Candidati alle elezione e alle fusioni

18 marzo 2004 – Opinione Liberale

La Svizzera è spesso citata da studiosi e politici stranieri quale esempio per il proprio funzionamento democratico. Infatti la nostra Confederazione è una “Willensnation” ovvero una nazione che si fonda sulla volontà dei cittadini, proprio come teorizzato dal maestro e filosofo del diritto Hans Kelsen. A differenza di altri Stati democratici nati per volontà superiore, ovvero da precedenti unificazioni o disgregazioni di regni monarchici o a seguito di patti internazionali postbellici, la storia del nostro Paese nasce dal basso, dalla volontà dei cittadini di unirsi in leghe e Cantoni e poi in una Confederazione di Stati con competenze e autonomie democraticamente concordate sino a livello di Comuni. La peculiarità tutta elvetica della democrazia diretta è un altro esempio della volontà storica della nostra popolazione di essere partecipe del proprio destino.

In questa chiave di lettura, ritengo che pure la questione delle fusioni e/o aggregazioni comunali debba essere oggetto di attento studio da parte delle istituzioni, ma che spetti fondamentalmente alla popolazione dei Comuni interessati maturare e manifestare la volontà di procedere in tale prospettiva. La prossima legislatura sarà per alcuni Comuni del Mendrisiotto – pochi in verità – l’inizio di una nuova fase, ovvero la concretizzazione di fusioni già decise per volontà popolare. Per altri Comuni invece una fase operativa in questo senso dovrà ancora essere preceduta dalla decisione di fondo la quale, come detto deve nascere innanzitutto dal desiderio della cittadinanza. La maturazione di questa volontà popolare potrà richiedere ancora un anno per qualche realtà come l’intera legislatura per altri Comuni. In ogni caso il tema dovrà essere affrontato nel programma della legislatura comunale di ogni partito politico e la campagna elettorale dovrà servire ai candidati (uscenti e nuovi) per sondare l’opinione del proprio elettorato a tale proposito.

Gruppi di lavoro, serate pubbliche di discussione, studi dipartimentali e/o sovra-comunali sono stati posti in atto e altri magari dovranno seguire affinché i nuovi esecutivi e legislativi comunali, che usciranno dalle urne in aprile, possano illustrare ai propri cittadini in modo oggettivo i vantaggi e gli svantaggi di una fusione o aggregazione e se del caso con quale/i altro/i Comune/i e in che termini. Si tratta comunque di affrontare finalmente una discussione che è e dev’essere innanzitutto ideale e culturale. Infatti necessita una volontà popolare di principio ad aprirsi all’idea di Comuni che oltrepassino gli attuali confini giurisdizionali poiché in caso contrario il rischio è quello di fossilizzarsi in continui studi di fattibilità da affossare di volta in volta a dipendenza di convenienze non sempre trasparenti.

Vi sono Comuni laddove dal profilo finanziario non vi è di fatto più alcuno spazio di manovra in autonomia; dove non è più possibile progettare e finanziare opere o essere creativi in altri settori e dove da un profilo politico si fatica di conseguenza a reperire candidati alle elezioni poiché, diciamocelo francamente, la semplice gestione corrente e la ratifica di decisioni prese da altri non appare stimolante, in particolare per i giovani. Le fusioni aprono nuovi campi di progettualità dal sicuro interesse e consentono una ottimizzazione delle risorse umane attive in politica. Molti tra coloro che sono attivi oggi politicamente devono suddividere le proprie energie in seno a Municipi o consigli comunali, Enti e consorzi, organismi di partito, associazioni d’area, lavoro e famiglia. Le cariche si accumulano ed il rischio è quello di essere meno efficienti. Le fusioni comporterebbero una riduzione delle persone in seno ai municipi e consigli comunali liberando così forze politiche vive e tecnicamente competenti per entrare a far parte ad esempio di Enti, Consorzi, Aziende. Quest’ultimi sono infatti chiamati sempre più ad affrontare problematiche complesse, gestire bilanci e risorse che spesso superano quelle di alcuni piccoli Comuni. Le persone giuste al posto giusto. Si tratta di fornire stimoli e soprattutto tempo per chinarsi sui problemi e formulare proposte a coloro che desiderano investire delle energie per l’interesse pubblico.

I partiti contribuiscono a mantenere istituzioni sane attraverso la selezione delle persone che vi operano e gli strumenti di cui queste vengono dotate. Tra questi strumenti, nel mondo frenetico in cui viviamo, deve trovare il suo giusto valore “il tempo”.

Le fusioni non vanno quindi valutate esclusivamente in termini di vantaggi o svantaggi finanziari o perequativi bensì pure in considerazione degli stimoli alla progettualità, alla libertà e quindi – ne sono convinto – di rinascita dell’interesse per la cosa pubblica, per la politica, per quella volontà di essere partecipi che da qualche parte dev’essere iscritta geneticamente nella nostra storia.

A tutti coloro che si sono messi a disposizione per il rinnovo dei poteri comunali, auguro, ringraziandoli, di poter trovare i giusti stimoli in questo cantiere aperto sulle fusioni, come per la risoluzione di tutti gli altri problemi che affliggono la nostra regione e la nostra gente.