Libertà e aggregazioni

Dicembre 2007 – La Regione

Sulle recenti consultazioni tenutesi nel Mendrisiotto in materia di aggregazioni comunali sono stati espressi giudizi sommari. L’equazione – falsa e faziosa – è stata: la nuova Grande Mendrisio è merito della forza politica che fa capo all’attuale sindaco di Mendrisio mentre la mancata fusione di 3 comuni del Basso Mendrisiotto è una sconfitta dei rispettivi sindaci liberali radicali. Orbene, va detto chiaramente che, senza nulla togliere al sindaco di Mendrisio, viste le percentuali di successo di tale progetto (che vanno ben oltre a quelle del solo PPD); considerato che per lo stesso si sono adoperati anche Sindaci liberali radicali, non è corretto assegnare meriti ad una sola parte. Ovvio che dietro vi è stato il lavoro di municipali e forze politiche diverse, tra cui in modo altresì determinante quella del PLR con la propria “base”. Se il progetto tra Chiasso, Morbio Inferiore e Vacallo è fallito certo non è per demerito dei sindaci PLR di questi comuni. Intanto vi erano condizioni di partenza diverse per rapporto alla Grande Mendrisio, ciò che è dovuto a fattori “geopolitici” indipendenti dalle persone e autorità comunali. In secondo luogo alcuni, i quali avevano accettato il principio di un progetto aggregativo o quantomeno non lo avevano osteggiato apertamente sin dall’inizio, sono poi scesi dal carro o si sono scatenati all’ultimo momento con mire che sono ben altre: l’obiettivo opportunistico di ottenere un ribaltone politico a Morbio come Vacallo ai danni del PLR non è fantapolitica. Certo il progetto poteva avere delle pecche ma non tali da determinare un rigetto così massiccio in questi due comuni. Se l’argomento “forte” era il mantenimento della “identità comunale”, questo doveva essere evidenziato ancor prima di avviare il progetto. Per questo è difficile credere che alcune forze politiche non abbiano operato in base a calcoli elettorali di breve termine per poi rilanciare il progetto in futuro sperando di poterlo “targare” altrimenti.

Questa chiave di lettura può non essere condivisa – la volontà popolare uscita dalle urne è chiara -, ma in ogni caso non è accettabile il trattamento riservato da taluni ai sindaci Moro (i cui concittadini hanno sostenuto abbondantemente l’aggregazione), Ceppi e Zanotta, e dietro di loro a chi ha sostenuto questo progetto con convinzione. Due le ragioni “alte” per sostenere il mio aperto disappunto: 1) Dietro alle funzioni politiche vi sono delle persone con le loro forze, convinzioni e sentimenti. Nella filosofia morale vi sono diverse teorie tra le quali quella kantiana fondata sull’Imperativo Categorico. Questa teoria si fonda sul principio che come esseri umani razionali abbiamo dei doveri e tra questi vi è quello di trattare le altre persone come fini in sé, e mai come mezzi per un fine. Dobbiamo riconoscere l’umanità delle persone (politici inclusi). Ai Sindaci in questione e ai loro collaboratori vanno riconosciute umanamente le energie profuse in anni di duro lavoro. Essi hanno fatto il “loro dovere” e non meritano di essere strumentalizzati per altri fini, meno nobili. La saggezza popolare dice che il lavoro nobilita sempre chi lo fa, non chi lo denigra. 2) La libertà è certo quella della cittadinanza di respingere un progetto ma è pure quella degli esponenti politici di proporre e sostenere delle idee senza per questo vedersi messi all’indice se poi queste non vanno in porto. La libertà d’espressione va riconosciuta e apprezzata anche nel politico al quale, di contro, si vuol spesso far pagare più d’altri l’uso di tale diritto fondamentale e individuale. I sostenitori dell’aggregazione con Chiasso hanno avuto il coraggio di proporre un progetto che andava “contro” il dogma dell’identità comunale come è sentita oggi. Il filosofo liberale John Stuart Mill sosteneva che lo scontro tra una nuova idea o un nuovo progetto (anche errato o imperfetto) e la situazione esistente (ritenuta ortodossa) consente di sottoporre a verifica le nostre credenze attuali su ciò che sia giusto o meglio. Molte sfide contengono in sé un elemento di verità. Infatti tale verifica obbliga anche i sostenitori della credenza attuale a difenderla e a non darla per scontata o vera solo perché tale è da decenni. Nel caso specifico pare che da questa semplice sfida sia per ora emersa siccome rafforzata la credenza secondo cui è meglio mantenere lo statu quo. Ma ciò non sta a significare che non possano emergere nuovi e migliori progetti aggregativi. Come nelle scienze, anche in politica, grazie ai tentativi e agli insuccessi dei predecessori si giunge alla vera scoperta, all’invenzione che fa fare un balzo in avanti alla tecnica. Un plauso a chi ha usato di tale libertà.