Il futuro delle energie rinnovabili 

6 luglio 2011 – Corriere del Ticino

Quo vadis Svizzera?

Allo Stato incombe promuovere il futuro ecologico, economico e energetico di questo nostro fortunato Paese anche tramite una politica estera federale e interdipartimentale.
Lo scorso 2 luglio il PLR ha tenuto il suo congresso in vista delle prossime elezioni federali 2011. L’occasione è ghiotta per fornire una visione più ad ampio raggio di una politica proattiva nell’ambito delle energie rinnovabili di moda oggi nelle agende di molti partiti e governi. Allo stadio attuale delle conoscenze tecniche, un progetto strategico in questo ambito deve lasciar aperta l’opzione di un mix energetico per evitare di passare da una dipendenza (petrolio, nucleare, gas,…) ad un’altra. Le energie rinnovabili hanno un grande potenziale che può portare al nostro Paese, oltre ad uno sviluppo ambientale sostenibile grazie una migliore efficienza energetica, anche: posti di lavoro, aziende ad alto valore aggiunto e quindi nuove entrate fiscali. Una visione politica, a medio/lungo termine, circa queste energie non si può limitare solo a quanto si può fare all’interno del nostro Paese (risanamento energetico degli edifici, rinuncia al nucleare, rinnovo impianti idroelettrici,…) o a meri proclami e astratti auspici ecologisti.
Il futuro industriale dell’elettronica di consumo, delle telecomunicazioni, dell’informatica dipende da alcuni elementi naturali noti come “Terre rare”. Ma anche il successo tecnico, e di mercato, delle turbine eoliche, dei magneti permanenti necessari ai motori dei veicoli elettrici e della chimica delle batterie usate dalle auto ibride, per fare solo alcuni esempi, dipendono da queste Terre rare. Si tratta di alcuni (17) elementi delle Tavole periodiche (cerio, neodimio, scandio, ittrio, lantanoidi, ecc…). Ciò che è importante ritenere sono alcuni altri fattori. Il primo è che queste Terre rare paiono essere abbondanti sotto la crosta terrestre ma solo in alcune parti del mondo. Il secondo è che i costi di esplorazione, prima, e di estrazione e lavorazione, poi, appaiono ancora elevati e difficoltosi. Ad esempio la Cina, uno dei nuovi e potenti Paesi emergenti, pur avendo sul proprio territorio circa un terzo dei giacimenti mondiali noti ad oggi, estrae ben il 95% di queste materie prime utilizzate attualmente nel mondo. La Cina ne detiene quindi quasi il monopolio, come altri Paesi lo hanno tenuto sinora per il petrolio. Per modo che s’ella decide di ridurne la produzione, ecco che i prezzi salgono. Ciò ha messo in allarme alcuni Governi che hanno almeno due opzioni su cui puntare: la prima, investire nell’esplorazione di altri e nuovi giacimenti per poi aprire nuove miniere. La seconda, invece, è puntare su laboratori e centri di ricerca avanzata (pubblici e privati) per lo sviluppo di tecniche (nanotecnologie) per estrarre ad esempio dai rifiuti tecnologici queste materie prime. L’Europa sta infatti puntando sul riuso di materie prime presenti nei rifiuti: quindi riciclo spinto e tracciabilità dei rifiuti elettrici ed elettronici dove questi materiali sono già presenti. Anche nella vicina Italia, notoriamente non un Paese che eccelle nel sostegno alla ricerca, vi sono delle aziende che si stanno specializzando in queste operazioni di riciclo. Recuperare materiali già usati è infatti più economico che estrarne e produrne di nuovi. Inoltre la ricerca in atto sta cercando dei sostituti in natura, rispettivamente di produrre artificialmente questi elementi necessari all’industria e ai settori sopra indicati.
La Svizzera ha condizioni quadro di partenza ottimali (capitali, strutture e competenze, qualità di vita e formazione) per poter quindi investire anche in questo settore. Ad esempio andando proattivamente a caccia di ricercatori e di aziende straniere e attirarle da noi per lo sviluppo sinergico di queste nuove attività e fonti di produzione di energie rinnovabili, posti di lavoro altamente qualificati e quindi generare un indotto positivo per il nostro Paese. Oppure investendo all’estero (perché non anche in Cina), con programmi di cooperazione internazionale e/o di ricerca.
Pertanto, quando parliamo genericamente di incentivare le energie rinnovabili, bisogna poi concretizzare questi auspici e avere una visione che vada oltre a quella puramente “verde”, ambientale e ecologista.

Avv. Matteo Quadranti, Gran Consigliere PLR