Il Ticino dell’Apertura – Visioni

10 giugno 2006 – Congresso cantonale PLR 2006

La bottega Ticino nell’era della globalizzazione

  1. VISIONE RETROSPETTIVA: Le nostre radici culturali – Da dove veniamo?

Ogni cultura assimila elementi di culture vicine e lontane, ma poi si caratterizza per come li fa propri.

2 quesiti:

  1. A) La matrice religiosa – culturale europea è cristiana? E se si quale grado di “purezza” ha il cristianesimo?

No. Alcune motivazioni possibili:

– Il cristianesimo ha inglobato riti e miti pagani e forme di politeismo che sopravvivono ancora oggi nella religiosità popolare.

– Il Medioevo cristiano ha costruito la sua teologia sul pensiero d’Aristotele riscoperto attraverso gli arabi, e il neoplatonismo ha influenzato i Padri della chiesa.

– La tradizione cristiana è inconcepibile senza i monoteismo giudaico.

Indipendentemente da ciò e a differenza del religioso o credente, al politico deve interessare piuttosto la visione futura della società e della democrazia europea.

 

  1. B) Esiste storicamente una cultura europea/occidentale “pura”?

No, la nostra cultura si è arricchita nei secoli grazie ad esempio a:

– matematica indiana;

– conoscenze più avanzate della medicina, geografia e astronomia araba;

– cultura islamica che ha dato personaggi come Avicenna, Averroè, Khaldun (storico del 14° sec. iniziatore delle scienze sociali).

– magistero degli egizi o dei caldei (a cui s’è ispirato il Rinascimento).

 

L’Occidente, principalmente per espansionismo economico, si è sempre dimostrato curioso verso le altre civiltà (di regola con logiche di dominazione e prevaricazione verso le altre realtà).

Dalla metà del 19° secolo, si è iniziato a pensare, in alcune realtà, alle possibili coabitazioni di culture diverse. Questa via sembrerebbe oggi interrotta almeno sul fronte Occidente-Islam dei fondamentalisti, non già quello dei mussulmani moderati.

”Islamizzare la Modernità” come auspicano i fondamentalisti islamici e “Modernizzare l’Islam” sono due non soluzioni destinate al fallimento o al conflitto perenne.

 

Certo non possiamo sottacere nel recente passato la violenza:

– dell’attacco dell’11 settembre 2001,

– gli attentati terroristici successivi di Madrid, Londra, ma anche quelli in Egitto.

 

Ma, per onestà intellettuale, nella storia degli europei, remota e più recente, dobbiamo ricordare alcuni episodi marcati dalla logica della dominazione:

– I fondamentalismi e la violenza delle crociate

– La Santa Inquisizione

– I conquistadores e le diverse colonizzazioni

– Il nazismo e lo stalinismo: forme recenti di intolleranza religiosa e politica.

 

 

In una visione futura bisogna spezzare questa ciclicità della storia. Dalla logica della dominazione si è passati a quella della coabitazione.

 

L’Occidente si è nel frattempo “ripulito” dei propri errori o quantomeno dovrebbe essere in grado di evitare che si ripetano.

Quanto detto sembrerebbe lontano da noi ticinesi (ricordo però che davanti al Tribunale penale federale a Bellinzona sarà processato un presunto membro di Al Qaeda, cfr. CdT 15.5.06). Ma fenomeni di ritorno all’intolleranza si manifestano anche da noi e non solo tra i giovani.

 

Radici, visione e metodo liberale.

Il PLRT ha fondato il Ticino moderno e le sue idee mirano da sempre a garantire:

– la laicità delle istituzioni e della scuola pubblica

(Tra i “comandamenti” liberali v’è quello della tolleranza e della libertà religiosa.

Essere laici non equivale ad essere anticlericali. Il laico separa, criticamente, la religione dalla politica, la morale dal diritto. Il liberale crea il dialogo.)

– la libertà

– la dignità individuale e delle culture.

La visione liberale favorisce un clima di

– convivenza fra cittadini

– progresso senza tabous e condizionamenti ideologici o facili populismi

Il liberali radicali vogliono un Ticino

– giusto

– sicuro

– rivolto all’avvenire

(Avere una VISIONE significa guardare avanti con pragmatismo e senza timori)

– interclassista

– tollerante

(La caratteristica specifica della nostra cultura è quella d’essere da sempre aperta ad ogni apporto culturale ed etnico. Non facciamo passi indietro.)

Noi vogliamo che nel PLRT si riconoscano:

1) Nuovi elettori e elettrici della futura società fatalmente:

– multietnica

– pluralistica

– urbana

2) Il valore della politica a favore dell’economia e della società civile.

La diversità culturale è un’opportunità e un’esigenza stessa del mondo economico.

 

Prima Conclusione:

I liberali radicali, grazie al proprio metodo pragmatico, hanno piena coscienza delle proprie origini culturali, laiche e aperte.

 

  1. La visione attuale – Dove siamo? – Dalla logica della dominazione a quella della coabitazione.

Il Ticino di oggi è come un mosaico, un insieme di lingue, culture e di realtà economiche e sociali assai diverse tra loro.

