienze, ad esempio anche dalla “Teoria dei giochi” elaborata dal Nobel John Nash (forse qualcuno si ricorderà del film “A beautiful mind”) o dalla “Teoria dei sentimenti morali” del padre dell’economia Adam Smith. La logica (ad es. del pensiero o del linguaggio) e l’etica (dei comportamenti) sono state le due grandi macchine di stabilizzazione della vicenda umana. L’istinto umano era ed è volto alla libertà, ma senza codici di stabilizzazione, l’uomo avrebbe rischiato di mandare a monte l’esperimento umano. Lo hanno pensato da Platone a Bergson, passando da Hobbes, Kant e altri. L’umanità è quindi giunta, seppur lentamente, a comprendere che si trattava di fare in modo che ciascun individuo consegnasse una parte della sua liberta a quell’entità superiore che poi venne chiamata “Stato”, il quale, senza amore e senza odio, garantisse per ciascuno i limiti dell’esercizio della sua libertà, in modo che tutti fossero magari meno liberi ma più sicuri. L’uomo è pertanto libero perché durante la sua evoluzione ha sviluppato una capacità di selezionare tra una gamma sempre più ampia di comportamenti, quello più conveniente. La libertà è dunque una facoltà riconoscibile, che si sviluppa nelle specie viventi concretizzandosi in una capacità di adattamento sempre più efficace. Secondo la scienza, la legge morale dentro di noi è il frutto del lavoro delle cellule frontali, della struttura cerebrale sviluppatasi nel corso di milioni di anni. Grazie ai meccanismi nervosi dei lobi frontali, la coscienza fu in grado di porre se stessa e il mondo ad oggetto di riflessione. Da allora l’uomo s’interroga sulla sua origine e destino, sul suo rapporto con gli altri, sul bene e il male, sull’infelicità e la morte, sul dolore. Da quando Adamo ed Eva mangiarono la mela (diceva Bertrand Russell) è arduo credere ad un “disegno intelligente” sulla traccia del quale cervello e Uomo si sarebbero sviluppati. Non abbiamo motivi di essere orgogliosi di quel che siamo. Purtroppo il male fa parte del pensiero umano, o altrimenti detto: il pensiero si ferma davanti al male. Quando la barriera morale cede, l’uomo non pone limiti agli istinti peggiori. E in quest’ottica si può dire che le religioni, quando non sanno spiegare le cose o la realtà è inaccettabile, si affidano al dogma: per gli imperscrutabili fini e per la saggezza di Dio il male è necessario (in tal senso si conclude ad esempio il libro di Giobbe). Se andiamo a ricordare il viaggio di Papa Benedetto XVI ad Auschwitz, nel lager si chiese: Dio dov’era? Non possiamo ricordarci la risposta che si diede per il semplice fatto che non disse nulla. E dov’è Dio quando nasce un bambino senza cervello, con la schiena aperta, con l’intestino fuori dall’addome, senza braccia o cieco? Dov’è Dio quando i suoi figli prediletti sono torturati dalla sofferenza, dalla fame, dalle catastrofi naturali, da eccidi perpetrati da altri suoi figli? Quindi viene da chiedersi: come risponde un dio alle ingiustizie? Lo fa meglio o peggio, o solo diversamente da un universo laico/neutrale ma empirico?

Una specialità del cervello umano è che si sono selezionati meccanismi di valutazione della morte e della sofferenza che lo hanno aiutato a contrastarle con la convinzione irrazionale della fede. Alcuni uomini sentono l’utilità di credere in un dio per vincere le proprie paure. Ciò è un loro diritto e una loro libertà. La laicità si batte perché tale libertà e diritto fondamentale siano garantiti come anche sia garantita pari dignità a chi non crede. La neuroscienza fornisce la base naturalistica alla convinzione che l’uomo è per sua natura estraneo alla verità, tanto meno se calata dall’alto. Sviluppo della scienza, determinazione di come e perché sia nata la necessità di libertà, democrazia, diritti fondamentali dell’uomo (tra cui molti di attualità in quanto legati alla bioetica) mi sembrano alcuni contenuti di questo mondo emersi grazie alla laicità. La cultura laica, come la scienza e a differenza delle religioni, non poggia su fondamenta inamovibili, ma pone se stessa costantemente e modestamente in discussione, consapevole che siamo per natura in perenne evoluzione.

 

Matteo Quadranti, deputato PLR