Homo Cellularis

24 gennaio 2008 – Opinione Liberale

Dove sei? Cosa fai? Sei libero?

di Matteo Quadranti, al momento non raggiungibile

Bene ha fatto il DECS a promuovere una campagna di sensibilizzazione dei giovani sull’uso e il non abuso del telefonino. Il tema tuttavia non riguarda solo i giovani e neppure attiene soltanto ai problemi di salute (influssi delle onde elettromagnetiche, stress, stalking) o di privacy (foto e video privati che possono ritrovarsi in rete in men che non si dica). Colgo l’occasione quindi per qualche riflessione che traggo da un libro di Maurizio Ferraris, Dove sei? Ontologia del telefonino . Siamo entrati, tutti, nella “Mobile Age”. Una grande trasformazione che non vuol per forza dire emancipazione, anzi, probabilmente abbiamo perso una buona fetta di libertà a causa di questo oggetto tecnologico di cui pare non se ne possa fare a meno. E’ questo un luogo comune, ineluttabile e irreversibile, come pare esserlo la globalizzazione? Sorge spontaneo il vecchio quesito filosofico: abbiamo qualche controllo sul nostro destino o le nostre decisioni e azioni sono determinate da forze esteriori come l’ereditarietà, l’ambiente, la storia, il fato, la Microsoft o il telefonino? Il romanziere I. B. Singer rispondeva, con rassegnazione, che non abbiamo altra scelta che credere nel libero arbitrio. La libertà positiva (per rapporto a quella negativa: “posso fare tutto ciò che non mi è proibito”), secondo I. Berlin, riguarda l’autodeterminazione degli individui. Il filosofo Philip Pettit sostiene che “essere libero significa non essere un servo, cioè non vivere sotto il giogo di un padrone” . E non è detto che il padrone debba essere una o piu’ persone (fossero anche le compagnie telefoniche) piuttosto che semplicemente un oggetto: l’inseparabile telefonino, appunto capace – direttamente o indirettamente – di interferire su di noi e la nostra libertà. E’ chiaro che siamo liberi di rinunciare a una parte di libertà magari a favore di un’altra libertà ma a condizione di essere forse consapevoli fino in fondo dei pro e contro. Ontologia significa chiedersi che tipo di oggetto è, in questo caso, il telefonino o cellulare (vocabolo che, ironia, si usa anche per le vetture che trasportano i prigionieri, per definizione persone non libere). Ferraris, nel suo libro, afferma che il telefonino è un oggetto fisico, ma soprattutto sociale, che sta nel mondo e al contempo è destinato a contenere “il mondo”, come la testa sta nel mondo e il mondo sta nella testa. La tesi è che all’inizio vi era il telefono (fisso), la radio e la TV che lasciavano presagire il declino della scrittura e il tripudio della voce e dell’immagine. L’antitesi è che a un certo punto si è assistito all’esplosione della scrittura con il computer, l’e-mail e il web. La sintesi, infine, è il telefonino che si candida a strumento assoluto (quello che per Cartesio e Hegel, una volta era la mano. Altra coincidenza: telefonino si dice in Germania, con un anglismo curioso, “Handy”, perché sta in una mano). Esso riassume, o riassumerà a breve, tutto quanto si possa dire, fare e pensare a proposito delle funzioni di: telefono, radio, cinema, TV, e-mail, sms e mms, foto e videocamera, web, IPod, Mp3, PC e archiviazione dati, …. Non dimentichiamo (e qualche sprovveduto o malintenzionato per fortuna spesso lo dimentica) che i dati, fosse anche sotto forma di byte, sono comunque degli “scritti” e – i latini insegnano: scripta manent – vengono registrati da qualche parte (compagnie di telefonia, telefonino di altri interlocutori,…) e non solo sulla memoria (o memory stick) del nostro telefonino personale. In qualche modo, fosse anche solo portandolo con noi, siamo reperibili sempre e non solo per chi ci vuole parlare soltanto (magari non so dove sta il mio interlocutore ma la compagnia telefonica o altro Grande Fratello sa esattamente dove stiamo entrambi). Esso è un “mezzo di registrazione di massa”. Con questo aggeggio lasciamo una “firma” ovunque, basti pensare che con esso si può ad esempio pagare, prenotare biglietti del cinema, trovare indirizzi ed arrivarci con sistemi Gps. Col telefonino si comunica ma anche si registra e si è “registrati”. Con esso invero ci si può anche isolare interrompendo la connessione (“tutto intorno a te”) per, tramite lo stesso, ascoltare della musica, giocare ad un videogame, guardare una partita di calcio, leggere a puntate Guerra e pace. Se non chè, se ti cercano e non ti trovano connesso, ecco che oggi, a differenza di una volta, questo vuol dire qualcosa. Ex silentio, è il caso di dirlo, si rischia di arguire molto.

Homo cellularis: campa che il campo cresce. E buona sorte a te.