Il 26% della popolazione è straniera sebbene per ora in gran parte proveniente da paesi Europei. In Svizzera 1 studente su 4 è straniero. In alcune Scuole del Ticino, soprattutto nei centri urbani, siamo però al 50%. 130 le diverse nazionalità presenti nel nostro Cantone.

Dopo le emigrazioni di fine 800, il nostro Cantone ha vissuto diversi flussi di immigrazione, prima dai paesi più vicini poi anche da luoghi lontani.

Gli “Altri”, insomma, sono sempre più tra Noi e Noi siamo sempre più “Altri”. L’accettazione dello straniero richiede la volontà di quest’ultimo di appartenere alla nuova comunità e la disponibilità di quest’ultima ad accoglierlo.

Concetto semplice che in realtà presenta enormi difficoltà.

Di fronte all’azione uniformatrice della globalizzazione, nella società v’è una rinascita delle rivendicazioni delle identità culturali.

Per il secolo a venire il VALORE da riscoprire è la pluralità, che significa sostituire l’idea di “una cultura” – soprattutto se intesa come superiore – col riconoscimento “delle culture”- equamente degne.

La più completa realizzazione del principio d’uguaglianza, per i giuristi e gli antropologi , presuppone il riconoscimento della possibile diversità delle situazioni. Il diritto all’identità culturale sarà tema d’attualità su cui discutere e legiferare: in che misura?

La scuola si è trovata confrontata con questioni quali:

– i crocifissi nelle aule/ uso del chador

– l’ora di religione

– le classi miste/multietniche/plurilingue

La nostra Scuola pubblica ha assolto bene la funzione di formazione e di integrazione.

Il fenomeno è però in costante evoluzione.

Nel mondo economico, il Plurilinguismo e la pluriculturalità sono pure una necessita come sostiene il “Manifesto per il plurilinguismo attivo in Svizzera” sottoscritto, a maggio 2006, da 150 imprese e enti vari. Secondo tale manifesto di “Fondazione ch” : “una buona conoscenza delle lingue del paese e delle lingue straniere è sinonimo di un vantaggio competitivo di inestimabile valore per le aziende e crea per tutti nuove opportunità professionali”. Noi Ticinesi ne sappiamo qualcosa.

 

Seconda conclusione:

I liberali radicali sono consapevoli che lo scontro di civiltà crea transizioni dolorose a livello politico, legale e religioso perché entrano in gioco questioni passionali sulle quali è difficile ragionare. Tuttavia il nostro pragmatismo ci induce ad affrontarle.

 

  1. La visione 2020: dove andiamo?

La nuova frontiera: la logica dell’integrazione come processo biunivoco.

Lo Stato moderno, come lo vogliamo noi liberali, dev’essere pronto a ridefinire i confini del proprio intervento, costretto come sarà ad uscire dall’attuale stato di “isolamento” quale mero “garante” della libertà religiosa individuale, per intervenire attivamente nelle situazioni di mediazione tra esigenze comunitarie e economiche in concorrenza se non in conflitto. Si stanno infatti gettando le basi per una generazione cosmopolita, transnazionale e disancorata dalle fedi tradizionali (confucianesimo e taoismo cinesi, induismo indiano saranno le prossime fedi con cui avremo a che fare).

Quando parliamo di stranieri e differenze culturali non possiamo limitarci a pensare ai richiedenti d’asilo e ai matrimoni misti.

 

3.1. In ambito economico:

La globalizzazione e gli effetti degli Accordi bilaterali con la loro estensione a 10 nuovi Stati (culturalmente pure distanti dai nostri usi e costumi) si faranno sentire in una visione a lungo termine.

I nostri giovani potrebbero tornare ad emigrare per cogliere nuove opportunità di lavoro e quindi sarebbero avvantaggiati se il sistema educativo e l’ambiente di partenza fossero già tali da fornirli di un “kit di sopravvivenza” plurilinguistico e multiculturale. Il PLRT dovrebbe sostenere il “Manifesto per il Plurilinguismo attivo in Svizzera” promosso da Fondazione ch se del caso proponendone l’ampliamento degli obiettivi.

Di riflesso una società aperta, con buone strutture di ricerca e attrattività economica e turistica sarebbe una buona esca per attrarre nel nostro Cantone “i cervelli” e i capitali degli investitori stranieri.

 

3.2.Gli obiettivi della Scuola del futuro dovrebbero essere:

– la formazione umanistica

(per creare un patrimonio etico globalmente condiviso che eviti i rischi di un incremento delle situazioni di conflitto interculturale.)

– l’insegnamento delle lingue e letterature nazionali, considerando, nei gradi superiori, anche lingue che aprono ai nuovi mercati: russo, cinese, indiano, arabo

– mantenere le classi miste

– pensare ad una facoltà o Istituto interfacoltà “delle culture” a fianco del previsto Istituto di lingua e cultura italiana

– Approfondimento della civica

– Inserimento di un’ora obbligatoria di Storia delle culture e religioni a partire dalle Scuole Medie

(per raggiungere tutta la popolazione della scolarizzazione – per consentire agli Altri di conoscere e apprezzare i nostri usi e i costumi, non solo per il ”benessere materiale”, ma anche per lo spirito autocritico, la tolleranza, ciò che manca nei Paesi totalitari e dove si ospitano i fondamentalismi).

