Amore e passione

13 febbraio 2009 – Opinione Liberale Rubrica Ballate Maltesi

“tvb” o “valentine”

Il PLR vuole essere più sexy, seducente e vicino alla popolazione, a cui vuol bene e da cui vorrebbe essere ricambiato, in qualche modo.

E allora, come Almitra chiede a Almustafa, ovvero l’Eletto del capolavoro di Kahlil Gibran (Il Profeta), anche noi come popolo potremmo chiedere all’eletto:” Parlaci dell’Amore”.

Parrebbe che l’Amore sia cosa che debba stare alla larga dalla politica o che, quantomeno, faccia parte di un altro ambito, estraneo alle cose della politica. Ma non è così: il sociologo Francesco Alberoni affermava, già negli anni ’80 (in: “Movimento e Istituzione, Teoria generale” e poi in: “Innamoramento e Amore”, pag.5-9), che l’innamoramento è “lo stato nascente di un movimento collettivo a due” e che in quanto tale appartiene, pur essendo sui generis e in forma embrionale, al genere dei movimenti collettivi quali le rivoluzioni (per.es., francese o russa), il movimento femminista o studentesco degli anni ‘60, quello islamico, ecc… e con questi ha una parentela stretta nella misura in cui il tipo di forze che si liberano e che agiscono sono dello stesso tipo. Alberoni, richiamando testi di E. Durkheim e M. Weber, sostiene che sociologi, psicologi e filosofi hanno avuto un “orgoglio della grandezza” che impedì loro di accostare i tratti comuni, in realtà esistenti, tra i grandi fenomeni collettivi e i fenomeni collettivi più banali, privati, come l’innamoramento. In sostanza avvenne ciò che accadde anche nella vecchia biologia laddove si distingueva l’Uomo, eccelso; alcuni animali, più meritevoli (cavallo), e poi quelli più infimi (vermi, molluschi,…). Poi si ebbe, di contro, a dover ammettere che, pur non potendo assimilare certo l’uomo ad un verme (almeno biologicamente, in quanto moralmente e figurativamente può talvolta essere un’altra storia!), il DNA, la struttura delle cellule e delle loro proteine sono le stesse, ovvero vi è un minimo comun denominatore. Per cui, per capire le cose bisogna studiare gli uni e gli altri, i meccanismi comuni e quelli diversi, quelli dell’amore e quelli dei movimenti collettivi più ampi. In fondo, come sostenne Thomas Hardy, l’amore romantico è un passo verso gli altri tipi d’amore: diventa il portico dell’amicizia, del cameratismo, dell’associazione tra eguali (e il partito è una associazione) nell’avventura della vita. Inoltre quando uno Stato o Governo entra in certi intimi ambiti quali ad esempio il diritto a relazioni omosessuali oppure il diritto a vivere e a morire di una persona, allora credo sia giusto riaffermare che “l’Amore è figlio delle Libertà” come dice una vecchia canzone francese; l’amore è figlio della libertà, mai del dominio e soprattutto mai del dominio del Signore, del Sovrano, dello Stato.

La Libertà è la possibilità di scegliere da soli cosa pensare, cosa fare, cosa o chi amare, dove andare, come comportarsi. Un suo contrario filosofico è la Necessità, ovvero quel che non possiamo scegliere, che ci è imposto e ci vincola. È ciò a cui dobbiamo ubbidire. Ebbene, il liberalismo è chiaro da che parte dovrebbe propendere.

Amore è anche Passione, ovvero il moto del cuore e dell’anima che subiamo senza riuscire a controllarlo o a resistergli. È un’attrazione istintiva che ci spinge verso qualcosa o qualcuno, verso un’idea o un’attività. Qui, il contrario filosofico è la Ragione, ciò di cui noi liberali radicali ci siamo sempre vantati (siamo o no, il partito della ragione?). Certo la ragione è la capacità di riflettere prima di agire, di valutare e analizzare ciò che esiste, di prevedere al meglio le conseguenze delle nostre azioni. Essa è anche la volontà di dare una spiegazione logica alle cose per controllarle e gestirle con coerenza. Altri partiti hanno puntato e puntano più del PLR sulla Passione, segnatamente quei partiti populistico-demagogici. Ma oggi bisogna seguire più la ragione o la passione? Ci sono persone che sembrano guidate dalla passione: ascoltano i propri desideri, le proprie esigenze, i propri sentimenti. Altre, al contrario, sembrano dominate dalla ragione: ragionano su tutto, vogliono spiegare tutto. A ben guardare, ognuno di noi oscilla fra ragione e passione. In certi momenti non sappiamo resistere alla passione, come quando siamo innamorati. In altri è la ragione a guidarci, come quando ci preoccupiamo di lavorare per vivere. Se spesso passione e ragione si oppongono, è tuttavia la loro interazione che permette di creare e di innovare. In tutti i campi, nelle scienze o nelle arti, il genio forse è una sottile combinazione di queste due facce della nostra personalità che non sempre si conciliano facilmente.

È fuor di dubbio che il PLR sia composto da personalità ragionevoli e passionali (per l’idea liberale e/o per l’attività politico-partitica), mentre è verosimile che il PLR quale istituzione, sin qui molto razionale, dovrà riuscire ad essere più passionale nei suoi messaggi e nella sua comunicazione. Certo che, se da un lato ci si dovrà scostare da quei programmi di legislatura (corposi e pomposi come i romanzi d’appendice, o della tradizione dell’amor cortese), dall’altro lato non si dovrebbe neppure abusare di, o trascendere in, una comunicazione troppo veloce e spiccia ma che rischia di essere superficiale. Certo è in voga tra i giovani e meno giovani, tecnologicamente avanzati, il comunicare via sms o e-mail, ma mi chiedo quanto possa essere seduttivo, accattivante ad esempio un “TVB” (“Ti voglio bene”) inviato per cellulare, quando poi, per il medesimo mezzo, si può facilmente comunicare anche “Ti mollo. È finita”. Come sempre la via di mezzo potrebbe essere quella giusta, ovvero una comunicazione (visto che siamo sotto la festività di San Valentino) della lunghezza di una corrispondenza “d’amore” verso la propria base interclassista, di una “valentine” come la tradizione sviluppatasi nella cultura anglosassone usa chiamare, dal XV secolo, i biglietti scambiatisi dagli innamorati il 14 febbraio di ogni anno.

Sull’amore vi sarebbe molto altro da dire ma per ora fermiamoci qui e “Buon San Valentino PLR” nella speranza che questa festa, che sostituì nel 496 d.C. i lupercalia romani (riti dedicati alla fertilità), possa riportare al PLR la fertilità di idee e di persone che il liberalismo ticinese merita.