Le ragioni della scienza

10 Dicembre 2010 – Ballate Maltesi, Opinione Liberale

Nelle democrazie liberali

La società Deloitte e l’UNI di San Gallo hanno presentato in Ticino delle suggestioni per il futuro del business e dell’innovazione in Svizzera. È giunto un invito per un nuovo modello di ricerca applicata nelle università, orientata al mercato, con ricercatori motivati, anche economicamente, ad es. attraverso il loro coinvolgimento azionario in società miste fra Università (e quindi Stato) e imprese. Bene! Allora tre sono gli ordini di considerazioni: (1) per far ciò occorrerà essere aperti al mondo (universitario, scientifico e imprenditoriale internazionale), ciò che non pare essere nelle corde dei mandolini leghisti. La ricerca, la conoscenza, come la cultura del “fare impresa”, sono globali e vanno sviluppate dentro il Cantone, ma cercate anche fuori da esso e nei mercati emergenti. Chiudendoci, non torneremo al Ticino agricolo di 100 anni fa (tanto caro all’UDC!?), ma certo non progrediremo. (2) Promuovere l’iniziativa individuale, l’imprenditorialità, nonché l’innovazione tecnologica, rientra nella tradizione liberale. Il ruolo dello Stato appare, a tutti, anche qui, di fondamentale importanza poiché quest’ultimo: legifera, decide, gestisce la pubblica istruzione dei cittadini/imprenditori e lavoratori, promuove l’innovazione e la ricerca scientifica grazie ad aiuti mirati, istituti specifici (USI, SUPSI, Centri di scienze computazionali o di biomedicina, vari poli tecnologici o nuove possibili Facoltà) e in settori nei quali è richiesto comunque un investimento pubblico (diretto o tramite incentivi) a scopo di ricerca e sviluppo: per es nelle energie rinnovabili. Se i capitali privati contribuiscono spesso in questo settore, il ruolo dello Stato resta necessario. Un Ticino Polo scientifico avrebbe un potenziale di attrattività enorme per quel Ticino aperto e coraggioso che vogliamo. Se l’attrattività del nostro Cantone può avvenire anche grazie alle misure d’ordine fiscale, al ri-orientamento del settore bancario e para bancario, non da meno, vanno riconosciute come altrettanto determinanti per l’imprenditore o ricercatore estero: un’amministrazione funzionante e di prossimità col cittadino, una stabilità politica e sociale, un ambiente e un clima gradevole dove poter vivere. (3) La vita aborre l’immobilismo, è dinamica e questo dinamismo dev’essere assecondato dalle istituzioni, dall’educazione, dalla tecnologia. La scienza è stata, con la democrazia di cui condivide alcuni valori di fondo, il vero motore di un’intelligenza mobile e antidogmatica. La democrazia, che non si ferma al momento del voto, deve costituire delle procedure per permettere ai cittadini di affrontare direttamente i problemi che li riguardano. Secondo il filosofo John Dewey (1859-1954), tutto è caratterizzato da connotati sperimentali: la teoria della conoscenza, l’etica, la filosofia politica,…Al centro vi è il processo di ricerca, che non raggiunge mai risultati certi e definitivi, ma che mette continuamente in discussione, per confutarle o affinarle, le conoscenze acquisite. Non è la perfezione la meta della vita, ma il processo incessante di perfezionare, maturare e raffinare. Per questo Dewey prese sul serio la rivoluzione darwiniana la quale sradicava la tesi immobilistica del “creazionismo”. Per Dewey, la consuetudine tende a ottundere perfino l’indagine scientifica sbarrando la strada alla scoperta, all’invenzione. Sul versante politico, Dewey impronta il suo nuovo “liberalismo democratico” su una visione dinamica della società, della vita e della cultura. La stessa rivoluzione delle istituzioni va sottoposta al metodo sperimentale. Le capacità innovative della democrazia derivano dalla sua capacità di includere un numero sempre maggiore di soggetti nella gestione diretta dei problemi (democrazia partecipativa, fatta di “patti”). Una partecipazione reale, guidata da un informazione libera e trasparente, da sostanza a un liberalismo che si cura innanzitutto di formare individui non manipolabili. Senza questi, avremmo semplicemente delle democrazie “elettorali” ma di fatto “illiberali”. Il mondo ha visto crescere le democrazie sulla carta, non quelle reali. Le moderne rivoluzioni scientifico tecnologiche hanno avuto un ruolo culturale e operativo nell’origine storico-sociale delle democrazie costituzionali. I principi delle democrazie liberali e le regole per far funzionare efficacemente il mercato capitalistico, adottarono i valori morali e i criteri operativi delle scienze sperimentali (osservazione empirica controllata e ragionamento ipotetico-deduttivo). Gli artefici della moderna idea di libertà individuale sarebbero Descartes, Galileo, Bacone, Newton, Locke, Spinoza, Hume, Jefferson e Smith. Le élite scientifiche oggi partecipano meno che allora all’elaborazione dei progetti di riforma politica nei paesi occidentali. Thomas Jefferson diceva che per usare meglio la libertà e apprezzare la superiorità dell’esperimento ininterrotto che è la democrazia, serve più istruzione al pensiero critico. Ergo, più scienza nelle scuole e nella società in genere, e anche nel metodo politico.