L’opinione pubblica

20 aprile 2012 – Opinione Liberale, Rubrica Ballate Maltesi

Come la si fabbrica e come se ne abusa

L’opinione pubblica è tale in un duplice senso: sia nella sua formazione, perché non è privata e nasce da un pubblico dibattito, sia nel suo oggetto, che è la cosa pubblica. In quanto “opinione” è sempre opinabile, cambia nel tempo e da essa si può dissentire. Infatti essa esprime più giudizi di valore che di fatto. In quanto “pubblica” appartiene all’ambito politico. Pertanto dovrebbe essere plurale, perché in politica non c`è spazio per una sola verità. Essa nasce con l’età moderna e coincide con la formazione dello Stato moderno che, con il monopolio della forza, ha tolto alla società corporativa (alla quale non vorremmo tornare) ogni carattere politico. Con l’avvento della borghesia, con la formazione dentro allo Stato di una società civile dinamica e articolata, si forma un pubblico che non vuole lasciare, senza controllo la gestione degli interessi pubblici ai politici. E sin qui nulla da dire, ci mancherebbe! La sociologia critica più recente riprende tuttavia alcune intuizioni di Tocqueville, per dimostrare la scomparsa o il declino dell’opinione pubblica. Al posto del salotto, del comizio o del raduno, più diretti e interattivi con i loro botta e risposta, ci sono la TV e i giornali dove l’utente/lettore quasi sempre è passivo, ricettivo (come lo è ad es. di fronte alla pubblicità). Quando poi dietro a TV e giornali vi sono proprietà o azionariati (gruppi di pressione) non sufficientemente trasparenti e con interessi speculativi, pubblicitari o di una parte sola della società, allora il rischio di trasformare l’opinione pubblica in “propaganda” è reale e dimostrato da quanto avvenuto sotto la telecrazia di Berlusconi, per restare alla cronaca recente. E qualche segnale di preoccupazione è giusto averlo anche da noi. I mass media utilizzano un’ampia gamma di tecniche pubblicitarie per diffondere il proprio messaggio e cambiare l’idea delle persone, spesso confondendo, contro ogni deontologia, notizia e commento personale alla notizia.

È responsabilità dei cittadini ed è loro interesse formarsi un’opinione il più possibile chiara ed obiettiva, visto che la propria singola opinione ha il potere, in ultima analisi, di far decidere a chi li governa quali decisioni prendere. Quindi nulla di più falso è dire, come troppo spesso accade, “non vado a votare perché tanto fanno sempre quello che vogliono”. Ciò equivale ad abdicare al proprio ruolo di cittadino, oltre che a sminuire il proprio ruolo di individuo pensante e attivo. In realtà ogni singola persona può e deve essere artefice delle decisioni di chi li rappresenta. I liberali sono per la responsabilità individuale e quindi devono difendere anche la formazione corretta di un opinione realmente pubblica. È proprio quando i rischi di manipolazione si fanno maggiori che bisogna reagire e ritrovare lo spirito critico e reinventare le soluzioni istituzionali per ridare alla pubblicità del dibattito quegli elementi che l’avevano contraddistinta alle sue origini: la criticità e la pluralità. Si tratta di recuperare il dialogo con il pubblico. Pubblico che però non deve restare passivo e atomizzato, pena la sua manipolazione. Manipolazione che può avvenire da parte ad esempio di un cosiddetto “leader”, un “uomo ufficiale” o un “organo di stampa ufficiale”, che è in realtà un ventriloquo che parla a favore e al posto del suo “gruppo” con la pretesa però di parlare al posto di tutti e in quanto rappresentante dell’universale. Questo leader, che in realtà fa i propri interessi, o quelli di pochi, prende in giro il suo “popolo”. Lo illude, gli promette ciò che sa non poter mantenere e ha poi la pretesa e grande presunzione di decidere lui quale sia l’opinione pubblica illuminata, quella degna di essere ascoltata, quella che poi stranamente coincide con la propria e che di illuminato non ha proprio nulla. Quella espressa dagli altri invece va sbeffeggiata, denigrata. Quando l’opinione di questi “avversari” non può ragionevolmente essere confutata con motivazioni ragionevoli e attendibili, allora si attacca meschinamente la persona nella sua dignità, integrità con l’obiettivo di farle perdere di credibilità. Si mette in scena una teatralizzazione elogiativa di se stessi e grottesca dell’avversario. Un teatro dello sberleffo. Teatralizzazione che poi si ripropone nella creazione e enfatizzazione artificiale di problemi e paure volte a dettare l’agenda politica. Bene ha quindi fatto il PLR a decidere di non dare seguito a “tavole rotonde” fintanto che queste continueranno a costituire un palcoscenico per la tragedia a cui un nostro leader nostrano vuole portare un Paese che noi liberali e radicali assieme abbiamo costruito con fatica e impegno.

 Matteo Quadranti