Quando nasce l’arte della ginnastica

settembre/ottobre 2008 – IL GINNASTA

All’inaugurazione delle Olimpiadi di Pechino è stata presentata una nuova edizione commentata del “De arte gymnastica” del medico-filosofo Girolamo Mercuriale (Forlì,1530-1606) che fu: a) medico personale di Papa Paolo III e dell’imperatore Massimiliano II d’Asburgo il quale lo nominò cavaliere e conte palatino; b) professore di medicina pratica all’Università di Padova, prima, di medicina teorica all’Università di Bologna, poi, per concludere la sua carriere di fama europea all’Università di Pisa su chiamata di Ferdinando I granduca di Toscana. Questo libro è una pietra miliare della storia della ginnastica. Mercuriale illustra quando e come è nata l’arte della ginnastica facendo capo a testi di filosofi (Platone, Aristotele), medici (Galeno che dopo Ippocrate fu il più illustre medico dell’antichità) e autori come Omero e Plutarco.

Galeno scriveva che tutti gli uomini nascono con una propensione per la musica e la ginnastica. Quindi è possibile che l’arte della ginnastica risalga alla notte dei tempi senza però che nessuno la identificasse dandole un nome e una definizione. Ad ogni buon conto si può sostenere che i primordi dell’arte ginnica possano essere fatti risalire almeno al tempo della guerra di Troia cantata da Omero nella sua opera “Odissea” (libri VIII e XXIII) e nell’”Iliade” (Libri II e XXIII) , laddove descriveva alcuni tipi di esercizi a cui si dedicavano i soldati greci. Le ragioni di tali esercizi erano inizialmente di acquisire l’agilità e l’abilità necessaria per raggiungere la vittoria sul nemico in guerra, da un lato, e procurarsi qualche forma di piacere e la speranza di vincere un premio, dall’altro. In quei primi secoli, quando le persone conducevano una vita equilibrata e godevano di una perpetua buona salute, avevano una sola preoccupazione, ovvero quella di non consumarsi nell’inedia nei periodi di ozio – in particolare tra una battaglia e l’altra – e mantenersi quindi sempre “in forma”. Per stimolare i soldati – ginnasti “in erba” – ad essere costantemente pronti vennero istituite quindi delle gare con premi ai vincitori. In seguito, come si comprende leggendo Plutarco (“Simposio”, libro V, problema III), quando il culto degli dei e le celebrazioni di sacrifici cominciarono ad aumentare, si passò da queste gare – a fini bellico-militareschi – a cerimonie religiose laddove le gare vennero istituite tra coloro che volevano compiere riti sacri a qualche dio e divertire il popolo che accorreva alle feste. Queste nuove gare risultarono gradite agli dei e agli uomini e, per prevenire la mancanza di concorrenti, i premi divennero più prestigiosi, come afferma Aristotele. Nacquero quindi i Giochi olimpici, quelli nimei, itsmici, pizici, nonché quelli Capitolini a Roma. Finché lo stile di vita degli uomini si mantenne parco, gli scopi delle esercitazioni fisiche erano solo quelli indicati sopra. Ma, col crescere del lusso e del numero di persone prive a lungo di buona salute, per recuperarla, curare le infermità e acquisire una sana costituzione si cominciarono a istituire gli esercizi fisici, cosa che avvenne poco prima dell’età di Ippocrate, quando Erodico –così narra Platone – aggiunse alla medicina la ginnastica. Per Mercuriale quindi, quei primi ginnasti (e quelli che seguirono), edotti verosimilmente da medici e filosofi, impararono che gli esercizi giovavano in modo mirabile al corpo. Da lì in avanti venne “inventata” l’arte della “gymnastike” con le sue regole, le sue massime e i suoi limiti, praticando la medesima non solo in luoghi pubblici ma anche privati, modificando, almeno in parte, gli obiettivi: non solo vittoria di premi e glorie (militari e/o religiose) ma anche solo – e non è certo poco – conservazione della salute.

Insomma, l’arte della ginnastica è per Mercuriale una disciplina che tiene conto della varietà e delle caratteristiche degli esercizi utili a mantenere una sana costituzione fisica. Questo è lo scopo ultimo di quest’arte che la differenzia sia dall’atletica intesa come puro esercizio fisico volto ad acquisire la forza necessaria a superare gli avversari e ottenere la vittoria, sia dagli esercizi di carattere militare compiuti in vista della battaglia (che Galeno chiamava “ginnastica viziosa”). Non senza ragione gli ateniesi avevano consacrato il ginnasio – luogo di ginnastica – ad Apollo, il dio della salute e del benessere fisico.

Certo di acqua sotto i ponti ne è passata dai tempi dei ginnasti ammirati da Mercuriale – e fortunatamente il mondo ginnico si è nel frattempo aperto anche alle donne -, ma qualche curiosità sulla storia antica della ginnastica spero sia risultata di qualche interesse.

Chi fosse veramente appassionato può sempre acquistarsi l’opera di Mercuriale ma, attenzione, l‘edizione speciale (trilingue, commentata e illustrata) presentata a Pechino dietro iniziativa dell’Associazione “Nuova civiltà delle macchine” di Forlì è di 1’136 pagine e costa 120 Euro.

Avv. Matteo Quadranti, pres. ACTG