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12 giugno 2008 – Opinione Liberale Rubrica Ballate Maltesi
Basta con i programmi di legislatura e i gruppi di studio. Sono di moda i cosiddetti “contratti con i cittadini”. Lo ha sottoscritto Silvio Berlusconi, anzi forse ne ha sottoscritti più d’uno nell’arco del tempo ma poco importa tanto poi si dimenticano. Macchè misure ragionevoli, rispettivamente obiettivi politici volti all’equilibrio e alla ricerca del consenso. Ormai tutto ciò è “roba” del passato, superata. Oggi ci vogliono improvvisazione, acrobazie da fantapolitica, libertà da “logiche di partito”, promesse, illusioni. I partiti non servono più a nulla salvo i “personal partiti” ovvero quelli che ognuno può crearsi a immagine e somiglianza propria o del proprio portafoglio o interesse. Volete un partito dove riconoscervi al 100%, magari come unico esponente “carismatico”? Fondatene uno vostro. Che ci vorrà mai! Nelle recenti elezioni italiane, ma anche a casa nostra, ne sono nati molti: quello del “Loto”, degli “Impotenti esistenziali”, del “Sacro Romano Impero Liberale Cattolico”, “Il Guastafeste”, “L’onda”, “Il Noce”, ecc…. Se la parola “partito” non garba, basta sostituirla con “movimento” o “lista XY” che tutto cambia. Infatti la Lega è un movimento che mai ha chiesto di far sedere i suoi esponenti in consigli di amministrazione di enti pubblici o parapubblici o nella Magistratura. Mai ha puntato ad ottenere mandati o appalti. O mi sbaglio? Mah, forse mi sono distratto. Non viviamo nell’epoca del mito dell’eterna giovinezza, del perfetto estetismo fisico, dell’apparire, dell’edonismo? Allora, anche in politica ci vogliono chirurghi estetici del bilancio e dei compiti dello Stato, “testimonial” fascinosi e seducenti, eroi solitari contro le truppe organizzate dei “partiti”. Insomma cavalli pazzi lanciati contro le giubbe blu o rosse che dir si voglia. Comizi elettorali, serate tematiche e dibattiti, tavole rotonde? Ma state scherzando! Tempo e soldi sprecati, ci vogliono soprattutto ricchi aperitivi. Poi certo si potrà disquisire se gli stessi, essendo a base di ostriche e champagne sono “lenti“ piuttosto che, essendo a base di lardo e bianchino nostrani, essi siano “rock”.
Come nel mondo dello spettacolo fanno carriera – fortunatamente talvolta breve – coloro che vengono “nominati” dal “Grande Fratello” di turno, anche in politica ci vorranno sempre più personalità “popolari”, candidati-personaggi come le stars della musica o del cinema: che sappiano cantare, suonare uno strumento o recitare i ruoli di vittima o d’eroe. Da Ronald Reagan a Schwarzenegger, da Bill Clinton che suona il sax (su altre doti la censura s’impone) a George W. Bush col bongo in Africa, da Micheline Calmy Rey a Evita Peron cantanti o al Berlusconi cantautore. Sorvoliamo sulle “meteore politiche” d’arte varia (Cicciolina, Sandy Balestra, ecc…). Come c’insegna l’esperienza, i partiti dovranno proporre agli elettori degli attori dal look accattivante e che fondino i seguenti 4 modelli: 1. L’outsider, cioè il nuovo, il diverso dai politici tradizionali; 2. Il leader forte, che rassicura (illuda?) e sembra l’unica alternativa (magari instillando la paura nel cittadino); 3. L’uomo comune vicino alla gente e quindi presente a tutti i tagli di nastro, nei bar, nelle feste mondane, nelle discoteche (per essere vicino ai giovani, magari fino a notte fonda per riaccompagnarli a casa senza incidenti); 4. Il post-ideologico, cioè manageriale e concreto. D’altro canto recenti studi nelle scienze cognitive ci dicono che quando l’elettore di oggi deve scegliere, egli preferisce prendere delle “scorciatoie decisionali” spesso basate sulla simpatia/empatia col “candidato” al quale poi sarebbe pronto anche a perdonare gli sbagli, soprattutto se distraendolo glieli si fa dimenticare con nuove martellanti promesse.
Insomma la persona diventerebbe il messaggio stesso. Il filosofo idealista Berkeley (1685-1753) sosteneva, in altro contesto, che “esistere è essere percepiti”. Quindi un messaggio passa se è percepito tramite il candidato-testimonial-star. Ma a quest’ultimo, tanto intento nell’apparire e presenziare, mi chiedo, i messaggi paganti chi li suggerisce? Dove trova il tempo per approfondire le tematiche e trovare le soluzioni certo non semplici della società odierna? Non corre egli il rischio solipsistico, dall’alto del proprio “potere” di credere che ciò ch’egli pensa corrisponde al bene generale? Che tutto ciò che esiste è solo la sua mente e che ogni cosa è una sua personale creazione?
Se questo è il destino a cui andiamo incontro, ma se ancora c’è qualcuno che crede che la politica e l’interesse pubblico generale siano una cosa seria, che richiede lavoro e studio, facciamo almeno in modo che a personaggi di tale risma vengano attribuiti, al massimo e “senza portafoglio”, dipartimenti, dicasteri, commissioni, … che abbiano semmai come oggetti i seguenti: “Ostriche e Champagne” (o se volete “Lardo e Bianchino”), “Aperitivi e Presenzialismi”, “ Attività Varie ed Eventuali” (come diceva un comico di Zelig). Agli altri, lasciamo che si occupino di cose più amene e banali come le Finanze, la Giustizia, l’Educazione, l’Ambiente, la Socialità.