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4 aprile 2003 – Giornale del Popolo – L’Informatore
Il Ticino che vorrei
Ticino degli uomini. Grazie caro colonnello Franco Valli, per aver richiamato, agli ufficiali ticinesi riuniti in assemblea al Monte Ceneri sabato scorso, un fatto storico e la personalità del nostro statista Stefano Franscini. Il fatto storico risale alla creazione, 200 anni fa, del nuovo Cantone Ticino voluta da Napoleone Bonaparte. Questi gli assegnò Bellinzona come capitale suscitando le critiche dei Luganesi tanto che, caduto Bonaparte, il capoluogo si alternò, per 70 anni, tra Bellinzona, Lugano e Locarno, animando la litigiosità tra Sopra e Sottoceneri. La suggestione di Franscini, per mantenere unito il Paese, fu quella di perorare l’intesa e la collaborazione secondo la saggezza di uno spirito liberale, sino a suggerire – con creatività e provocazione – la fondazione di una nuova città sul Monte Ceneri per farne la capitale col nome di “Concordia”.
“Torniamo a Concordia e miriamo al futuro” ci ha esortato il Presidente della STU. Prendo questo invito e lo trasporto nella politica in cui credo. Il dibattito elettorale e talune forze politiche si caratterizzano per un acutizzarsi di posizioni estreme, a destra come a sinistra, dimentiche che viviamo e vogliamo vivere in una democrazia laddove il compromesso, il senso della misura, la concretezza – e non l’utopia o l’ideologia fine a sé stessa – devono continuare a prevalere perché solo così è possibile garantire e migliorare l’equità, la solidarietà, il progresso delle nostre aziende, la qualità di vita delle donne e degli uomini del Ticino senza creare o mantenere sacche di privilegi particolari. Questo metodo liberale tramandatoci dal Franscini, moderato e pragmatico, deve continuare a fungere da cerniera per la concordia tra le posizioni più estreme, quindi inaccettabili e inique.
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Il sonno della ragione genera mostri. Grazie ad Argante Rigetti e a quei candidati che hanno arricchito questa mia campagna facendo appello nei loro discorsi comiziali al concetto di Patria con la sua neutralità e solidarietà interna ed esterna; approfondendo i valori che hanno fatto la Storia di questo Paese; sottolineando la necessità di porre degli argini al degrado del dibattito politico e di una certa stampa; rammentando politici, funzionari e docenti, amministratori pubblici e privati che hanno dedicato la loro vita al miglioramento delle pubbliche istituzioni, delle pubbliche aziende, alla crescita del prodotto interno lordo in vista di un miglioramento generale delle condizioni di vita nel Paese. Potrebbero apparire richiami nostalgici ma non lo sono. Certe privatizzazioni e/o gestioni di grosse aziende private non avrebbero avuto certe nefaste conseguenze, se solo vi fossero state a condurre le stesse delle persone con dei valori che andassero al di là del proprio arricchimento con stipendi e provvigioni/liquidazioni esorbitanti. Il recupero di quei valori che vanno a favore del benessere comune è necessario non solo nell’insegnamento della nostra Storia nelle scuole, bensì anche nella quotidianità perché il sonno della ragione genera mostri. E qualche mostro si aggira già da qualche tempo nella nostra politica cantonale dove la ragionevolezza non è più di casa e la Storia – come il Futuro – è improvvisazione.
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Umanità. Grazie a tutti quei candidati che durante la campagna hanno dato prova di umanità e modestia sincera, da un lato, e forza e determinazione, dall’altro, nelle loro convinzioni e nel loro impegno, disinteressato, a favore della nostra economia, delle nostre regioni, della nostra gente, fortunata o meno.
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Le avventure di Pinocchio. Grazie a quei candidati che senza dover incontrare ancora il gatto e la volpe, hanno già tratto insegnamento dalla morale del racconto di Collodi. Grazie a quegli elettori che sapranno non cadere nell’inganno di facili promesse e credere nel Paese dei Balocchi. La società reale necessita impegno costante, voglia di lavorare, senso dello Stato, tutela dell’interesse generale. Non ha bisogno di chiacchere.
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La Famiglia. Grazie a mia moglie e alla mia famiglia per il sostegno.