Lega del Gottardo

8 giugno 2007 – Opinione Liberale

Sarà che mentre scrivo mi trovo in servizio militare presso la mia unità d’incorporazione che è lo Stato Maggiore della Brigata fanteria di montagna 9 – detta anche “Brigata del Gottardo” perché raccoglie militi dei Cantoni legati territorialmente e storicamente al massiccio del Gottardo -; sarà anche che è d’attualità, in questi giorni, sui quotidiani svizzeri, il tema della Festa nazionale del 1 agosto sul praticello del Grütli a causa dei timori dovuti ad alcuni esagitati estremisti (ma vogliamo proprio dare loro tutta questa importanza?); sarà che un progetto di centro turistico ad Andermatt paventato da un magnate egiziano combinato con l’idea di “Porta Alpina” a Sedrun nel contesto del cantiere Alptransit e la nuova legge federale sulla politica delle regioni stanno scatenando una nuova vitalità nella regione del Gottardo; sarà infine che a giugno sono previste a Göschenen delle rappresentazioni teatrali all’aperto con oggetto la storia di questo Passo di transito e collegamento tra le genti del Nord e quelle del Sud; saranno tutte queste coincidenze e altri pensieri sparsi che mi hanno rammentato l’ultima intervista rilasciata, alla TSI, da Denis de Rougemont, pensatore liberale, svizzero romando. De Rougemont fu, tra l’altro, fondatore negli anni Trenta, ovvero prima della II Guerra Mondiale, di uno dei primi movimenti di resistenza denominato “Lega del Gottardo”. Fortunatamente, e anche per altri accadimenti, detta Lega non dovette entrare in azione. Il motto del movimento, fondato sulla filosofia che ha caratterizzato l’agire di De Rougemont nei decenni successivi, era “né destra né sinistra, ma avanti dinanzi ai problemi”. La sua tesi politica era mirata sull’idea di persona come opposta all’individuo, l’idea cioè di uomo insieme libero e responsabile, essendo i due aggettivi indissolubilmente legati. Infatti l’uomo è libero nella misura in cui è responsabile e, come per altro riconosce ad esempio la giustizia penale, un uomo non è condannato se ha commesso un delitto in uno stato di assenza di libertà di agire. Il PLRT ha sempre adottato il principio della responsabilità dell’individuo. In questo senso, interessante e attuale, m’appare ancora oggi il distinguo fatto da De Rougemont che contrappone invece il concetto di “persona” – libera e responsabile – a quello di “individuo” anonimo, perso nella massa , l’uomo-massa. Per lui, il rapporto tra uomo e società, a determinate condizioni e in alcune circostanze, è fonte di pericolo per il primo. L’uomo deve restare il Fine Ultimo della società e non il contrario come invece è capitato e capita nei regimi totalitari e, in forme certo diverse e molto attenuate, capita anche nelle democrazie “avanzate” quando, per esempio, il consumismo globalizzato, e quindi standardizzato e standardizzante, ci vorrebbe tutti socialmente “integrati”, “conformati”, quasi “intercambiabili”, oppure quando lo Stato, i Partiti, i Sindacati, le lobby,… considerano la persona come un oggetto da manovrare a proprio piacimento per la ricerca del potere “tout court”, del potere del denaro,…

Non a caso la società di oggi è detta “di massa” e l’individuo vi si confonde e stenta sempre più a capirne i meccanismi e gli è difficile operare le sue scelte con cognizione di causa, ossia in libertà e con responsabilità, malgrado o a causa anche della “massa” d’informazioni circolanti. De Rougemont, svizzero, è stato tra gli ideatori del federalismo europeo, ma il suo approccio mi pare tanto originale quanto ancora distante dall’essere stato adottato dalle istituzioni europee e dall’UE attuale. Infatti, egli, partendo dal concetto illustrato sopra afferma che, per servire le finalità supreme dell’uomo, bisogna avere assolutamente delle piccole comunità (famiglia, Comune, Regione) e avversare le centralizzazioni. Per De Rougemont la persona è veramente responsabile solo verso la propria famiglia, su scala comunale o al massimo regionale. Per cui, non potendo essere responsabile in una “comunità” composta di milioni d’abitanti, ma dovendo comunque essere una comunità “aperta” perché non è possibile vivere in autarchia, il nostro pensatore liberale afferma che bisogna creare delle nuove unità di queste regioni, definite dalle abitudini, dai costumi, anche dall’economia e dallo sviluppo nel corso della storia. Queste unità devono unirsi gradatamente e liberamente, come è avvenuto per la creazione della nostra Confederazione a partire dal patto del Grütli del 1291. De Rougemont, per arrivare a questo obiettivo diceva che dobbiamo partire dalla cultura. Che si tratti di fusioni comunali, di progetti regionali/sovracantonali come quelli della “Porta Alpina” o di una “Regione del Gottardo”, o ancora di bilaterali ulteriori con l’UE, questi passi dovranno avvenire liberamente e gradualmente fondandoci sulla nostra cultura, sui nostri valori e valorizzando la nostra storia tra cui quella del Gottardo e della lotta contro l’oppressore – sotto qualsiasi forma questo abbia assunto o assuma oggi – e a favore della neutralità e dell’indipendenza.

La libertà – per concludere con parole dell’ispiratore di questo contributo – è il potere che si vuole prendere su se stessi.