Il Futuro è adesso

Marzo 2011 – Il Ginnasta – organo ufficiale dell’Associazione Cantonale Ticinese di Ginnastica

L’importanza della ginnastica per i nostri giovani

Il massimo della materia grigia pare venga raggiunto a 12 anni. Poi segue l’adolescenza (ca. 13-19 anni) che, soggetta a mutamenti fisici e mentali, porta all’età adulta. Queste fasce di età sono tra quelle con le quali il mondo della ginnastica ha più a che fare. Il ruolo principale spetta ai genitori e alla scuola, ma le attività extrascolastiche, segnatamente quella sportiva, sono importanti e lo sono soprattutto oggi. Mi spiego. I genitori distratti che, mentre parlano coi figli rispondono al telefono o giocano con l’iPhone, mettono a rischio il loro sviluppo. I bambini, già a partire dei 9 mesi di vita hanno bisogno del faccia a faccia col genitore e di essere coinvolti in una situazione empatica, di calore, di fisicità affettiva. Quando poi iniziano a crescere e a utilizzare i nuovi mezzi tecnologici, genitori e educatori devono saperli distogliere dal passare tutto il tempo libero a messaggiare, videogiocare o guardare la TV. Devono praticamente intervenire per non lasciarli soli, isolarsi. Devono saperli interrompere e portarli a giocare, a fare dello sport e quindi, perché no, in palestra. Le pause sono importanti, è bene insegnarle anche ai nostri figli. Nelle pause si entra in contatto fisicamente con gli altri, si interagisce coi cinque sensi, ci si diverte. Siamo di fatto già entrati nella generazione di internet e del “multitasking”. O perlomeno lo sono già i nostri bambini e giovani. Se sino a qualche hanno fa, la preoccupazione degli educatori sembrava limitata al numero di ore che i giovani passavano davanti alla TV (alcuni sino a 6 ore al giorno), oggi si sono aggiunte le playstation, i computers, i cellulari, Facebook, Second Life e altri Social Netwoork (reti sociali su Internet). I giovani sono definiti multitasking perché sono in grado di scambiare messaggi via cellulare o Facebook con i loro amici, guardare la TV, parlare con noi adulti e giocare a un videogioco, il tutto nella stessa unità di tempo. In breve, fanno più cose allo stesso tempo. Non dobbiamo o possiamo ancora avere un approccio retrogrado e criticare questa nuova tendenza. Infatti, se i nati nell’era digitale, da un lato, leggeranno meno libri e giornali e saranno meno in grado di andare in profondità sugli argomenti – cosa che finirà per incidere sui loro meccanismi di apprendimento -, dall’altro, avranno un approccio diverso alla conoscenza, ma nessuno è ancora in grado di dire quale. Sarà migliore o peggiore? Prematuro affermarlo. Di sicuro le nuove tecnologie comporteranno un mutamento comportamentale, mentale e comunicativo delle future generazioni (che sono già quelle dei nostri ginnasti ora in palestra). Esse sono più reattive agli stimoli, hanno processi collaborativi migliori, hanno capacità di pensare in modo non sequenziale e di individuare l’essenziale in un mare di informazioni. Niente di nuovo sotto il sole in realtà. Basti pensare ai cambiamenti che hanno portato nel nostro modo di vivere l’invenzione della stampa, della macchina a vapore, del telefono, dell’areo, della lavastoviglie, dell’usa e getta e via discorrendo. Ogni rivoluzione tecnologica, semplicemente, ci cambia. Se ci migliora o ci peggiora dipende dai punti di vista e da giudizi di valore. La storia ci insegna che il nuovo è andato ad aggiungersi, non a sostituire l’esistente. Non bisogna quindi avere timori, paure o visioni apocalittiche ma semplicemente essere vigili e attuare i correttivi per tempo, meglio se da adesso. La televisione e i vari gadget tecnologici citati, ai quali aggiungo la Wii fitness (una consolle che permette di fare ginnastica a casa con un monitore virtuale), di sicuro ridisegnano il mondo delle relazioni umane, della comunicazione tra persone e generazioni. Il rischio può essere, soprattutto per bimbi e giovani, quello di perdere l’empatia, il calore e la reattività che implica il rapporto umano, il coinvolgimento dei cinque sensi. La palestra è quindi un buon rimedio.

 

Avv. Matteo Quadranti, presidente ACTG