PERCHÉ VOTARE NO ALLA SUSSIDIARIETÀ

Le parole nelle leggi hanno un senso e vengono interpretate quando le leggi vanno applicate e delle decisioni adottate. A maggior ragione quando si usano termini o concetti indeterminati. Possono essere interpretate e quindi applicate bene o male. La tecnica legislativa e giuridica impone pertanto di essere il più possibile precisi nel definire e delimitare i concetti e quello che il legislatore davvero voleva. Orbene il testo che andiamo a votare e le argomentazioni dei favorevoli, come i lavori parlamentari non sono chiari sul perché si vuole introdurre questo concetto di sussidiarietà e questo deve preoccupare: a cosa mirano i sostenitori? Cosa ci sta dietro? Perché durante il dibattito si è svicolato? Come mai è sostenuto da una certa parte politica? La sussidiarietà ha due risvolti. Si spaccia la sussidiarietà verticale che già esiste nella costituzione (fa parte del concetto di federalismo: Confederazione, Cantone e Comuni si suddividono i ruoli e compiti. Ciò che non fa uno fa l’altro. A livello cantonale la riforma TI2020 relativa ai rapporti Cantone -Comuni si sta occupando proprio di questo senza che necessiti un nuovo articolo costituzionale) con la sussidiarietà orizzontale. Questa è di fatto la vera novità della modifica costituzionale e ciò su cui votiamo anche se l’articolo in votazione dice solo che: “Lo Stato persegue i suoi scopi nel rispetto del principio della sussidiarietà”. Per cui lo Stato non dovrebbe più occuparsi di tutto quello che i privati potrebbero fare; a prescindere dalle decisioni politiche sul ruolo dello Stato nell’educazione pubblica, nella medicina pubblica, nei media ecc. Proposta monca e quindi pericolosa, che mette a rischio, senza necessità, l’equilibrato sistema istituzionale esistente. Già perché è vero che oggi vi sono attività svolte dal privato senza necessità di intervento dello Stato ma ve ne sono altre che per varie ragioni, di equità e garanzia, lo Stato delega a determinate condizioni e mandati di prestazione quando non sono monopolio dello Stato. Un esempio: la polizia è statale, le società di sicurezza sono private ma devono/dovrebbero svolgere le loro attività dietro mandato statale e dopo aver ottenuto autorizzazioni. Il principio così come proposto è invece assoluto, illimitato! E ciò a differenza di quanto appare praticamente in tutte le altre Costituzioni cantonali dove si è introdotto qualcosa di simile. In queste figurano precisazioni tipo : «La legge stabilisce a quali condizioni e con quali obiettivi l’adempimento di compiti dello Stato possa essere delegato a privati e in tal ambito disciplina la tutela giurisdizionale e la vigilanza», oppure che lo Stato può « … delegare eccezionalmente ai privati», «affinché il risultato sia profittevole a tutti», «adempiuto adeguatamente», «in modo altrettanto soddisfacente» e quando i privati «rispettano la trasparenza, la solidarietà, l’eguaglianza». Perché la maggioranza del parlamento non ha inteso seguire il modello degli altri cantoni? A quale governance privata si intende lasciare l’assolvimento dei compiti dello Stato? Si tratterà di compiti finanziati coi soldi pubblici oppure di una imprenditoria privata autofinanziata completamente? E in tal caso come? E a che costi, con quale equità, per le cittadine e i cittadini? A scopo di lucro, o no?

Matteo Quadranti