Il cappellaio matto UDC

Questa è, si spera, la storia di Elvezia che si risveglia e il 25 novembre 2018 l’incubo finisce. Lasciato il mondo delle meraviglie propostoci dall’UDC/Lega, Elvezia torna alla realtà, nella sua affidabile e storica casa per l’ora del tè. Un rituale, quello del tè, che come quello dell’arte delle trattative, della diplomazia ha sempre garantito ad Elvezia di difendere i propri interessi negli scambi commerciali, umanitari e sociali col resto del vasto mondo che ci circonda e nel quale sediamo tra quei Paesi in prima fila. Ma ripartiamo dall’incipit del racconto: sognando di seguire un coniglio bianco, Elvezia (Alice, nella finzione letteraria) cade letteralmente in un mondo sotterraneo fatto di paradossi, di assurdità e di nonsensi. Nella sua caccia al coniglio – quello che l’Udc pensa di sortire dal cilindro magico del diritto svizzero prioritario a quello internazionale – ad Elvezia accadono le più improbabili disavventure. Caduta appunto nella buia tana del coniglio, ad Elvezia si presenta un lungo corridoio con una moltitudine di porte che la bimba tenta invano di aprire.

E così sarà se dovesse passare l’iniziativa UDC di cui sopra. Perdendo la propria affidabilità di Paese che rispetta gli accordi internazionali, Elvezia si troverà di fronte a molte porte chiuse da chi non avrà più la certezza del diritto e del rispetto degli scambi commerciali, delle obbligazioni internazionali. Perché le porte chiuse non solo impediscono a persone, capitali, merci e servizi di entrare ma anche ai nostri di uscire. E sappiamo bene che la casa di Elvezia non ha abbastanza da vivere in isolamento. La storia degli assedi – senza scomodare l’arte della guerra di von Clausewitz – ci insegna che difficilmente gli assediati ne escono vincitori.

Il paradosso è, tra altri, che chi ha lanciato l’iniziativa per l’autodeterminazione a presunta difesa del nostro Paese in realtà viola i capisaldi della nostra cultura giuridica, della nostra tradizionale spinta al compromesso economico, della protezione dei diritti dell’uomo, della proprietà intellettuale, della formazione e dell’interscambio dei migliori cervelli tra università e centri di ricerca svizzeri ed esteri. Fattori questi che ci hanno garantito la prosperità e di poter fornire delle opportunità ad ogni generazione. Il nonsenso è che tutto questo – con la pretesa di una “migliore” democrazia svizzera – non farà altro che indebolire la nostra forza competitiva a beneficio di tutti i cittadini grazie a centinaia di accordi internazionali di cui quotidianamente non ci rendiamo purtroppo conto del benessere che ci portano. L’assurdità sta nel fatto che l’intera operazione ha un mero scopo propagandistico a fini elettorali, ovvero per l’incetta di seggi, per i pochi.

Il Cappellaio Matto, nella casa della Lepre “Novembrina”, assieme al ghiro, continuano a spostare le tazze di tè e a cambiare di posto e dipendenza della propria convenienza. Ma fortunatamente Elvezia capisce che l’orologio del cappellaio segna sempre e solo il giorno (quello presente), ma non l’ora (che invece passa e va avanti, verso il futuro). Il presente è la conquista del potere politico, il futuro è l’interesse pubblico generale secondo le nostre tradizioni che hanno dato prova di garantirci molti primati. Così, per avviarci verso la fine, Elvezia (alias Alice) si rende conto ad un certo punto di essersi trovata confrontata a un mazzo di carte con molte picche da un lato e cuori, accordi “quadri” e fiori dall’altro, in un campo pieno di buche dove alcuni giocatori urlano in una gran confusione di idee (come è il testo dell’iniziativa) pensando che alzar la voce sia segno di forza e determinazione quando invece è semmai solo il tentativo di far cadere la colpa, nel “processo politico” che si è instaurato, sul fante di cuori. “Sentenza prima, verdetto poi” declama la regina del Paese delle meraviglie, ma Elvezia dissente e quando si alza per testimoniare ritrova la giusta misura della realtà e dice: “non siete altro che un mazzo di carte“.  Fuori di metafora: il 25 novembre non è un gioco, non è un castello di carte: c’è la realtà del nostro benessere sul tavolo e con questa non si scherza.

 

Avv. Matteo Quadranti, gran consigliere PLR