Astrolabio culturale

9 marzo 2013 – La RegioneTicino

Assumo l’astrolabio a simbolo di queste riflessioni attorno al tema della cultura in generale e in margine al progetto di nuova Legge (quadro) sulla cultura attualmente messa in consultazione dal DECS. Non entro nei dettagli del progetto di legge che dovranno essere oggetto di discussione nelle opportune sedi. Perché l’astrolabio? Ebbene questo oggetto è un sofisticato congegno scientifico con cui già gli antichi potevano dire l’ora (misurare il tempo), fare rilevamenti topografici (visualizzare lo spazio e le sue … frontiere) o calcolare la propria posizione per mezzo degli astri (dando quindi una direzione). Uno splendido esemplare del 1300 lo si trova al British Museum di Londra ed è l’emblema di un momento pressoché unico nella storia politica e religiosa europea. Infatti quell’esemplare, ebraico con scritte in arabo e spagnolo, testimonia un grande sincretismo culturale e un’epoca in cui le tre grandi religioni – cristianesimo, ebraismo e Islam – coesistevano pacificamente. Non c’era nessun sincretismo religioso, ma le tre fedi convivevano in un fruttuoso antagonismo e tutte e tre facevano della Spagna medievale la fucina intellettuale del Vecchio Continente. Questa reciproca interazione, specialmente a livello culturale, produsse una civiltà vibrante, creativa, all’avanguardia nelle conoscenze scientifiche e originale. La politica dei governanti dell’epoca fu improntata all’accettazione della diversità pur conservando le specificità etnico-religiose delle varie comunità all’interno di una medesima società. Come sappiamo la convivenza tra religioni non durò, ma l’eredità comune (scienza, medicina, filosofia, teologia) lasciata da pensatori islamici, cristiani ed ebrei sopravvive da secoli nella cultura europea.

Già la sola messa in consultazione di un progetto di legge sulla cultura – che potrà vedere o meno la luce – ha il merito, e peraltro tale è l’obiettivo del DECS, di far riflettere sul concetto di cultura ai giorni nostri e nel nostro contesto sociale. Contesto che evidentemente è mutato negli ultimi decenni a seguito di cambiamenti demografici, di effetti migratori e della crescente intolleranza o insofferenza verso le culture altre, quelle che vengono dagli stranieri. Una legge sulla cultura dovrà puntare – come l’astrolabio ci insegna- ad evitare che il multiculturalismo diventi semplice contrapposizione di culture e a promuovere di contro un dialogo arricchente tra culture diverse. Quindi la cultura da valorizzare è certo quella nostra, quella popolare, quella dell’italianità ticinese che ci contraddistingue. Ma non per questo le altre culture debbo essere tacciate di “kulturame”. Interrogandosi al proposito, il Paese potrà darsi degli obiettivi, indicare degli orientamenti generali, delle priorità ed elaborare le strategie della politica culturale cantonale lasciando l’iniziativa culturale innanzitutto agli artisti, alle persone e agli organismi privati e pubblici senza scopo di lucro. In breve, siamo tutti chiamati a dibattere sul ruolo della cultura oggi. Il quesito è di rilievo e di grande attualità. E una risposta ritengo sia urgente visto il degrado del dibattito politico, il livellamento verso il basso che scaturisce da una certa globalizzazione mediatico-consumistica e infine la sottovalutazione degli aspetti economici e il potenziale di crescita (scientifica, occupazionale,…) indotti e generati da prodotti culturali di qualità ed efficienti. La cultura non è solo costi e men che meno soldi gettati al vento. Il Sole24Ore, giornale economico, ha ad esempio lanciato nel 2012 un Manifesto della Cultura a livello nazionale proprio per far comprendere i risvolti economici e i potenziali di crescita e rilancio che possono e devono derivare da una valorizzazione della cultura. Numerosi i contributi scaturiti da tale iniziativa. Insomma, passando oltre ai luoghi comuni, una buona cultura può generare profitti quantomeno indiretti. Il progetto di legge riprende la definizione di cultura data dall’UNESCO: essa può essere considerata come l’insieme degli aspetti spirituali, materiali, intellettuali ed emozionali unici nel loro genere che contraddistinguono una società o un gruppo sociale. Essa non comprende solo l’arte e la letteratura, ma anche i modi di vita, i diritti fondamentali degli esseri umani, i sistemi di valori, le tradizioni e le credenze. La cultura è fattore essenziale di coesione sociale e componente dello sviluppo economico. La legge si prefigge anche di promuovere il rapporto fra scienza/ricerca e società. La produzione artistica rientra a pieno titolo quindi tra i fattori di sviluppo.

L’esempio dell’astrolabio ci porta a evidenziare l’importanza della cultura umanistica combinata, e non più contrapposta, a quella scientifica. Tale concetto dovrà trovare accoglienza anche nei programmi scolastici per un’educazione alla cittadinanza e alla vita che non è solo profitto a breve termine. La filosofa Martha Nussbaum, tra le 100 più influenti al mondo, sostiene che cultura umanistica e scientifica sono rilevanti per la nostra dignità, dignità che è parte della nostra umanità. Nella stessa direzione si muove il sociologo Edgar Morin. Dobbiamo recuperare lo spirito dell’astrolabio, di una cultura diffusa e riconosciuta nel suo valore intrinseco anche per la democrazia e per la crescita, chiedendo pure all’economia di prendersene carico.

 

Matteo Quadranti, Gran consigliere PLR