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29 ottobre 2010 – Ballate Maltesi, Opinione Liberale
…e di populismo.
Nel bambino, alla saggezza epistemoligica si somma quella morale. Fin dalla nascita egli sviluppa una dimensione di giudizio morale in due modi: attraverso l’immedesimazione empatica negli altri, elabora il concetto di ciò che è bene e male; attraverso la propensione naturale segue e elabora un proprio codice di condotta. Due storielle filosofiche.
Prima storia. Una volta i bambini non facevano mai indigestione malgrado tutte le caramelle che, senza fare i sofistici, si pappavano beatamente convinti che alla fine non avrebbero fatto poi così male. Un giorno arrivò un “Dottore” che fece sedere i bambini e cominciò a dargli lezioni. Gli parlò dell’apparato digerente, dei suoi organi e di come tutto fosse in un delicato equilibrio e minacciasse di crollare da un momento all’altro. I bambini si spaventarono e da ciò iniziarono i problemi. Prima, infatti, senza saperlo, digerivano. Adesso, invece, che conoscevano questa misteriosa minaccia, e molte altre simili e inquietanti che il “Dottore” gli aveva propinato, erano sempre preoccupati. “Riuscirò a digerire? Che mi succederà?”. Col risultato che non riuscivano più a mangiare e dipendevano dai “consigli amorevoli del Dottore”. Quando videro che non si divertivano più, i bambini si riunirono in assemblea in un bel prato fiorito e decisero che il “Dottore” andava cacciato con un bel calcione. Detto e fatto, la pace tornò a regnare. A un certo punto, sentirono un gran clangore provenire dalla stanza degli adulti. Incuriositi i bambini andarono a vedere. Il “Dottore” da loro cacciato era andato dai grandi e questi lo avevano lasciato parlare, parlare … e si erano fatti “insegnare” tutto, non solo sulla digestione, ma anche di altri fenomeni oscuri e terrificanti. E adesso, mentre il “Dottore” troneggiava sulla sua cattedra e sorrideva compiaciuto, gli adulti si dispiacevano, urlavano e si prendevano a calcioni. Avevano scoperto tutti i mali del mondo. I bimbi allora fecero spallucce e chiusero la porta. Misero il cotone nelle orecchie e si rinfilarono sotto le coperte con un bel pezzo di torrone.
Seconda storia. C’era una volta un bambino che aveva paura di tutto. C’era anche, quella stessa volta, in quella stessa parte del mondo, un uomo che sembrava non aver paura di niente. Un giorno l’uomo senza timori sentì il bambino timoroso di tutto e decise di aiutarlo. Si recò a casa sua, nella cameretta dove se ne stava sempre nascosto sotto il letto e cominciò a parlargli. “Là dove sei, hai smesso di aver paura?” gli chiese l’uomo. “No” rispose il bimbo “la paura c’è sempre”. L’uomo gli chiese: “E sai perché?”. “Perché quello di cui hai paura te lo porti sempre dietro, perché è dentro di te”. “E che cos’è?” chiese il bimbo. “Non lo so, nessuno lo sa. Se si sapesse non farebbe più paura. Ma so che scappare non serve.” Quella volta non successe niente, ma in seguito qualcosa iniziò a cambiare nel bimbo che di tanto in tanto ripensava alle parole dell’uomo. A un certo punto al bambino non gliene importò più nulla di scappare. Una domenica mattina uscì di casa e accarezzò il cane del vicino di cui aveva sempre avuto paura lasciandolo sbigottito. Da allora nessuno l’ha più visto. C’è però chi racconta che si sia perso per deserti infuocati e montagne alte fino al cielo, che abbia visto il fondo del mare e le viscere della terra. Era diventato un adulto che sembrava non aver paura di niente.
Non c’è dubbio circa quale dei due modelli d’adulto sopra narrati corrisponda a quello buono e a quello cattivo. L’uomo senza paure rispetta il bambino nella sua individualità e diversità per rapporto agli altri, lo consiglia a superare le paure e a conquistare il mondo rafforzandone la forza di volontà e il carattere, ne rispetta i tempi di maturazione (perché ogni bambino ha un diritto fondamentale ad essere trattato come tale, a non essere manipolato dai grandi, dalla società civile, dal marketing, dalle istituzioni). La personalità del bambino non può essere interrotta o forzata in attesa che divengano adulti, elettori o lavoratori. I bambini non possono essere considerati proprietà privata di nessuno, neppure dei genitori Quell’uomo ha dato radici (solide dentro sé stesso) a quel bambino affinché divenuto adulto avesse ali per volare da solo. Quell’uomo ha preso sul serio il bambino, non lo ha schernito. Gli ha garantito il diritto ad essere ascoltato e gli ha pure infiltrato il germe della curiosità per le cose belle del mondo, per il patrimonio culturale dell’umanità che lui, adulto, ha cercato di preservare per le generazioni future.
Il “Dottore”, di contro, ha un approccio decisamente negativo. Fortunatamente nella storiella i bambini si mostrano più saggi degli adulti e non si fanno abbindolare. Essi scacciano l’adulto che, fingendo, da un lato, “amore e preoccupazione” per il bene dei bambini, ma instillando, dall’altro, sempre nuove e variegate paure, altro non vuole che troneggiare compiaciuto dal suo cadreghino (cattedra). Questo adulto crea il problema, il timore e il nemico (elemento indispensabile per mantenere il controllo) e al contempo si proclama unico detentore dei rimedi, delle soluzioni che evidentemente potrà forse attuare alla sola condizione di essere l’unico “capo carismatico” (non democratico). Queste sono caratteristiche, ahimè, che ritroviamo purtroppo tra quelle dei “Dottori” populisti e demagoghi che stanno imperversando ai più alti livelli, da noi (dal Ticino all’Europa) e sparsi nei vari Continenti.
Verrebbe da dire: chiudiamoli fuori dalla porta questi “Dottori” e torniamocene a mangiar torrone sotto la copertina che si stava meglio. Talvolta la saggezza dei bambini ci può riservare grandi soprese.
Alison Gopnik, “Il bambino filosofo. Come i bambini ci insegnano a dire la verità, amare e capire il senso della vita”, Bollati Boringhieri, 2010
Ermanno Bencivenga, “ La filosofia in quarantadue favole”, Oscar Mondadori, 2007