Civiltà

16 Aprile 2010 – Opinione Liberale Rubrica Ballate Maltesi

La scienza della cortesia e del rispetto

Malgrado le apparenze, il mondo occidentale non sta attraversando una nuova era di immoralità. Soffre piuttosto di un fenomeno diverso: una perdita di civiltà, una mancanza di buone maniere. Quello che spesso è considerato un collasso morale in realtà non è nulla del genere. In termini “morali”, l’Occidente è per molti aspetti migliore oggi di quanto non lo fosse un secolo fa (ma attenzione ai fenomeni di ritorno sempre in agguato). Basti pensare, ad esempio, allo spietato sfruttamento della manodopera, all’esercito di prostitute bambine e alla violenza dei delinquenti da strada della Londra vittoriana. Realtà queste purtroppo ancora ben presenti ad oggi in altre (troppe) parti del mondo. Ciò che invece o sicuramente è davvero accaduto, è un decadimento di tutto quanto mantiene funzionante la macchina sociale (con riflessi anche sul buon funzionamento delle istituzioni politiche, partitiche e talvolta della giustizia in senso lato). In particolare si assiste al crollo di quella tolleranza e di quel rispetto reciproco che consentono ai singoli individui di vivere la propria vita in pace, in una società pluralista e complessa. La civiltà è questione di costumi, etichetta, buona educazione e rituali informali: tutti elementi che facilitano le nostre interazioni offrendoci il modo di trattarci con rispetto e considerazione reciproci. Essa crea uno spazio sociale e psicologico nel quale le persone possono vivere la propria vita e fare le proprie scelte (libere e consapevoli, di regola). I giovani che sputano per terra e bestemmiano non rappresentano che un sintomo superficiale di inciviltà (anche perché da qualcuno più adulto di loro lo avranno imparato). Ben più gravi sono fenomeni quali la violazione (talvolta contrabbandata sotto forma di scandente satira politica) della privacy, della dignità personale e umana da parte di certa stampa scandalistica (da noi, purtroppo, mescolata a noto settimanale pseudo politico) con l’invasione di aree personali che non rivestono un reale interesse pubblico (per esempio sulla vita privata o su caratteristiche somatiche e fisiche, di politici). La nostra epoca è, in effetti, moralistica: lo è anzi in misura nauseante soprattutto quando di comodo o a scopo demagogico; il che rappresenta una componente importante del problema, in quanto certo moralismo è intollerante e l’intolleranza è uno dei peggiori atti di scortesia. In un certo senso, chiedere cortesia è chiedere molto poco. Ma questo poco appare oggi così difficile da ottenere. Qualcuno scriveva che, dovremmo a un essere umano la stessa cortesia che riserviamo a un quadro, al quale affidiamo volentieri il vantaggio di una buona illuminazione. La perdita di civiltà implica che il senso sociale sia stato rimpiazzato da un atteggiamento difensivo: ecco allora alcuni gruppi (movimenti/partiti/lobby) intenti ad alzare barricate intorno a concetti di “identità” nazionale, etnica e religiosa, gruppi che si proteggono erigendo barriere nei confronti degli altri, cavalcando le paure del momento. La società si frammenta quindi in sottogruppi i cui membri sperano di difendersi dagli effetti abrasivi dell’egoismo e dell’indifferenza altrui. Scriveva Goethe: “ C’è una cortesia del cuore; essa è apparentata con l’amore. Da essa scaturisce la cortesia più naturale della condotta esterna”. Queste parole delineano un ideale. Ignorano il fatto che la civiltà può, naturalmente, essere una maschera: essa è sempre stata aperta all’abuso e, se anche imparassimo di nuovo i nostri costumi, continuerebbe a esserlo. Questo però non cambia il concetto essenziale, e cioè che la civiltà promuove una società che si comporta bene verso se stessa, i cui membri rispettano il valore intrinseco dell’individuo, la sua dignità e i diritti altrui. In genere le persone maleducate sono tali in primo luogo perché hanno una stima errata del proprio valore, e in secondo luogo perché ritengono che il cameriere di un ristorante (magari anche studente in medicina, giurisprudenza, economia,… che si sta guadagnando qualche soldo per mantenersi) o l’autista dell’autobus (che forse nel tempo libero sta scrivendo il romanzo destinato a vincere la prossima edizione di un premio letterario) debbano essere valutati in base alla loro occupazione – o, più precisamente, in base al loro reddito o alla loro capacità di produrre ricchezza) – e non, invece, per la loro umanità. È qui che inizia l’insolenza: se si riduce una persona a un’etichetta o a una somma di denaro, essa non sarà più un fine in se stessa, ma diventerà uno strumento. D’altra parte, come sosteneva Kant, trattare chiunque alla stregua di uno strumento non è solo la scortesia suprema, ma anche il supremo errore. “La cortesia è per l’uomo ciò che il calore è per la cera” scrisse Schopenhauer. Nella condizione umana, il conflitto è endemico, e tuttavia vale sempre la pena di fare appello alla civiltà almeno quale strumento per gestirlo. Anche ammettendo, e non si dovrebbe, la concezione relativista (e cioè che certi valori si escludano reciprocamente) e anche se non avremo mai una risposta chiara su come risolvere certi dilemmi, ciò nondimeno possiamo affermare che proprio nella civiltà riposano le nostre migliori speranze di trovare e mantenere il delicato equilibrio – delicato e costantemente rinegoziato- dal quale dipende l’esistenza stessa della società umana. Il senso civico produce la società civile. Quando Hermes, inviato da Zeus a salvare i nascenti ordinamenti civili delle prime Città (Polis) – che erano a rischio per il continuo bisticciare tra uomini – chiese a quest’ultimo in che modo doveva distribuire agli uomini senso del rispetto e della giustizia, Zeus risposte:”A tutti e che tutti ne abbiano una parte: perché altrimenti non potranno esistere città. Chi non ha rispetto e senso di giustizia è come una peste per lo Stato” (Platone, Protagora, 320c 7-322d 5). La scienza del garbo è assai utile, come la bellezza e la grazia (Michel De Montaigne).