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dicembre 2014 – Corriere del Ticino
I prossimi 19 gennaio (scuole medie) e il 26 gennaio (scuole medie superiori) 2015, alla Biblioteca cantonale di Bellinzona, si terranno i concorsi ticinesi di dibattito organizzati dalla Fondazione Dialogo e offerti dall’Associazione Gioventù e Economia, che dal 2005 promuove il progetto “La gioventù dibatte”. Si tratta di uno strumento e di una metodologia che vuole – in un paese come la Svizzera, dove il popolo è chiamato spesso a votare – sostenere e stimolare i giovani ad assumere un ruolo attivo nei processi decisionali. Infatti la democrazia non cade dal cielo – si legge sul relativo sito internet – e bisogna stimolare i giovani a partecipare alla vita democratica, nell’ambito dell’educazione alla cittadinanza. Il progetto si propone di insegnare l’arte del dibattito a scuola o in ambito extrascolastico ai giovani, ma anche ai docenti che la possono introdurre nelle loro lezioni. Unicamente coloro che hanno ben capito la problematica e i suoi risvolti potrà infatti confrontarsi in un dibattito retorico di qualità e solamente colui che ascolta gli altri riesce e formulare un discorso convincente e vincente. Il tutto vuole sviluppare conoscenze personali, sociali e cognitive per poi valutare, nei concorsi, la conoscenza della materia, la capacità d’espressione, l’abilità di dialogo, la forza di persuasione. Ciò su cui mi preme porre l’accento è la necessità di sviluppare lo spirito critico, per pensare bene con la propria testa. Infatti non abbiamo bisogno di nuovi giovani abili solo nell’arte di arringare la folla e formulare opinioni opinabili. Necessitiamo di futuri cittadini che sappiano piuttosto non farsi abbindolare dai retori, dalle campagne pubblicitarie o referendarie in questa epoca dominata dalla comunicazione che spesso e volentieri è tutt’altro che oggettiva e imparziale. Praticare la logica non è un esercizio per teorici allampanati bensì qualcosa che va praticato da tutti. In questo senso l’allenamento andrebbe iniziato sin dalla più tenera età. Se pensiamo a certe campagne pubblicitarie che hanno come obiettivo i nostri bambini (per poi indurre i genitori al consumo), bisognerebbe iniziare già nelle scuole elementari. Al di là del contesto politico, è evidente che qualche lezione di “capacità critica” si renda necessaria e utile per i più svariati contesti nei quali i nostri figli sono e saranno chiamati a interagire. Importante sarà la capacità di ricerca assidua delle fonti e dei dati attendibili e di accertare i fatti in modo oggettivo. D’altro canto i test di logica sono sempre più richiesti anche dalle aziende per la selezione del personale da assumere. Pertanto la logica non è solo il più potente strumento per il buon funzionamento della democrazia. Essa serve sempre più come vantaggio per ottenere un impiego. Crescendo negli anni, i famosi “discorsi da bar”, pur divertenti, possono andar bene appunto al bar, non certo quando si è chiamati a compiti e comportamenti socialmente importanti. La conversazione pubblica (quindi anche sui media e social network) non è sempre in grado di sostenere le forme di ragionamento più elementari. Domina un linguaggio da cui non traspare una consapevolezza dei rapporti di subordinazione che dovrebbero esistere tra principi e conseguenze. Politici, e non solo, si affrontano a suon di insulti e parolacce nella più totale mancanza di rispetto e capacità di ascolto. Messaggi trasversali imperversano anche nei media. Il problema pare essere che in tutto questo non c`è nulla di sbagliato perché “funziona”. Ma in realtà non funziona affatto. Di questo passo saremo dominati dal cinismo, dall’incredulità verso le istituzioni e verso la ragione. La nostra vita associativa è caratterizzata dal linguaggio e dal discorso. Se questi si degradano, di riflesso si degrada la stessa vita sociale. Il rischio infine è di avere sempre meno una comunità di cittadini e sempre più una platea di spettatori, irragionevolmente sedotti dal sorriso del divo o del leader di turno. E non dovremo lamentarci se l’irragionevolezza domina le loro scelte, anche politiche.
Matteo Quadranti, deputato PLR