Aspettando Godot

Giugno 1994 – La Voce

Estragone, Vladimiro, Lucky, Pozzo e il Ragazzo sono i cinque personaggi dell’opera teatrale “Aspettando Godot” di cui mi attribuisco la licenza di fornire un’ennesima decifrazione; mi perdoni Samuel Beckett, il quale tuttavia ben sapeva che un’opera culturale ha tra i suoi scopi quello di lasciare a spettatori e lettori il piacere di pensare e di scoprire svariate ed anche personali chiavi di lettura. Prima di scendere nel disegno simbolico da attribuire all’opera – ciò che più di ogni altro aspetto deve prevalere in un periodico politico mi sembra corretto tratteggiare dapprima i fatti del racconto che sono i seguenti: Vladimiro ed Estragone sono due mendicanti che aspettano in aperta campagna un certo Godot, dal quale sperano ottenere una sistemazione. I due, non solo non hanno mai visto in volto Godot, ma non sono sicuri né del luogo né del giorno in cui questi si presenterà. Nel corso della loro attesa sopraggiunge Pozzo, un ricco castellano che porta al guinzaglio il suo servitore Lucky. Pozzo s’intrattiene per qualche tempo con i due mendicanti e riparte. L’attesa conti nua fino all’arrivo di un Ragazzo con un messaggio di Godot: “Godot non verrà stasera, ma certamente domani”. Vladimiro ed Estragone ricominciano ad aspettare. Il sipario cala su Vladimiro ed Estragone che, immobili, attendono ancora. Ora, nel gioco simbolico che voglio attuare, il quale tuttavia nelle sue conclusioni trova almeno in parte il supporto di alcuni luminari delle scienze politiche quali sono Norberto Bobbio e Giovanni Sartori (politicamente opposti tra loro), si tratta di attribuire ad ogni personaggio un fenomeno o una tematica di carattere politico. Ed allora, Vladimiro ed Estragone si trovano apparentemente in una posizione simile: benché ognuno abbia le proprie peculiarità; benché a momenti essi marcino a braccetto e a momenti invece desiderino uccidersi, resta fermo il fatto che le loro vite convergono nell’attesa di Godot. Do pertanto, seppure arbitrariamente, a Vladimiro il compito di raffigurare il pensiero politico della Sinistra, d’altronde l’origine dei nome gli si confà. Ad Estragone, al quale con licenza poeticopolitica muterei il nome in D’Estragone – non poteva d’altro canto essere altrimenti – conferisco il compito di rappresentare la Destra. Per Pozzo e Lucky di contro non vi sono grosse difficoltà, il primo è evidentemente l’immagine dei capitalisti mentre il secondo è quella del proletariato. Il Ragazzo infine: questo è il più giovane dei personaggi per cui lo si può ereggere a simbolo della Lega. Orbene, tornando agli eventi umani narrati vediamo che le vicende tra capitalisti e proletari attraversano la Storia e vi si soffermano per un certo lasso di tempo discutendo con la Destra e la Sinistra, ma poi escono dalla scena poiché tale modo limitativo di affrontare le questioni del buon governo volto, quest’ultimo, al sod disfacimento del comune benessere, appare superato. Più oltre a Vladimiro e a D’Estragone si presenta la Lega la quale assurge a portavoce di quell’entità mitica che è Godot. Ciononostante, pur vantandosi di essere la più vicina a Godot, la Lega non porta altro se non messaggi e promesse che non si avverano. Infatti Godot non si presenterà né oggi né domani. Ne consegue che al calare dei sipario le uniche presenze costanti, sebbene anch’esse inquietanti, restano la Sinistra e la Destra, le quali sono reciprocamente esclusive e congiuntamente esaustive per dirla con Bobbio, il quale nel suo ultimo libro con un’analisi molto più scientifica giunge proprio a considerare che non vi sia una Terza via di pensiero, ovvero un Godot, in grado di calare dal cielo la “sistemazione” adeguata a realizzare il fine ultimo: il benessere di ogni essere vivente, il mondo ideale. Fatte queste considerazioni e ritenuto quindi che la situazione di fatto è questa, si tratta di convivere con essa cercando di modificare almeno le regole dei gioco onde evitare quantomeno che Sinistra e Destra si siedano e oziosamente continuino ad aspettare. Che fare quindi? Di due cose l’una, tertium non datur: o si propone una fusione o si marcano le differenze tra Sinistra e Destra al fine di alimentarne la vivacità dei dibattito o di facilitare l’adozione di decisioni attuabili senza continui compromessi. La prima ipotesi resta inaccettabile poiché in democrazia risulta indispensabile il raffronto di modi di pensare contrapposti. La seconda, di contro e giocoforza, è vivamente auspicabile ed è per questo che il dibattito relativo all’adozione di una normativa elettorale fondata sul sistema maggioritario mi appare di grande importanza e meritevole di un attento approfondimento che v’invito a compiere con noi comunicandoci la vostra opinione. Infatti, per poter mettere in scena questa opera teatrale tra Destra e Sinistra ritengo utile che gli spettatori interagiscano affinché il risultato soddisfi non tanto i re ggenti e i teatranti quanto il popolo sovrano.

Samuel Beckett, Aspettando Godot, Einaudi.
Norberto Bobbio, Destra e Sinistra, Ragioni e significati di una distinzione politica, Donzelli editore, 1994.
Giovanni Sartori, Democrazia Cosa è, Rizzoli, 1993.