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20 gennaio 2012
“E a me mi girano/Possibile che tu stai sempre bene/Che c’è qualcosa che non va/Qualcosa ancora che non trovo/Se c’è qualcosa ci sarà/Il pelo d’oro dentro all’uovo”. Sono alcune parole di una canzone di Zucchero. Di questi tempi si parla sempre di PIL (Prodotto Interno Lordo), ovvero del reddito di una nazione, per dire se l’economia di un Paese tira. Il PIL pro-capite è il reddito diviso per il numero di abitanti del Paese (reddito medio). Orbene, in un noto giornale economico italiano, ho recentemente letto che la Svizzera è al quarto posto al mondo per PIL pro-capite dopo Lussemburgo, Norvegia e Qatar. Quindi è possibile che tu, Svizzera, stai sempre bene. Eppure a me mi girano perché, come canta Zucchero, c’è qualcosa che non va, qualcosa che non trovo. Infatti, in un mondo in cui il divario tra ricchi e poveri diventa sempre più importante sia per numeri che per differenze di reddito, mi chiedo se usare ancora il PIL pro-capite come strumento statistico sia un dato utile o significativo dal momento che questo misura un reddito medio laddove la classe media è sempre più … sul filo del rasoio. Inoltre il PIL ci indica lo stato di salute di una Economia nazionale in un contesto sempre più globalizzato, connesso e mutevole, ma non ci dice molto sullo stato di salute di quegli uomini e donne che abitano tali Paesi e fanno funzionare quell’economia reale. Ma una prima sorpresa, cara Svizzera dalle uova d’oro, viene già quando si esamina il nostro PIL pro-capite con quelli di altri Paesi e si raffrontano gli stessi, ponendoli a parità di potere d’acquisto. Allora i dati statistici fanno scendere la Svizzera dal quarto all’ottavo posto nella classifica dei Paesi più ricchi. Un esimio collega, a questo punto, mi ricorderebbe un suo bel aforisma e mi direbbe che “il pedante fa la ceretta al pelo dell’uovo”. In fondo siamo pur sempre tra i primi 10 Paesi più ricchi del mondo. Concordo! Ma mi girano, pedantemente e ancora, se poi vado a vedere un’ulteriore classifica laddove la nostra amata Svizzera non la trovo più nei primi 10 Paesi più ricchi. È la classifica stilata sulla base dell’Indice di Sviluppo Umano (ISU), calcolato dall’ONU, unendo al PIL pro-capite, la salute (longevità) e l’istruzione (anni di studio). E allora inizio a chiedermi: ma se la nostra economia tutto sommato sta ancora bene, come mai non così bene starebbe il potere d’acquisto e lo sviluppo umano di noi abitanti della Svizzera? La risposta la trovo nel fatto che si fanno strada (anche presso personaggi come Sarkozy, Cameron, e molto prima Robert Kennedy) statistiche alternative. È infatti nata l’esigenza di calcolare il “benessere” di uno Stato anche attraverso fattori non economici, ma forse più umani. Se il PIL descrive i “muscoli produttivi” di un Paese, la grandezza della sua Economia, non è detto che sia l’unica e la più valida misura del benessere di una nazione. Almeno se per benessere si pensa anche all’Essere oltre che all’Avere. Il PIL misura tutto tranne quello che rende la vita degna di essere vissuta. Se c’è qualcosa ci sarà, canta Zucchero. Quindi se c’è quel qualcosa chiamato progresso, qualità della vita, da qualche parte dovremmo poterli accertare, misurare. Tradurre in una formula statistica quell’impalpabile sensazione di benessere non è semplice ma coinvolgendo i cittadini in un’indagine, un sito (cfr.ad es. www.misuredelbenessere.it), un blog, forse si potrebbe disporre di qualche dato utilizzabile anche da noi. E allora superiamo il PIL e affacciamoci anche sul BES (Indice del Benessere Equo e Solidale) che tiene conto di 12 dimensioni (ambiente, salute, benessere economico, istruzione e formazione, lavoro e tempi di vita, relazioni sociali, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e cultura, ricerca e innovazione, qualità dei servizi, politica e istituzioni) oppure sull’Indice del benessere elaborato dal Canada (www.ciw.ca). Vi è poi chi, come il Ministro dell’Interno del Buthan, ha introdotto la misurazione del FIL (Indice di Felicità Interna Lorda). Se questo piccolo regno himalayano ha uno dei PIL più bassi al mondo, dall’altro lato ha visto ad esempio prolungare la vita media dei suoi abitanti di 19 anni in soli 14 anni, dal 1984 al 1998. Dove sta allora ciò che conta (l’oro) dentro di noi (ab ovo)? Qual è il benessere originario?
Avv. Matteo Quadranti, Gran Consigliere PLR