 

3.3 In altri settori della società civile:

La questione religiosa non è un compito dello Stato ma neppure una questione puramente privata, essa ha un carattere pubblico.

Il neo costituito “Consiglio delle religioni” (CdT 16.5.06) – che ha l’obiettivo di promuovere il dialogo per ora tra cristiani, musulmani ed ebrei – potrebbe diventare un partner di riferimento per una politica liberale radicale in materia di libertà di Credo e di Coscienza.

La politica liberale dell’integrazione dovrebbe incentivare la responsabilità degli adulti, e della società civile e incentivarne le iniziative in modo coordinato.

Il liberali radicali dovrebbero sostenere: (cfr. Documento programmatico del Delegato Cantonale 2005-2006)

– La creazione del prospettato Centro di competenza cantonale per la consulenza, l’informazione, la raccolta di documentazione sull’integrazione e la lotta al razzismo quale organo di coordinamento dei servizi (Ufficio stranieri, Centri asilanti, polizia, associazioni, comunità di stranieri e sportelli comunali)

– Le associazioni private e comunità di stranieri che promuovono progetti d’integrazione e non solo di ricreazione

– Uno studio ticinese, con supporto SUPSI e USI, al pari di quello realizzato dalla Commissione federale degli Stranieri (CFS) e dall’Ufficio federale della migrazione (UFM) su temi delle discriminazioni sul posto di lavoro e nel settore dell’alloggio.

– Un modello di rete cantonale e comunale, al pari di quella federale (Conferenza dei delegati cantonali per l’immigrazione, gli stranieri e la lotta al razzismo)

(oggi esistono progetti pilota o sportelli comunali solo in 6 comuni :Lugano, Chiasso, Monte Carasso, Paradiso, Castel San Pietro e Locarno)

– La promozione di seminari (immigrazione e lavoro – salute – istituzioni – scuola)

– Iniziative quali “La giornate dei popoli” (2006, 2° edizione a Locarno, promossa dal FIMM TI – Forum ticinese delle migranti e dei migranti), “Culture in movimento” a Chiasso, “Trasguardi” a Lugano

– L’elaborazione di un concetto di gestione della Comunicazione sul tema con il coinvolgimento dei Media – sviluppo e diffusione della rivista Bazarmagazine.ch

(il cui ruolo può essere informativo quanto disinformativo o d’accento in toni eccessivamente allarmanti)

– Elaborare strategie e progetti mirati d’integrazione diversi in funzione anche della variabile “durata della permanenza” dello straniero in Ticino

 

Incrementare questi sostegni finanziari per un investimento preventivo in un futuro piu’ tranquillo, ridurre rischi i emarginazione.

 

  1. Conclusioni

Una politica liberale dell’integrazione, vista come investimento preventivo, deve portare quale vantaggio a una società più ricca in cultura, valori, morale e con meno problemi di sicurezza, di rispetto dell’ordine pubblico interno. Meno disadattati e emarginati, meno costi di assistenza sociale e di gestione del sistema giudiziario e paragiudiziario.

Una società più attrattiva, aperta alle culture del mondo, un Ticino che vince.

 

L’obiezione che può sorgere è la seguente:

“Noi lo faremo, ma poi lo faranno anche a Kabul?”

Umberto Eco rispondeva che la nostra cultura è pluralistica e non possiamo rinunciarvi senza diventare talebani a nostra volta.

La nostra cultura è matura perché sa tollerare la diversità.

 

La bottega è simbolo di tradizione.

Il bazar orientale è il modello di negoziazione.

O chiudiamo bottega o, se la teniamo aperta, dobbiamo:

– mantenere accesa l’insegna;

– avere a che fare con chi sta dall’altra parte del bancone, e

– essere pronti ad acquistare i prodotti che vi sono venduti e che provengono ormai da tutto il mondo. 

 

Avv. Matteo Quadranti

Presidente PLR Distretto di Mendrisio, Municipale, Delegato AD PRD

 

Fonti:

PDR, Una Svizzera in movimento- Una Svizzera che vince, 2005

Umberto Eco, A passo di gambero, ed. Bompiani, 2006

Barbara Frale, I Templari, ed. Il Mulino, 2004

AA.VV., Scenari del XXI secolo, Grande Dizionario Enciclopedico, UTET, 2005

Riccardo Chiaberge, Folgorato a Damasco (dall’Islam), Il Sole 24 ore, Domenica 5.05.2006

Roberto A.M. Bertacchini e Piersandro Vanzan SJ, “Questioni islamiche”, Rivista “Studium” 2006

Daniel Boorstin, Les découvreurs, éd. Robert Laffont, 1986

Mircea Eliade, Le myhte de l’éternel retours.