Stranieri qualificati e formazione svizzera

27 Luglio 2011 – La Regione

Come deputato ho ricevuto di recente in bucalettere il leporello (pieghevole) della Fondazione Avenir Suisse dal titolo “Calamita Svizzera. La Svizzera nella concorrenza internazionale tra piazze economiche” reperibile anche sul sito www.avenir-suisse.ch. Avenir Suisse è stata fondata nel 1999 da 14 delle più grandi multinazionali del Paese sul tipo del modello think-tanks anglosassone. Si tratta in breve di un gruppo di lavoro indipendente. In questo pieghevole, oltre a tutta una serie di dati e considerazioni più che confortanti e motivo di orgoglio per la nostra economia, vi sono diverse pagine in merito al ruolo, all’importanza e ai vantaggi del capitale umano straniero e qualificato, vedi anche molto qualificato, che la Svizzera ha attratto per le necessità più varie. Vi è però un passaggio che mi ha destato qualche preoccupazione. Si legge che il capitale umano straniero è forse la risorsa mobile più importante che la Svizzera attrae e di cui trae beneficio. Dall’introduzione della libera circolazione con l’UE si rileva un numero superiore alla media di lavoratori altamente qualificati che non porta con sé solo la propria forza lavoro, ma anche la formazione acquisita all’estero, esperienza e know-how. “Già solo”, vi è scritto a titolo di esempio, “i 3000 medici tedeschi attivi in Svizzera hanno fatto risparmiare allo Stato svizzero costi di formazione fino a 3 miliardi di franchi”. Ogni hanno immigra un numero di persone con un’istruzione superiore, pari a quello formato presso le università, le SUP e le scuole professionali superiori svizzere”. Se è vero che la Svizzera al momento ha bisogno di questa manodopera qualificata, la quale da noi trova stipendi elevati e una tassazione moderata, ciò che mi ha disturbato è l’accostamento col risparmio che lo Stato svizzero ha, avrebbe o potrebbe ottenere nella formazione grazie al fatto che questo capitale umano straniero lo “comperiamo” o riceviamo già bello e confezionato. Non vorrei mai che il pensiero che sta dietro alle multinazionali di Avenir Suisse fosse, e oso sperare di aver frainteso, che la Svizzera potrebbe spendere meno nella formazione dei propri cittadini (quindi meno imposte e meno Stato) e limitarsi a lasciar fare la “campagna acquisti” alle aziende/multinazionali. Sarebbe economicamente concepibile, ma politicamente inaccettabile per le speranze e le legittime aspirazioni delle future generazioni di nostri studenti.
Fortunatamente il Consigliere federale liberale, Johann Schneider-Amman, che dall’economia e dall’industria proviene, allo Swiss Economic Forum di Interlaken del maggio scorso, ha chiaramente dichiarato di auspicare che “in futuro, oltre che sull’immigrazione, le imprese possano contare su personale ben formato in patria”. Per fortuna, spero, la politica saprà dettare l’agenda in questo settore e investirà semmai di più nella nostra formazione. Vero è che anche gli svizzeri dovranno sapersi adattare e impegnare nell’acquisizione di istruzione, esperienze e know-how all’estero per riportarlo poi nelle aziende svizzere che dovranno accoglierli a braccia aperte. La Svizzera cerca operai qualificati, manager e direttori aziendali, informatici, tecnici, medici e personale sanitario non infermieristico, ma anche cuochi e capi cuochi, specialisti in contabilità e finanza. Appare quindi opportuno che anche i giovani svizzeri sappiano che potranno trovare più facilmente un impiego allettante e sicuro in certi settori piuttosto che altri. Ma però lo Stato deve continuare a dare loro la possibilità di formarsi in patria, con un livello di formazione sempre più elevato. Non sia mai che si vogliano lanciare messaggi di disinvestimenti e risparmi nel nostro sistema formativo.

Avv. Matteo Quadranti, Gran Consigliere PLR