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23 maggio 2011 – La Regione
La chiusura del tunnel autostradale del Gottardo durante 900 giorni, per necessità di manutenzione, è senz’altro un grosso problema per la nostra economia e per il turismo. Va pur detto tuttavia che anche il turista, come ovviamente il ticinese, desidera poter beneficiare in Ticino di una qualità di vita che comprenda un minor inquinamento atmosferico, notoriamente molto dannoso per la salute come lo attestano ancora recenti studi medici in relazione proprio al traffico autostradale.
Una soluzione alla chiusura del tunnel va trovata e fatta comprendere all’autorità federale affinché non la sottovaluti.
Nel Canton Uri si era fatta avanti la proposta di creare un secondo tunnel che sostituisse poi quello esistente. L’esecutivo grigionese appoggiava questa proposta. Tuttavia il popolo urano ha recentemente e nettamente bocciato sia l’iniziativa dei giovani UDC sia il controprogetto delle autorità cantonali. Appare quindi evidente che i più vicini cugini d’oltralpe hanno deciso di confermare in sostanza quanto stabilito dall’Iniziativa delle Alpi e votato dal popolo svizzero. Questo voto ha quindi un valore anche simbolico o sintomatico della sensibilità dei cittadini e non solo di quelli urani. Esso rende in ogni caso la strada più irta anche nel dibattito a livello nazionale. Appare infatti difficile immaginare che gli altri Cantoni e la Confederazione ignorino l’opinione della popolazione urana che, con quella ticinese è la più direttamente toccata e interessata.
Il dettato costituzionale sancito con l’Iniziativa delle Alpi è sostenuto anche da varie associazioni ambientaliste e dall’Associazione Medici per l’ambiente. Non si può quindi negare il fatto che la tesi di voler a tutti i costi il raddoppio del tunnel autostradale del San Gottardo, sostenuta dagli ambienti economici, si scontra con un’ampia frangia delle cittadine e dei cittadini che va ben oltre quelli vicini alle associazioni o ai partiti ecologisti. Pertanto il rischio che il Ticino si limiti a considerare quale unica alternativa il raddoppio del tunnel è assai rischiosa. Potremmo infatti trovarci più in là, e quindi troppo tardi, in una posizione minoritaria, ovvero quando i buoi saranno già usciti dalla stalla, senza una soluzione che vada bene anche ai cittadini ticinesi.
Sono pertanto del parere che questa sia l’occasione per valutare altre soluzioni alternative che potrebbe poi rimanere come definitive a riduzione del traffico su gomma, che è un problema già oggi. Non sono per il raddoppio puro e semplice del Gottardo perché creerebbe maggior traffico e problemi non indifferenti nel Mendrisiotto. Vanno quindi valutate, e non scartate a priori, le soluzioni alternative suggerite dall’Iniziativa delle Alpi, le quali sono sicuramente rispettose del voto popolare e dell’articolo costituzionale che vuole spostare il traffico alpino su rotaia (soprattutto quello delle merci) e rendere effettiva la Borsa dei transiti. Oltre a queste si può anche valutare il progetto RailCare (iniziativa privata già sperimentata sull’altopiano svizzero) che propone, per il traffico interno di merci, treni di nuova concezione che non necessitano di grandi terminali per carico e scarico. Questo progetto potrebbe consentire il recupero di scali ferroviari dismessi con ricadute positive su nuovi posti di lavoro. Queste altre alternative, potrebbero poi rimanere in essere anche dopo i 900 giorni di manutenzione, a titolo sussidiario o parallelo. Inoltre la soluzione di potenziare i treni navetta nel periodo di manutenzione del tunnel anche per il transito passeggeri non può essere semplicemente ignorata e non approfondita. S’impone pertanto di ampliare lo studio degli scenari possibili nella gestione del traffico transalpino.
Puntiamo maggiormente su Alptransit, ma non solo.
Avv. Matteo Quadranti, Granconsigliere PLR