Le verità solo a metà

20 gennaio 2011 – Corriere del Ticino

Finanza, Banche e Stato

Leggo (CdT 14.01.2011) l’opinione di un consigliere comunale della Lega circa il ridimensionamento della piazza finanziaria ticinese. È possibile che questa opinione sia più diffusa. Non posso però esimermi dal ritenere, e quindi dire, che questa opinione racconta solo mezza storia e una verità parziale che va completata. Che la nostra piazza finanziaria abbia sofferto della crisi del credito (ben più globale) e poi di quella di UBS, è vero. Ci mancherebbe! L’importanza del settore finanziario, bancario e parabancario (con fiduciari e altri servizi) per la nostra economia è altrettanto un dato di fatto indiscutibile. Questo settore va quindi sostenuto, nelle sue nuove sfide, perché d’importanza fondamentale per il Paese, per l’occupazione dei nostri impiegati di banca ticinesi, dirigenti e non, i quali di certo non hanno avuto responsabilità personali nei fatti all’origine di questa crisi. Quindi tutto il mio appoggio va senz’altro a questo settore come ad ogni settore che garantisce posti di lavoro, affinché possano continuare a farlo. Lo stesso dicasi degli attacchi al nostro segreto bancario messi in atto da Paesi terzi con modalità mai vissute in decenni di storia. Infine, altrettanto vero è che altre piazze finanziarie a livello mondiale (Singapore, Hong Kong, Dubai,…) possono beneficiare di questa nostra crisi, quali concorrenti. Ciò che invece non posso condividere completamente, è l’attacco acritico, alle istituzioni politiche (in particolare, Governi federale e cantonale) e ad organismi quali la FINMA, che per quanto ha sbagliato è stata comunque bacchettata anche dalla giustizia. Lo stesso opinionista afferma che la crisi “ci ha colti impreparati e ci ha storditi”. Vero! Ma da qui a scaricare semplicemente la colpa sulla politica, il passo è un pochino più lungo del consentito. Certo, col senno del poi, diverse reazioni avrebbero potuto o dovuto essere diverse. Non si può tuttavia omettere di dire che lo Stato federale e cantonale, hanno comunque varato misure e messo a disposizione soldi per salvare e aiutare il settore. Quindi senza l’intervento statale la situazione sarebbe stata di gran lunga peggiore, e anche questa mi pare una verità sacrosanta. Ma appunto, a cose avvenute si fa presto a scagliare sassi contro il governo che, se è stato colto di sorpresa, lo è stato al pari del settore finanziario medesimo. È quindi opportuno e dovuto, anche da quest’ultimo, di mettere in atto i correttivi necessari affinché i posti di lavoro vengano preservati/aumentati e l’immagine delle nostre Banche possa continuare a godere della tradizione e qualità acquisita con anni di storia e sacrificio. Mi chiedo se si ometta volutamente di indicare cosa è veramente all’origine della crisi dei subprime, del fallimento di banche americane mondiali, della crisi di UBS, della crisi del credito, della vendita di dischetti con dati segreti dei clienti di banche svizzere a Stati terzi e via discorrendo. Mi chiedo perché non si punti il dito anche, o con la stessa foga e rabbia, su un certo tipo di alto management bancario, ben prezzolato, e a certe scelte azzardate di quest’ultimo. Mi chiedo se debbano essere sempre lo Stato e i politici ad assumersi le colpe per errori fatti altrove. Errori e insufficienti sistemi di controllo interni che sono dapprima avvenuti nel mondo finanziario. Vedo che alcuni puntano il dito anche sul prossimo Forum economico mondiale di Davos accusando quest’ultimo di non aver previsto, nelle ultime edizioni, la crisi che stava per arrivare. Ma chi partecipava a questo Forum? C’erano solo i politici o non c’era forse il gotha della finanza mondiale che aspirava ad una autogestione e autoregolamentazione, ad una riduzione del ruolo degli Stati? Ritengo che se si raccontano dei fatti vadano detti tutti e non solo ciò che torna comodo. Il settore finanziario ha avuto bisogno dello Stato e ne avrà bisogno ancora. Non può valere solo pretendere il contrario, ovvero che lo Stato intervenga quando si è con l’acqua alla gola e poi scompaia appena si è tornati a riva, più o meno sani e salvi. Ora come ora, con l’apice della crisi alle spalle, non credo si possa pretendere, con onestà intellettuale, che lo Stato non cerchi almeno di porre delle regole. Riconosco che sulla quantità ed entità delle regole si possa ancora discutere, ma credo giusto che Stato e Politica pongano sul tavolo temi quali il ritorno ad una certa etica. Per evitare che nuovi Bernard Madoff abbiano a continuare a esistere con la loro avidità di profitto da far pagare poi a lavoratori (bancari inclusi) attuali e futuri (giovani in primis), e risparmiatori del mondo (Ticino incluso). Riflettiamo anche sulle cause e non solo sulle conseguenze dei problemi.

Avv. Matteo Quadranti, candidato PLR al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio