Lo Stato e le politiche famigliari

3 febbraio 2011 – Corriere del Ticino

Le politiche famigliari messe in campo oggi dallo Stato, lo sono perché è un’esigenza attuale della popolazione, non certo dello Stato. Si tratta di servizi para e extra scolastici necessari a consentire alle famiglie di conciliare lavoro, o formazione, e compiti genitoriali. Le politiche familiari investono anche il settore degli anziani. Quando si parla di famiglia, quasi sempre lo si fa in termini di “denaro” (deduzioni per figli, bonus per i nuovi nati, assegni,…), ma mai in termini di “tempo”. Come se il mondo ”della vita”, quello affettivo, sacrificato nel mondo “del lavoro”, possa essere compensato dal denaro. Oggi la tendenza non è quella di indurre a “prendersi cura” bensì è quella di “pro-curare” qualcosa a qualcuno. Il che è ben altra cosa. Bombardati dal modello di sviluppo senza limiti, siamo stati indotti alla commercializzazione persino della nostra vita intima. Il desiderio d’indipendenza, d’individualismo, ci ha portato a ritenere che, pagando, uno può realizzare se stesso affidando a terzi la cura della famiglia. Il problema è che non tutti possono pagare questi servizi privatamente. Soprattutto quelle famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese. La domanda un po’ rivoluzionaria è: quante parti della nostra vita famigliare vengono vissute da altri? Quanto siamo disposti a pagare, anche allo Stato, pur di non rinunciare a questa nostra indipendenza? E qui il pensiero corre alla “cura” dei bambini, affidati ad asili, agli adolescenti affidati alla scuola, ai genitori che non si occupano dei problemi di crescita dei figli affidandoli a docenti, servizi sociali e psicologi, ai nostri vecchi affidati a case anziani. In breve, tutto ciò che la necessità di lavoro di entrambi i genitori ci toglie, il mercato sarebbe pronto a offrircelo a pagamento. Ma a che prezzo? Oggi noi adulti “non abbiamo tempo”. Il mercato ci può vendere l’idea di un “tempo qualità” per cui non è necessario che i genitori si occupino dei preparativi della festa di compleanno, è sufficiente affidare il tutto a terzi, pur pagando; non è necessario andare a trovare i genitori in casa anziani perché tanto c’è il personale di cura e quindi andiamo al centro commerciale per acquistare altre merci. Il tempo però non è “qualità”, ma pure “quantità”, necessaria per fare le cose assieme, per seguire i processi di crescita, per scoprire i problemi alla radice, per creare quella base di fiducia per cui i genitori “ci sono” non solo ai compleanni. Quanto costano e potrebbero costare, a noi tutti, allo Stato, quei giovani in “autogestione”? Una rivoluzione delle mentalità necessita tempo per far sedimentare nuove idee. Ma un nuovo trend è in atto: slow food, città slow, mobilità lenta, tempo libero più che denaro e benefit. I giovani hanno capito che chiedere tempo libero è un modo per recuperare l’umano. Se riusciranno a rivendicare più tempo libero faranno la più significativa rivoluzione, perché riconsegneranno una speranza all’uomo nell’era della tecnica. Siamo in grado di affermare con assoluta certezza che il denaro vale sempre più di uno sguardo accogliente di un famigliare? Lo Stato è chiamato a supplire a queste esigenze, finché ci saranno. O troviamo il modo di sradicare questa mentalità dell’indipendenza nel lavoro a scapito di quella del tempo per la cura della famiglia, o dobbiamo accettare che lo Stato pro-curi, con equità e giustizia sociale, i servizi e le prestazioni che eroga, con i relativi costi. Immaginiamo quanto ci costerebbe pagare di tasca nostra, secondo le leggi del libero mercato, i servizi che lo Stato invece eroga a costi migliori grazie al sistema della solidarietà. I sostenitori del meno Stato e più mercato dovrebbero chiedersi quali sarebbero i costi, gli svantaggi, anche competitivi di una società spaccata in due. Quanto costano le politiche familiari, di prevenzione e repressione del disagio proveniente dalla perdita delle relazioni affettive? Un compito, questo, per l’Osservatorio cantonale delle politiche famigliari.

 Avv. Matteo Quadranti, candidato PLR al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio