Contattami:
9 febbraio 2011
Presentazione per ticinolibero.ch (esclusiva)
Di Matteo Quadranti, candidato PLR al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio
La scelta di accettare la presenza del mio nominativo nella lista PLR per il Consiglio di Stato e quindi anche in quella per il Gran Consiglio, nasce da ragioni che direi sentimentali. In un momento storico dove si prediligono, o ci si focalizza su argomenti tecnico-fiscali (di sicura importanza), dove si dibatte di incompatibilità di carica e conflitti di interessi, ritengo non si debba temere di parlare anche di sentimenti, in senso lato, i quali s’accompagnano ai valori. Amare qualcuno o qualcosa significa preoccuparsene, desiderare il suo bene. Certo sono termini, questi, poco usati in politica. Quella di oggi. Una volta si osava di più sbilanciarsi, senza dover temere di essere derisi (anzi!) da certa stampa, parlando di Valori e di “Amor di Paese”, “Amore per il prossimo”, che poi era il vicino di casa (col quale si condividevano scambi di favori e assistenza vicendevole), il giovane (con le sue aspettative e preoccupazioni, insicurezze) e l’anziano (con il suo bagaglio di esperienza e saggezza). Mi piace pensare che questo approccio denoti più coraggio che non mera demagogia, della quale mi ritengo nemico. Amo questo Paese e la sua gente, dal Gottardo, scendendo attraverso le nostre belle valli per giungere negli agglomerati del piano, tra i quali il Mendrisiotto nel quale sono nato, vivo, lavoro ed ho i miei affetti. Il Gottardo, l’asse Nord-Sud, hanno fatto la storia di questo Cantone.
Nel bene, poiché ci ha permesso di passare da regione contadina a regione di produzione di merci, di prestazioni e servizi di qualità. Grazie alla nostra istruzione pubblica (di fransciniana memoria), alla conoscenza di più lingue, abbiamo saputo fungere da ponte tra l’Italia e il resto della Svizzera, segnatamente nel settore terziario. Grazie alla bellezza dei nostri laghi e delle nostre montagne, alla bontà del clima, abbiamo saputo attirare un certo turismo, in prevalenza dal Nord del Gottardo, benché potremmo essere anche e ancora il giardino della Lombardia. Grazie alle nostre istituzioni democratiche (oggi, avanzate, ma conquistate con sacrifici e lotte da non dimenticare), ai partiti storici che le hanno sostenute e sviluppate, all’efficienza dell’amministrazione pubblica e la sua prossimità al cittadino e alle aziende, abbiamo goduto di decenni di sviluppo e crescita. Per tutto questo dobbiamo riconoscenza a chi prima di noi, fin qui, ci ha condotti.
Nel male, perché questo asse Nord-Sud ha comportato, ad esempio, un incremento del traffico (sugli assi e negli agglomerati urbani) con le sue ripercussioni soprattutto dal profilo ambientale; perché negli agglomerati si è concentrata l’attività produttiva creando o aumentando i problemi tra centri e zone periferiche; perché oggi ci ritroviamo con qualche problema alle “frontiere”, in particolare con lo Stato italiano e una Berna non sempre abbastanza vicina alle nostre esigenze (benché la crisi, quella nata dalla crisi del credito e poi sfociata nella crisi nei rapporti tra Stati, nasca in realtà da una crisi dei valori di un certo mondo finanziario globale).
Mi candido quindi perché queste frontiere vanno sì, difese, ma altre nuove frontiere, spesso mentali, vanno superate per il bene del nostro Cantone, del nostro territorio e delle generazioni che verranno. Nella scelta su chi vogliamo che ci conduca, da qui, verso un futuro sviluppo del Paese, dobbiamo, credo, dar fiducia a coloro che hanno memoria storica, sentimenti di riconoscenza e visioni di apertura, sguardi che vanno oltre gli steccati, che per amor di paese sappiano mediare all’interno degli affetti. In ogni rapporto di coppia o famigliare vi sono momenti belli e momenti brutti. Cosa ci permette di superare le difficoltà? Il rinsaldare i ranghi grazie alla condivisione degli affetti, alla scelta delle priorità tra ciò a cui rinunciare perché superfluo e ciò che è irrinunciabile, malgrado qualche sacrificio, perché ci da più di quanto riceviamo. Se di contro continueremo con il solo individualismo e gli egoismi di parte, gli interessi particolari invece di quelli generali, difficilmente eviteremo la spaccatura dei rapporti. I nostri anziani ci hanno insegnato a mettere da parte, con oculatezza e senza troppe speculazioni, un patrimonio da lasciare ai figli. Oggi non dobbiamo sperperare questo patrimonio, bensì preoccuparci di tramandarne uno nostro, anche nuovo, ma pur sempre di amore e fiducia verso il Paese e le sue istituzioni, alle generazioni che verranno.
”IL FUTURO è adesso!”, perché è: ora e non domani che si deve pianificare il Ticino dei nostri nipoti; oggi e non domani che si devono creare le condizioni per un’occupazione stabile ai nostri figli; ora e non domani che si deve promuovere una formazione all’altezza dei tempi; oggi e non domani che si deve garantire la sicurezza sociale e individuale.
Se dovessi scegliere tra pagare meno imposte per avere poi in contropartita, ad esempio, una scuola di minor qualità o che non garantisca più pari opportunità di partenza, meno personale di polizia sul territorio che protegga me e i miei affetti, non avrei dubbi sulla scelta da fare. L’uguaglianza, l’equità sono fattori di qualità. I dati pubblicati di recente da Unicef e OCSE dimostrano che la nostra istruzione pubblica è tra le migliori al mondo e che questo è in stretta relazione con il maggior grado di parità di opportunità che vi si trova. Traslando questi concetti anche nel mondo del lavoro, credo che una maggiore equità di condizioni (tenendo quindi conto di giuste proporzioni o scale, o meglio combattendo sproporzioni laceranti), tra datore di lavoro e lavoratore, permetterebbe una riduzione dei conflitti sociali, ciò che vale anche nel contesto della nota problematica degli accordi bilaterali con l’UE e le loro misure accompagnatorie.
La saggezza popolare ci insegna che non si può avere “ l’uovo e la gallina”, teniamolo presente e il buon senso ci può guidare nelle scelte di priorità per il Futuro.