Freno ai costi di cassamalati

Cosa c’è di più difficile per la politica nel suo insieme di tentare di contenere a breve termine i costi della sanità? E cosa c’è di più facile per un politico o un partito di tentare di profilarsi con ricette miracolose contro i costi galoppanti della sanità? Questa antitesi conduce spesso a proclami e presunte agognate soluzioni in un ambito politico in cui la complessità e gli interessi sono più accentuati che altrove. Questo vale anche per l’iniziativa popolare “Per premi più bassi – Freno ai costi nel settore sanitario” del Centro che vuole definire soglie massime per l’aumento annuale dei costi. Se la soglia viene superata, è necessario prendere misure vincolanti per ridurre i costi. Il Consiglio federale ha ripreso il concetto in un pacchetto di misure che di fatto è un controprogetto all’iniziativa e, insieme al testo originale, è attualmente al vaglio del Parlamento. La proposta del Governo prevede, in caso di un aumento eccessivo della spesa sanitaria, di limitarla burocraticamente per ogni gruppo di costo.

Frenare i costi nella sanità deve essere l’obiettivo di chi ha a cuore che l’attuale sistema non crolli di fronte ad un’insostenibilità economica e politica. Ma prevedere soglie rigide e misure unilaterali sulle tariffe porta a incentivi problematici. Iniziativa e “controprogetto” riprendono concetti propri a una sanità di Stato con tanta burocrazia su cui puntualmente e prevedibilmente il Parlamento si è impantanato. La soluzione ai costi crescenti non dovrebbe piuttosto passare da altre misure, che creino incentivi per tutte le parti in causa affinché si migliorino ulteriormente la qualità, si sfruttino efficienze e sinergie e si contengano i costi?

E di fronte all’urgente necessità di intervento, è senz’altro particolare vedere il Parlamento federale dibattere agguerrito su soluzioni superficiali, dirigiste e poco promettenti quando da anni sono sul tavolo proposte concrete equilibrate e potenzialmente efficaci. Di esempi ve ne sono vari: l’adozione di nuovo tariffario medico TARDOC (oggi è in vigore Tarmed), che permetterebbe di evitare sovrafatturazioni, continua ad essere rinviato con i pretesti più strani. Addirittura, dal 2007 (!) è sul tavolo del Parlamento nazionale la proposta di revisione del sistema di finanziamento ambulatoriale e stazionario. Oggi il primo è completamente a carico dei nostri premi di cassa malati, mentre il secondo è finanziato per oltre la metà dai cantoni. Finanziando entrambi i sistemi con le stesse proporzioni sarà finalmente sfruttabile il progresso medico che permette molti più interventi ambulatoriali, ciò che si rifletterà positivamente sia sui nostri premi che sui costi in generale. Anche nel settore dei farmaci sarebbero possibili misure incisive. Intervenire nella sanità è un lavoro certosino e difficile che spetta all’insieme della politica. Un singolo o audace politico o gruppo in cerca di gloria non riesce a smuovere nemmeno un sassolino. Che il Parlamento si diverta a dibattere sui grandi proclami è forse comprensibile ad un anno dalle elezioni. Ma poco utile per la sostenibilità del nostro sistema sanitario e in fin dei conti delle tasche dei cittadini.

Matteo Quadranti, Gran Consigliere PLR