L’importanza dello sport per i nostri giovani

1 Aprile 2011 – Corriere del Ticino

E il ruolo dell’ente pubblico

L’ente pubblico deve continuare a sostenere: federazioni sportive, sviluppo e uso delle strutture sportive e valorizzare il rapporto scuola-sport. Come presidente dell’Associazione cantonale ticinese di ginnastica ho la fortuna di constatare i risultati di questo lavoro giornaliero nelle palestre e sui campi sportivi: nello sport di punta come in quello non agonistico. Lo sport previene rischi di sovrappeso e contribuisce a ridurre i costi della salute (a beneficio di tutti e del sistema sanitario). Un apprezzamento ci viene fatto spesso dai direttori delle scuole dove i nostri ginnasti d’élite sono inseriti perché ginnaste e ginnasti risultano spesso anche tra i migliori allievi. Il fatto di saper gestire scuola, allenamenti, studio e tempo libero nell’arco di ogni giornata consente, non solo di costruire il carattere, la responsabilità individuale e di gruppo, ma anche di non perdersi in amicizie da “muretto”. Il massimo della materia grigia pare è raggiunto a 12 anni. Poi segue l’adolescenza che, coi suoi mutamenti fisici e mentali, porta all’età adulta. Queste fasce di età sono tra quelle con le quali il mondo dello sport ha più a che fare. Il ruolo principale spetta ai genitori e alla scuola, ma le attività extrascolastiche, tra cui quella sportiva, sono importanti, soprattutto oggi. Le pause sono importanti, è bene insegnarle anche ai nostri figli. Nelle pause si entra in contatto fisicamente con gli altri, si interagisce coi cinque sensi, ci si diverte. Siamo entrati nella generazione del “multitasking”. O perlomeno lo sono già i nostri bambini e giovani. Sino a qualche hanno fa, la preoccupazione degli educatori sembrava limitata al numero di ore che i giovani passavano davanti alla TV, oggi si sono aggiunte le playstation, i computers, i cellulari, Facebook e altri Social Netwoork (con relativi rischi). I giovani sono multitasking perché sanno scambiare messaggi via cellulare o Facebook con i loro amici, guardare la TV, parlare con noi adulti e giocare a un videogioco, il tutto nella stessa unità di tempo. In breve, fanno più cose allo stesso tempo. Non possiamo ancora criticare questa nuova tendenza. Se i nati nell’era digitale, da un lato, leggeranno meno libri e giornali e saranno meno in grado di andare in profondità sugli argomenti – cosa che finirà per incidere sui loro meccanismi di apprendimento -, dall’altro, avranno un approccio diverso alla conoscenza, ma nessuno è ancora in grado di dire quale. Sarà migliore o peggiore? Di sicuro le nuove tecnologie comportano un mutamento comportamentale, mentale e comunicativo delle future generazioni. Esse sono più reattive agli stimoli, hanno processi collaborativi migliori, hanno capacità di pensare in modo non sequenziale e di individuare l’essenziale in un mare di informazioni. Niente di nuovo sotto il sole in realtà. Basti pensare ai cambiamenti che hanno portato nel nostro modo di vivere l’invenzione della stampa, del telefono, dell’areo, della lavastoviglie, dell’usa e getta. Ogni rivoluzione tecnologica, semplicemente, ci cambia. Se ci migliora o ci peggiora dipende dai punti di vista e da giudizi di valore. La storia ci insegna che il nuovo è andato ad aggiungersi, non a sostituire l’esistente. Non bisogna quindi avere timori o visioni apocalittiche ma semplicemente essere vigili e attuare i correttivi per tempo, meglio se da adesso. Le nuove tecnologie ridisegnano il mondo delle relazioni umane, della comunicazione tra persone e generazioni. Il rischio può essere, soprattutto per bimbi e giovani, quello di perdere l’empatia, il calore e la reattività che implica il rapporto umano, il coinvolgimento dei cinque sensi. Lo sport è serve alla salute, all’educazione e all’integrazione sociale. Facciamo che lo possano praticare tutti con pari diritti e opportunità.

Matteo Quadranti, candidato PLR al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio