LE MIGRAZIONI AUMENTERANNO. BISOGNA PREPARARSI

Ci sono aspetti nella vita di ognuno con i quali preferiremmo non trovarci confrontati. Domande o responsabilità scomode a cui non vorremmo dover dare risposta perché turbano la nostra tranquillità. Ma poi ci sono due tipi di persone: quelle che semplicemente danno la colpa a qualcun altro e credono basti tenerlo lontano e poi ci sono quelle che da un esame più approfondito e documentato vedono che ad esempio ci sono fenomeni più ampi e superiori alle nostre singole volontà, come le migrazioni, che aumenteranno e alle quali bisognerà solo prepararsi nel migliore dei modi. Il 42% degli africani tra i 15 e 24 anni è prontO a lasciare il proprio continente. Gli stranieri arrivati in Europa negli ultimi 10 anni sono stati circa 200’000 l’anno e non sono forzatamente tra i più poveri in quanto avevano almeno i soldi per pagarsi il viaggio, ma nei prossimi 30 anni aumenteranno. Se si considera che la classe media africana si computa in circa 150 milioni (su 1.3 miliardi che passeranno a 2.5) con un tasso di crescita esponenziale da qua al 2050, si comprende che l’esodo sarà importante perché chi si sposta lo farà per motivi bellici, climatici (aumento della temperatura prevista tra 3 e 5 gradi entro fine secolo rendendo inabitabile e incoltivabile gran parte del territorio con 50 milioni di profughi climatici secondo l’ONU) o per fame nelle fasce povere in crescita viste anche le disparita tra classi sociali. Quelle ricche si impossessano poi delle enormi ricchezze (petrolio, gas, risorse naturali) e i profitti vengono esportati fuori dall’Africa. Vi sono poi alcune eredità coloniali che mantengono ancora le loro responsabilità a cui si aggiungono la potenza cinese e alcuni trattati, quali gli Accordi di partenariato economico (APE) che non sono altro che forme di neocolonizzazione, o la vendita di materiale bellico. Dobbiamo aiutare l’Africa a non perdere i suoi cittadini che sono le risorse per la loro crescita e non cercare soluzioni politiche con cui crediamo invano di aiutare i nostri figli. Secondo l’Alto commissariato dei rifugiati, i profughi nel mondo sono 65 milioni di cui 14% si trova in Occidente mentre il restante 86% è ancora ospite in altri Paesi poveri.

Che lo si voglia o no – e non è una questione di aperture o chiusure ideologiche e fisiche – le migrazioni saranno una delle sfide della modernità che si scontrerà con i nostri bisogni naturali e istintivi di sicurezza, di protezione delle proprie tradizioni, della cultura del territorio e del senso occidentale di democrazia. Questo tipo di fenomeno andrà valutato e gestito sia dal profilo della sostenibilità del singolo Stato in un’ottica però sovranazionale e quantomeno continentale. Delle misure fondamentali resteranno quelle di scolarizzazione obbligatoria di tutti i minori stranieri e di educazione a quelli che sono i valori svizzeri di coesione e convivenza, di diritti ma anche e soprattutto di doveri verso gli altri e verso la cultura di chi è pronto ad accogliere l’altro. Il rifiuto straniero è anche dovuto al fatto che in alcuni Paesi non ci si è preoccupati a sufficienza dei propri perdenti della globalizzazione che hanno visto minacciato quello che lo Stato sociale garantiva loro. La migrazione sarà un compensatore del calo demografico e servirà a mantenere il nostro tenore di vita grazie a nuove braccia e cervelli, ma è anche vero che ci vuole molto lavoro per fare di uno straniero un vicino e poi un cittadino. In breve, non si risolve la questione puntando il dito sui migranti ma semmai ragionando col cervello alle cause di queste fughe verso l’Europa. Si tratta di trovare, perché vi è ancora margine di manovra, soluzioni umane e che non siano l’indifferenza alle decine di migliaia di morti in mare, alle torture o stupri in Libia. Almeno sotto Natale una riflessione possiamo farcela. Una volta ce la facevamo.

Matteo Quadranti, deputato PLR