Nel Mezzo

7 ottobre 2004 – Opinione Liberale

… per restare fedeli ai propri valori.

Sembra un paradosso, ma il massimo di obiettività corrisponde al massimo di consapevolezza di come sia relativo ciò che raccontiamo, sosteniamo o pensiamo. Si tratta di sostituire alla cultura di un’asettica presunta obiettività, una cultura del punto di vista. Se questo punto di vista di partenza è dichiarato e motivato, si può sviluppare una civiltà della tolleranza, del pluralismo, del dialogo costruttivo. Diversamente si erigerà solo una Babele dove si scontreranno presunte e parziali certezze i cui artefici tanto più si accaniscono nel sostenerle e nel difenderle, quanto meno posseggono il senso del relativo e del limite.

Il filosofo Norberto Bobbio – tra l’altro autore del saggio “Destra e Sinistra” – è uno dei più brillanti esempi di questo pensiero fondato sui punti di vista e sui dubbi piuttosto che sui falsi miti della completezza e della certezza o verità assoluta. Quale intellettuale, il senso generale delle sue opere è andato nella direzione della mitezza, della tolleranza, del dialogo democratico e contro i falsi ideali, i miti consolatori, all’origine della crisi che sconvolge le società moderne caratterizzate dell’irrazionalità e dal processo di distruzione della ragione. In “Politica e cultura” egli scrive: “cultura significa misura, ponderazione, circospezione”, “compito degli uomini di cultura è quello di seminare dubbi, non predicare certezze, difendere i dubbiosi contro i dogmatici, privilegiare la critica contro le infatuazioni, la scienza contro la propaganda”.

Complice la rapidità dei mutamenti e il ritmo della vita contemporanea, l’uomo sembra – forse più che in passato – essere divenuto un individuo che preferisce ragionare in modo “binario”: ha il bello e il brutto, il bianco e il nero, il dolore e la gioia, il bene e il male, la destra e la sinistra e non sa – o non vuole – viverli nello stesso presente, con le sfumature esistenti tra questi opposti. Certo il ragionamento binario è più semplice e dà l’impressione di detenere maggiori certezze poiché disporre di sole due categorie di giudizio fornisce l’idea di percepire l’interezza della questione, mentre le sfumature richiedono tempo di riflessione e generano dubbi, spazi intermedi tra due estremi.

In quest’ottica non c’è quindi da stupirsi se di recente la politica gridata a destra e a sinistra sembra essere pagante verso la massa elettorale la quale vuole certezze immediate, ma di fatto irrealistiche e spesso prive di lungimiranza. Lungimiranza che invece ha caratterizzato spesso grandi filosofi politici, tra i quali per esempio Alexis De Tocqueville di cui nel 2005 ricorreranno i 200 anni della nascita. Quest’ultimo ebbe, già nell’Ottocento, a segnalare il rischio della società massificante, conformista anche sul piano dei sentimenti e delle idee. Per allettanti che possano essere, le soluzioni facili, spacciate per certe e giuste in assoluto sono tipiche di regimi non democratici ed illiberali. La posizione dell’anticonformista è da sempre stata scomoda come scomoda è oggi la scelta di stare nel mezzo del binomio: destra-sinistra. L’uomo, come detto, preferisce livellare tutto, percorrere un binario dritto, tra specchi tanto consueti quanto ingannatori. Proprio la metafora della superficie riflettente ci dà un esempio di quanto le nostre percezioni siano soggettive e non assolute: infatti, in qualsiasi specchio la parte sinistra del viso diventa la destra e la destra la sinistra. Invece in una pozzanghera non s’invertono destra e sinistra ma alto e basso. Infatti, una superficie riflettente (specchio o pozzanghera) inverte sempre, ma solo, una direzione assoluta, quella perpendicolare alla superficie dello specchio o della pozzanghera (1).

Per paradossale che possa sembrare, essere anticonformista oggi vuol dire stare nel mezzo e non ai margini, alla nostra destra o alla nostra sinistra; vuol dire stare a mediare, pensare e poi agire con lungimiranza per una società sempre più liberale e equa in senso lato e non mandare sciabolate a destra e a manca, per pura ricerca del consenso personale e elettorale a breve scadenza. Essere anticonformista vuol dire restare fedeli ai propri valori e ideali storici e non seguire quelli trasportanti dai venti. La libertà è un compito rivolto al futuro, una continua conquista che comporta coraggio e qualche sacrificio: qualche volta anche quello di essere incompresi dalla massa.

Matteo Quadranti

(1) cfr.“Riflessioni” in: R. Casati/A. Varzi, Semplicità insormontabili, 39 storie filosofiche, Editori Laterza, 2004