La cultura e scienza: presidi di libertà e democrazia

L’anelito della libertà e l’odio per la dominazione da parte di singoli uomini o gruppi forti sono, per certi versi, caratteri innati negli esseri umani, i quali sono, allo “stato di natura”, animali democratici.

Il rinvenimento, nel ventesimo secolo, dei bisonti d’argilla delle grotte di Tuc d’Audoubert, manufatti di altissima qualità risalenti a decine di migliaia di anni fa, ci mostra che i nostri antenati erano tutt’altro che trogloditi pelosi che emettevano grugniti, ma avevano un’anima artistica. Gli esseri umani sono quindi, per natura, non soltanto per cultura, delle grandi scimmie che fanno arte, consumano arte e sono dipendenti dall’arte. La narrazione è sempre stata la regina delle arti. Il nostro amore per la musica, la scultura, la lettura e la danza sono espressioni differenti della nostra infatuazione per l’arte di raccontare.

La narrazione è probabilmente la principale attività sociale attraverso la quale si compie la creazione di senso collettivo. Altrimenti detto, è il modo in cui un’intera società concorda su tutto ciò che conta. Un popolo che vuole governarsi da sé deve armarsi del potere che dà la conoscenza, scriveva James Madison (4° presidente USA). Immagino Trump (45° presidente) non abbia colto quell’insegnamento.

Si dovrebbe comprendere quindi come da un lato la cultura umanistica sia il presidio di libertà in cui trovare i geni invisibili della democrazia, mentre dall’altro lato la scienza è l’unico strumento che ci costringe a vedere ciò che è effettivamente di fronte a noi, anziché quello che i nostri ego e le nostre storie vorrebbero farci vedere. La scienza è il più potente mezzo che abbiamo per impedire che le storie provochino un caos sfrenato nelle nostre vite.

La filosofia con la logica educano alla democrazia e allo spirito critico (fondamentale nell’era digitale e dell’intelligenza artificiale), al problem solving; la storia insegna ai nativi democratici che tutto è possibile e ad essere antidogmatici; la cultura umanistica, la letteratura e l’arte garantiscono l’alleanza tra economia (di cui sono presupposti) e democrazia. Tutte conoscenze che rendono possibile quel “governo d’opinione” (Tocqueville) che consente di “controllare il potere” (Popper) che noi chiamiamo liberaldemocrazia.

I biologi evolutivi parlano di ambiente, come “stato di natura” mutevole, a cui l’umano deve adattarsi o morire.

Nell’era dei social media, le piattaforme hanno iniettato dei virulenti cancerogeni sociali – odio, divisione, fissazioni deliranti, fake – direttamente nel flusso sanguigno del corpo politico. Le false narrazioni battono quelle vere.

Saper distinguere vero e falso, demagogia da democrazia, leadership dal followership è una priorità dell’homo sapiens geneticamente liberaldemocratico.

Matteo Quadranti