DIRITTI DELL’UOMO: tra storia, presente e futuro

7 agosto 2014 – La Regione

DIRITTI DELL’UOMO: tra storia, presente e futuro

L’Encyclepédie di Diedort e d’Alambert definisce una “Nazione” come: “Una quantità considerevole di popolo, che abita una certa estensione del Paese, racchiusa entro determinati confini, e che obbedisce al medesimo governo”. La concezione illuministica della nazione non fa parola circa la storia, la cultura, la lingua, la religione quali elementi costitutivi di una nazione: non si accenna a ”identità” o “comunità”. Gli enciclopedisti sostenevano l’universalismo; una società intesa come somma di cittadini, non come organismo vivente; un’autorità fondata sulla democrazia e la laicità piuttosto che su un dio o un’aristocrazia ereditaria; un individuo autonomo e maturo definito per ciò che lo unisce agli esseri umani, non come individuo separato dagli altri. Anche per questo i Lumi hanno generato critiche da 200 anni a questa parte, inclusi gli anti-Lumi quali sono il fondamentalismo islamico ma anche i movimenti nazional-populisti europei e nostrani. Negli ultimi decenni è emerso che i Lumi furono il tentativo di costruire un nuovo umanesimo dei moderni, una straordinaria rivoluzione culturale destinata a condizionare ancora il nostro presente. Con la Rivoluzione francese e il Terrore, il progetto illuminista di difendere l’uomo s’interruppe e la storia europea prese un’altra strada dacché emersero poi i nazionalismi di cui sappiamo. Ma perché l’Illuminismo ha scoperto e puntato tutto sui diritti dell’uomo? La risposta risiede nei quasi 200 anni (dal ‘500 al ‘700) di guerre religiose e civili che coinvolsero, con i suoi orrori, milioni di persone in Europa. Guerre tra protestanti e cattolici che spaccarono la cristianità e la sua idea di una Verità unitaria, fecero nascere odi inestinguibili, incrementarono il numero degli scettici e soprattutto misero in crisi l’idea dominante secondo la quale non c`è né comunità umana né civiltà possibile senza religione. Infatti, lungi dal frenare o limitare la volontà di potenza e lo spirito assassino dell’uomo, Dio era infatti divenuto – e lo è tuttora – l’incredibile pretesto per uccidersi, senza pietà: allora, tra cristiani, e ancora oggi tra mussulmani, nonché tra cristiani e mussulmani, mussulmani ed ebrei,… Lo ammisero e compresero i padri del moderno diritto naturale volto a creare una nuova scienza morale dei doveri dell’uomo slegata da religioni che mettevano e mettono tutti contro tutti. Si andò verso la scoperta dell’idea morale dei diritti dell’uomo come possibile freno e limite all’istinto di potenza, conquista, avidità e crudeltà dell’uomo. Fu sul fallimento della cristianità in fiamme, che minacciava di travolgere la stessa esistenza dell’individuo, che nacquero quindi l’Illuminismo e il suo linguaggio politico dei diritti. Si inizio dal diritto naturale alla vita di Hobbes, alla libertà religiosa con Barbeyrac, e si finì con il diritto alla ricerca della felicità di Burlamaqui, affidandosi all’opera dell’uomo ragionevole, non alla divina provvidenza. La creazione di una nuova morale razionale e universale basata sui diritti, l’educazione all’umanità non più legata al nesso morale-religione quale principio fondatore della convivenza civile, divennero i veri obiettivi. Si fece largo con Voltaire, Rousseau, Filangeri l’idea di una “religione naturale” comune a tutti i popoli pensata per migliorare l’esistenza degli individui e il rispetto dei loro diritti, nonché le prime indagini sulla religione come esperienza e bisogno esistenziale dell’uomo di lenire le sofferenze e le angosce. La riscoperta dei diritti dell’uomo è avvenuta dopo la Seconda guerra mondiale, dopo la Shoah e ciò conferma la loro necessità a combattere la volontà di potenza di taluni. Purtroppo la lezione non è appresa. Lo constatiamo giornalmente. Ancora oggi vi è enorme difficoltà ad accettare la natura universalistica e cosmopolita legata all’idea di dignità dell’uomo. Mentre nessuno osa dubitare del carattere universalistico della scienza o del mercato, ciò non vale per i Diritti dell’uomo. E ciò benché siano tutti figli di quel mondo. I diritti dell’uomo fanno paura e la fanno a quei poteri a cui danno fastidio l’autonomia, le libertà e i diritti fondamentali dell’uomo. I poteri cambiano, assumono nuove e svariate forme, prediligono l’ignoranza all’educazione. Da qui la necessità di restare vigili, rinnovare e adattare costantemente il dibattito sui diritti dell’uomo. Guai a prescinderne, peggio a dimenticarsene. Puntiamo ovunque su un individuo fabbro del proprio destino di progresso.

 Matteo Quadranti, deputato PLR