Lentezza e Malinconia

22 dicembre 2005 – Opinione Liberale

 Nuovi stimoli per i giovani

Dichiarando subito le fonti, dirò che traggo le seguenti considerazioni da due articoli che ho letto di recente sulla stampa italiana, perché leggere di tanto in tanto degli approfondimenti è già un esercizio volto a praticare la lentezza in questa epoca dove la massa d’informazioni che riceviamo ci porta spesso a scorrere unicamente i titoli dei quotidiani. Claudio Magris, noto intellettuale, sul Sole 24 Ore del 20.11.2005 osserva che, essendo inarrestabile la frenesia del mondo, si tratta di confrontarsi con quest’accelerazione dei tempi per difendere quei margini di lentezza senza i quali il vivere perde senso. Magris afferma che si tratta di “tener aperti quegli spiragli attraverso i quali può irrompere nella vita il senso di ciò che trascende la corsa e la fuga del tempo profano, l’intuizione dell’eterno”. L’annientamento del presente – sacrificato precipitosamente al futuro – viene vissuto nell’età contemporanea, ovvero in questi tempi d’assenza o distruzione dei valori, con un’intensità particolare. In questo nichilismo, il senso del tempo è percepito non quale tensione verso una meta che dia significato al cammino della propria vita, ma quale continua perdita, “stillicidio della vita nel nulla”. “In questo modo”, continua Magris, “si vive non per vivere, ma per aver già vissuto”, “si hanno sempre più ragioni per desiderare che il tempo passi in fretta, che oggi sia già domani” in modo da avere le risposte e ottenere quelle cose (beni materiali e immateriali, soddisfazioni personali) che si attendono ansiosamente poiché la pazienza, il sacrificio e il merito da conquistare sul campo non hanno più diritto di cittadinanza in questa “modernità, simile ad una continua eiaculazione precoce”. Pare che i piccoli eventi della quotidianità – un trasloco, la riparazione richiesta all’idraulico, … – richiedano più tempo dei grandi eventi politici che modificano il mondo. “Ci si sente spesso come doveva sentirsi quell’astronauta sovietico che, ritornando sulla terra, non trovò più l’Unione Sovietica, dissoltasi nel frattempo”.

Come contrastare questo stato di fatto? Perseguendo degli obiettivi e dei valori che consentano di dare ancora un senso al proprio percorso di vita trascendendo la frenesia delle contingenze. Tommaso Padoa-Schioppa – altro intellettuale italiano – sul Corriere della Sera del 30.10.2005 che riporta uno stralcio della sua prolusione all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Bocconi di Milano, agli studenti dice “darsi un punto di riferimento significa assumere quale guida qualcosa che, pur connesso al tempo e al luogo in cui siamo, sia più alto e più lontano, e perciò dia senso, orientamento al nostro incedere. Non una scommessa, ma un obiettivo e un proposito”. Il motivo conduttore e titolo della prolusione di Padoa-Schioppa è “L’Europa incompiuta figlia della malinconia”. Indipendentemente dall’opinione di ciascuno sugli accordi bilaterali e l’adesione o meno del nostro Paese all’UE, resta il fatto che la Svizzera è culturalmente, civilmente, economicamente e socialmente parte del Vecchio Continente perciò le considerazioni di Padoa-Schioppa possono valere anche nel nostro contesto svizzero-ticinese.

“Non credo che l’Europa sia oggi malinconica perchè in crisi; credo che essa sia in crisi perché la nostra società è malinconica” afferma l’intellettuale. Il quadro di un’Europa fiacca, ormai priva d’incidenza sulla storia del mondo sta sotto gli occhi di tutti per cui la malinconia – questo stato d’animo antico, misterioso e ambivalente – ne caratterizza il momento attuale. “L’Europa è incompiuta non solo perché la storia è sempre incompiuta; lo è per il fatto di non avere ancora attuato il proprio stesso disegno d’unione.[…].Prima ancora di essere fatta, l’Europa già vive di rendita”. Crescono le aspirazioni e la capacità d’influenza di giganti come Cina, Russia, India e altri ancora mentre dall’altro lato le sfide quali il terrorismo, lo scarseggiare d’energie rinnovabili, le minacce del clima e del mercato internazionale, eccedono le capacità di governo dei maggiori Paesi. Dopo la scossa di Roosvelt all’America della Grande depressione, spetta ai giovani dare una scossa all’Europa della malinconia. Per Padoa-Schioppa, il Vecchio Continente ha la conoscenza (per aver vissuto sul proprio territorio l’esperienza delle due guerre “mondiali” ma in realtà più europee, visto che hanno avuto origine da “nostre” sovranità illimitate); la responsabilità (per un debito morale e politico verso il resto del mondo derivante in particolare dal colonialismo); le risorse (per la capacità e i mezzi d’influenza negli affari e nell’aiuto allo sviluppo); i principi (perché accettiamo la solidarietà e il multilateralismo); la credibilità (per aver iniziato in “casa” una diversa configurazione delle relazioni tra Paesi) per poter condurre in porto una pace mondiale che come per le due Grandi guerre sia, di fatto, una “pax europea”.

La malinconia è “la nostalgia di ciò che semplicemente è perfetto”. Padoa-Schioppa conclude con un’esortazione che riprendo letteralmente difettando, purtroppo in questi tempi accelerati, le occasioni di sentirne di tale sorta: “C’è un’opera da completare, che chiede e merita gli sforzi e i sacrifici dei giovani di oggi. Allora: non scoraggiatevi, non perdete la spinta chi vi ha accompagnato negli studi, non rifugiatevi nel solo privato, non abbracciate l’idolo della carriera o del guadagno, non rivolgetevi allo psicologo. Datevi invece, sceglietevi, punti di riferimento. Dalla malinconia si esce guardando in alto dentro se stessi”.

Ai meno giovani, un invito: ad inizio novembre 2005 uno studente americano di 18 anni è stato eletto Sindaco di un Paese di 8’200 anime nello Stato del Michigan. L’America dovrà restare sempre il Paese delle grandi opportunità per i giovani o anche da noi si potrà segnare un “nuovo corso”?