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Maggio 1993 – La Voce
Condizione di chi è temporaneamente e involontariamente senza un’occupazione retribuita o condizione di chi è sfaccendato: cos’è la disoccupazione? Entrambe le cose se si vuol prestar fede alle eccezioni fornite dai dizionari. Ciononostante, mentre la prima può e deve trovare anche nel nostro partito un partner disponibile, la seconda non può che incontrarci quali nemici. Infatti chi ritiene di potersi crogiolare in una società di diritti senza doveri, di sole spettanze quindi, partecipa insanamente alla creazione di una società in equilibrio instabile. Colui che abusa delle prestazioni fornite dall’assicurazione disoccupazione non merita assistenza: perciò i liberali devono accogliere ogni riforma legislativa in tal senso. Completamente diversa e l’impostazione da dare al problema di coloro che sono giocoforza senza un’attività retribuita. Nelle proposte risolutive avanzate dalla sinistra non è nuova la visione unilaterale dei diritti sociali. Ovvero, ottenuti giustamente diritti civili e politici, la sinistra è dimentica che a differenza di quelli, i diritti sociali – tra cui le indennità disoccupazione – costituiscono spesso dei costi a fondo perduto. Spronando quindi in continuazione il depauperamento delle risorse statali, le quali traggono origine dall’economia, i partiti di sinistra non riconoscono che vi sono limiti oggettivi i quali non possono essere oltrepassati. V’è da credere che loro non conoscano il mito di Giano Bifronte, il quale veniva raffigurato con una particolarità fisica tale da permettergli di vedere simultaneamente le cose che stavano a monte e a valle dei punto in cui si trovava. I liberali di contro ben sanno che per poter offrire – a valle maggiori opportunità di lavoro, quantomeno a lungo termine, e mantenere una adeguata assistenza ai disoccupati, soprattutto quelli strutturali, bisogna – a monte – guardare all’incentivazione dei meccanismi di produzione di ricchezza attuabili a breve e lunga scadenza nell’economia di mercato. Non è questa la sede adatta a ribadire le modalità e gli obiettivi da perseguire alfine di rivitalizzare l’economia atteso come la stampa liberale ticinese li abbia abbondantemente esposti a più riprese da un lato, e visto l’indubbio carattere globale e mondiale della problematica che riduce considerevolmente le possibilità d’intervento prettamente locale, dall’altro. Resta fermo però che il Municipio di Balerna non ha atteso che gli venissero calate soluzioni dall’alto o dal fianco per esaminare entro i propri limiti la problematica della disoccupazione. E non hanno così tardato le iniziative volte, sull’onda breve, a risolvere le difficoltà di parte dei circa 70 senzalavoro registrati nel mese di maggio a Balerna e, sull’onda lunga, a creare nuove occasioni di lavoro stabile. Tra quelle di primaria attuabilità v’è il programma d’occupazione temporanea per il 1994 nell’ambito dei lavori di risanamento delle frane di Ligrignano e Casiaccio auspicati pure dalla Fondazione Parco della Breggia e sussidiati dalla Confe derazione per l’85% e dal Comune per il restante. Inoltre, per le grandi capacità prospettiche dei li berali devesi porre in risalto la paternità e l’impegno profuso alfine di portare a buon fine il progetto di parco tecnologico dei Pian Faloppia: primo passo verso l’industrializzazione che porterà alla creazione di migliaia di occasioni di lavoro. Nel frattempo non resta quindi che formulare l’augurio che l’onda breve si frantumi presto.