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26 Giugno 2014 – vari portali
Come riferito dai media, lunedì 23 giugno la Lega ha abbandonato, ma non è una novità, l’aula del parlamento, per protesta (sic!) contro la decisione del Governo di far partecipare il Ticino all’Expo 2015 – attingendo anche al Fondo Swisslos e a privati – mentre è pendente un referendum che avversa il relativo credito votato dal Parlamento. Fin qui il dissenso e anche i ricorsi alle sedi giudiziarie ci può anche stare politicamente e quindi non entro nel merito. Ciò che mi fa specie e ciò a cui non credo ci si debba mai abituare è l’uso improprio delle parole. Prima di abbandonare l’aula il capogruppo leghista ha tuonato (certo, perché bisogna mostrare gli attributi!) che si è trattato di un Colpo di Stato. Certo che poi per iscritto lo si può anche mettere tra virgolette ma ai cittadini il senso arriva senza questo accorgimento. Le parole servono a comunicare e raccontare storie. Ma anche a produrre trasformazioni e cambiare la realtà. Quando se ne fa un uso sciatto e inconsapevole o se ne manipolano deliberatamente i significati, l’effetto è il logoramento e la perdita di senso. Se questo accade, è necessario sottoporre le parole a una manutenzione attenta, ripristinare la loro forza originaria, renderle di nuovo aderenti alle cose. Chiamare le cose con il loro nome è un gesto rivoluzionario, dichiarava Rosa Luxemburg. La ragione di questa preoccupazione non solo mia – a un tempo politica ed etica – consiste nell’esigenza di trovare dei modi per dare senso alle parole: e, dunque, per cercare di dare senso alle cose, alla politica intesa come categoria nobile dell’agire collettivo. Oggi si usano poche parole, di scarsa qualità e la lingua spesso è utilizzata e manipolata dall’ideologia dominante. Il meccanismo può avere esiti concreti temibili: si pensi alle parole come premessa e sostanza di pratiche manipolatorie, razziste, xenofobe o criminali. Ad esempio, «espressioni come negro o islamico attivano immediatamente l’ostilità, creano un altro estraneo e da respingere». Ed è questa interferenza sulla realtà, questa vera e propria creazione di realtà fittizie che ogni giorno, spesso inconsapevolmente, sperimentiamo. Se penso poi che il giorno stesso in cui si pronuncia il “colpo di stato” lo stesso movimento politico chiede che si aumenti la sicurezza (metaldetector, agenti di sicurezza) nei luoghi pubblici del potere e dell’amministrazione, il tutto appare finanche inquietante, fortunatamente restiamo nella realtà fittizia. Questa manipolazione occulta del linguaggio è il male al quale bisogna porre rimedio pensando a chi ascolterà e leggerà. Nei sistemi totalitari – quelli che spesso nascono da veri Colpi di Stato – si assiste sempre all’impoverimento della lingua, alla scomparsa delle parole del dubbio in favore degli slogan del potere Un Colpo di Stato consiste in un atto compiuto da un potere e diretto a provocare un cambiamento di governo. Le sua caratteristiche sono: l’improvvisa deposizione extragiudiziale, non democratica e illecita di un governo effettuato solitamente da un piccolo gruppo del regime esistente, in genere di militari e in modo violento, per sostituire il governo deposto con un altro corpo, sia esso civile o militare. Tipicamente, un colpo di Stato usa il potere del governo esistente per assumere il controllo politico del paese occupando i luoghi del potere. In alcuni casi il colpo di Stato non comporta l’uso della violenza. La minaccia di golpe può indurre il potere esecutivo e il potere legislativo a prendere provvedimenti che soddisfano le richieste dei potenziali golpisti, magari violando le regole costituzionali o le leggi. La politologia indica 4 tipologie di Colpo di Stato: l’Auto-golpe, il Golpe-svolta, il Golpe-guardiano, il Golpe-veto. Sarebbe stato interessante sapere a che tipo di Colpo di Stato faceva riferimento la Lega tanto più che all’interno del governo un suo Ministro è a favore e l’altro è contro la partecipazione del Ticino all’Expo. Certo così si salvano sempre capre e cavoli. La Lega ci ha abituati (?) alla sua Unità e Trinità: laddove i Ministri spesso la pensano in un modo, il gruppo parlamentare in un altro e alla domenica si sostiene altro ancora. Se questo è il Miracolo del successo della Lega giunta alla maggioranza relativa al Governo, beh, allora rivendico la mia laicità nel non crederci.
Matteo Quadranti, deputato PLR